GIULI, FAIDE E VELENI NEL PARTITO DI MELONI. E IL MINISTERO DELLA CULTURA È PARALIZZATO: SALTA L’INCONTRO CON I SINDACATI. Giuli non si deve dimettere, altrimenti rischia il governo. Ma il ministro non deve compiere scelte in autonomia. Ha provato, nominando Francesco Spano come Capo di Gabinetto del ministero della Cultura. Risultato: l’insurrezione del Movimento pro-Vita (contrario all’aborto e al movimento Lgbtq+), chat meloniane infuocate con offese omofobe (Spano “pederasta”). Lui si è dimesso subito, ma ora nel mirino c’è Alessandro Giuli: se lasciasse anche lui, dopo l’addio di Gennaro Sangiuliano, il Quirinale non resterebbe in silenzio e il governo “ballerebbe”. Dunque il nuovo ministro della Cultura resta al Collegio romano, osservato speciale. Intanto, il Mic è paralizzato, come abbiamo scritto sul Fatto di oggi. Salta per “sopraggiunti impegni istituzionali” il previsto incontro del ministro della Cultura con le rappresentanze sindacali del dicastero. Dietro le quinte di Fratelli d’Italia volano gli stracci. Giovanbattista Fazzolari vuole imporre un suo uomo dopo Spano: Dagospia cita il nome di Cristiana Luciani, moglie del deputato di FdI Luca Sbardella e dirigente come Garante per la protezione dei dati personali; l’altra ipotesi è Valentina Bona, moglie dell’ex deputato di Forza Italia poi passato in Fratelli d’Italia, Basilio Catanoso. Fazzolari ha negato ogni attrito con Giuli, ma la diffidenza verso Spano non è un mistero. In apparenza è pace fatta anche tra Federico Mollicone (Presidente commissione Cultura) e Antonella Giuli (sorella del ministro): due giorni fa i cronisti di Montecitorio li sorpresero a litigare furiosamente. Lei alludeva ad un colloquio di Mollicone con un giornalista, lui smentiva. Di sicuro, a scaldare gli animi dentro FdI è anche l’attesa per la puntata di Report, in onda domenica: Sigfrido Ranucci ha annunciato un “nuovo caso Boccia” alludendo a Giuli. Il sospetto è che la gola profonda che spiffera ai giornalisti si nasconda proprio nel partito di Meloni. Sul Fatto di domani, nuove rivelazioni sulle faide dentro FdI e il disastro al ministero della Cultura.
LIGURIA AL VOTO DOPO LO SCANDALO TOTI, I LEADER NAZIONALI CHIUDONO LA CAMPAGNA ELETTORALE: TESTA A TESTA ORLANDO-BUCCI. SALVINI: “NIENTE DA CANCELLARE, SIAMO QUI ANCHE GRAZIE ALL’EX GOVERNATORE”. Domenica e lunedì urne aperte in Liguria, per eleggere il successore di Giovanni Toