25 APRILE, 100 MILA A MILANO PER UNA LIBERAZIONE DI PACE. MOMENTI DI TENSIONE TRA BRIGATA EBRAICA E FILO-PALESTINESI. In tutta Italia le celebrazioni per il 25 aprile. I cortei principali si sono tenuti a Roma e a Milano, con alcune, previste, tensioni tra la Brigata ebraica e gruppi di sinistra radicale pro-Palestina. Stamattina a Roma sono partiti oggetti e una bomba carta dal corteo della brigata ebraica contro un presidio che li contestava a Porta San Paolo. A Milano, dove al corteo c’erano 100 mila persone convocate dall’Anpi sotto la parola d’ordine della “pace”, prima che la Brigata ebraica arrivasse in piazza Duomo una decina di ragazzi con bandiere della palestina hanno cercato il contatto fisico con lo spezzone. Dopo una sequenza di scambi di insulti e momenti di tensione, i City Angels hanno formato un cordone con l’aiuto delle forze dell’ordine riuscendo a evitare lo scontro. Due giovani sono stati fermati. Altre tensioni sono avvenute intorno alle 16.30 nel cuore della piazza, dove un altro gruppo ha tentato di sfondare la barriera con le transenne predisposta a protezione del palco. Il sindaco Sala è stato fischiato dal gruppo dei Giovani Palestinesi. Per il presidente dell’Anpi locale Primo Minelli il bilancio è positivo: “La tensione era inevitabile, ma il bilancio non può che essere largamente positivo. Piazza Duomo erano anni che non si vedeva così piena, e questa piazza non puoi essere sporcata dalla contestazione che c’è stata”. Ore prima, da Civitella Val di Chiana il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella aveva citato Aldo Moro: “Intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare”. A Treviso, il ministro della Giustizia Carlo Nordio è stato fischiato durante il discorso in piazza. Ma in molti aspettavano di capire cosa avrebbe dichiarato Giorgia Meloni. L’anno scorso, al suo primo 25 aprile da presidente del Consiglio, Meloni aveva scritto una lunga lettera al Corriere della sera in cui, senza mai dichiararsi antifascista, aveva definito la destra italiana “incompatibile” con “qualsiasi nostalgia del fascismo”. Quest’anno invece la piattaforma scelta sono i social, dove Meloni scrive che la Liberazione “pose le basi per il ritorno della democrazia”. Ma è un inciso in una frase che ribadisce l’avversione “a tutti i regimi totalitari e autoritari”. Sul Fatto di domani leggerete il nostro racconto della giornata con gli inviati sul campo.
LA DESTRA SI LANCIA ALLE EUROPEE. SALVINI CANDIDA VANNACCI (DURANTE LA PRESENTAZIONE DEL SUO NUOVO LIBRO). Si sono quasi invertiti i ruoli. L’autore stavolta è Matteo Salvini e il candidato Roberto Vannacci, il generale salito alla ribalta dell’opinione pubblica di destra per il suo “manifesto conservatore” omofobo e razzista. Il leader della Lega, che politicamente non vive una buona stagione, ha aspettato il giorno della presentazione del suo ultimo libro a Milano, provocatoriamente nel giorno della Liberazione, per sciogliere la riserva e annunciare che Vannacci sarà nelle liste del Carroccio in tutti collegi, alle elezioni europee di giugno. “Confermo la mia stima nei confronti del ministro Salvini e sottoscrivo la sua dichiarazione. Sarò un candidato indipendente che mantiene la propria identità e che lotterà, con coraggio, per affermare i propri valori di Patria, tradizioni, famiglia, sovranità e identità che condivido abbondantemente con la Lega”, fa sapere Vannacci. Durante la presentazione, Salvini ha parlato anche del suo rapporto con Meloni: “Con Giorgia più ci conosciamo e più il rapporto diventa personale; non siamo stati quasi mai in guerra, dal momento che i rapporti erano quasi sempre alternativi e competitivi. E da un anno e mezzo, da quando cioè siamo al governo insieme, abbiamo entrambi caratteri tosti, ma sicuramente abbiamo capito che nostro dovere è mantenere la parola con gli italiani e dunque nostro impegno sarà quello di portare a termine la legislatura, il nostro governo durerà 5 anni”. Ora però le elezioni europee saranno per forza di cose un altro momento di competizione tra i due. Sul Fatto di domani vedremo come si preparano le campagne elettorali nel centrodestra.
CONSIP, ACCUSE DI SESSISMO ALL’AMMINISTRATORE DELEGATO. LE CONSIGLIERE SI DIMETTONO: DECADE TUTTO IL CDA. “Com’è l’umore oggi? Finito il ciclo?”; “Tu donna che sai fare il caffè”: sarebbero di questo tenore le frasi che Marco Mizzau avrebbe rivolto ad alcune dipendenti. Dentro Consip, la società del ministero dell’Economia che svolge il ruolo di stazione appaltante per lo Stato, si è scatenato un vero terremoto. L’amministratore delegato è stato infatti accusato nei mesi scorsi da alcune donne di atteggiamenti e frasi sessiste; accuse che hanno portato tre consigliere del Consiglio d’amministrazione a dimettersi, facendo così decadere lo stesso Cda. Sul caso è stata aperta anche un’istruttoria interna, che si avvia adesso alla conclusione. Come potete leggere sul fattoquotidiano.it il manager 46enne si difende da ogni accusa: “Nella mia carriera, non ho mai mancato di rispetto ad alcun dipendente, sia uomo che donna. Niente di tutto quello che è emerso è vero”. Prima di Consip, Mizzau è stato direttore generale di InarCassa, era tra i vertici del Campus Bio-Medico di Roma ed è stato anche in Ernst & Young e Ferrovie dello Stato. Sul Fatto di domani potrete leggere ulteriori sviluppi della vicenda.
GUERRA RUSSIA-UCRAINA, IL FONDO PER LE ARMI DA INVIARE A KIEV: QUANTO SPENDE L’ITALIA. LONDRA: “MEGLIO I TAGLI AI SERVIZI PUBBLICI CHE LA VITTORIA DI PUTIN”. Il presidente francese, Emmanuel Macron, oggi durante il discorso sull’Europa all’università La Sorbona, ha invocato un nuovo “prestito europeo” per investire nel settore degli armamenti e della Difesa. Dal febbraio 2022, quando i russi hanno invaso il territorio di Kiev, l’Unione ha pensato di convertire il Fondo europeo per la pace come cassa per rimborsare i Paesi che si impegnano a inviare materiale bellico all’Ucraina. Le voci contrarie agli stanziamenti fanno rilevare che a rimetterci sono altri settori della vita pubblica. Jeremy Hunt, ministro dell’Economia del governo inglese, ha difeso queste scelte. L’incremento delle spese per la difesa fino al 2,5% del Pil nel 2030 – ha detto Hunt – sono un problema “molto minore” rispetto a “quanto ci costerebbe” un’ipotetica vittoria di Vladimir Putin in Ucraina. I sindacati stimano però tagli al settore pubblico di circa 70.000 dipendenti. Dal dibattito europeo alla guerra vera. I russi avanzano ad Est, Kiev attende a giorni la nuova fornitura di armamenti sbloccata dagli Stati Uniti. Per alcune fonti, i missili a lungo raggio Atacms sono già stati utilizzati per colpire basi russe. Il portavoce del Cremlino, Peskov, commenta: questo ulteriore invio non cambierà le sorti del conflitto, anzi “causerà ulteriori problemi alla stessa Ucraina”. In questo scenario, il presidente bielorusso Lukashenko ha rivelato che Mosca ha piazzato sul territorio decine di testate nucleari: “Se l’Ucraina non dà il via a negoziati, perderà la sua statualità e potrà cessare di esistere”. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari: quanto ha stanziato l’Italia per il fondo pro Ucraina nell’ultimo anno, da giugno 2023 a giugno 2024, e cosa c’è dietro l’annuncio del presidente Putin sulla visita in Cina a maggio, confermata oggi ufficialmente.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Stellantis, c’era una volta Mirafiori. Nessun incentivo, nessuna produzione. La filosofia di Stellantis si può riassumere così. Ieri infatti l’azienda ha annunciato lo stop per un mese della Carrozzeria di Mirafiori. L’attività produttiva delle linee della 500 elettrica e dei modelli Maserati, che sarebbe dovuta ripartire il 7 maggio, riprenderà soltanto il 3 giugno. Fermo che ha fatto infuriare i sindacati. Sul Fatto di domani i problemi della storica fabbrica.
La Bce: il Patto di stabilità stronca la crescita. Il nuovo Patto di stabilità comporterà misure di consolidamento comprese tra 0,4 e 0,6% di Pil all’anno nel biennio 2025-2026, e potrebbe avere un impatto sulla crescita dell’Eurozona tra 0,2 e 0,4 punti ogni anno: è la stima contenuta nel bollettino economico Bce, dedicato all’impatto macroeconomico del nuovo Patto Ue.
Venezia, primo giorno di ticket tra contestazioni e problemi. A Venezia a metà mattina erano già 100 mila le persone presenti, di cui 8 mila hanno pagato il contributo di accesso previsto per i turisti giornalieri. I centri sociali hanno dato vita a Piazzale Roma a una manifestazione di protesta contro l’introduzione della misura.
Moglie di Sanchez indagata, la procura di Madrid chiede l’archiviazione. Tanto rumore per nulla: la procura provinciale di Madrid ha presentato ricorso contro l’ammissione della denuncia di Manos Limpias, un pseudo-sindacato ritenuto vicino all’ultradestra, nei confronti della moglie del premier Pedro Sanchez, Begoña Gómez, accusata di traffico di influenze e corruzione. secondo El Paìs, il magistrato ha chiesto la revoca dell’ordinanza e l’archiviazione del caso.
Weinstein, la Corte d’Appello di New York revoca la condanna per vizi di forma. Un colpo di scena che potrebbe avere ripercussioni anche sull’altro grande processo in corso a Donald Trump per i pagamenti a Stormy Daniels. La Corte d’appello di New York ha revocato la condanna dell’ex boss di Miramax a 23 anni di prigione per reati sessuali per errori procedurali, accogliendo quindi il ricorso degli avvocati della difesa. Il giudice del primo processo James Burke aveva chiamato a deporre tre donne le cui accuse non erano parte delle incriminazioni raccolte contro Weinstein per istruire il processo. Il 72enne non tornerà in libertà, ma sarà trasferito a Los Angeles dal Mohawk Correctional Facility dove è imprigionato dal febbraio 2020, per scontare 16 anni di carcere per aver aggredito un’ex modella. La procura di New York ora dovrà valutare se far partire un nuovo processo con altre incriminazioni.
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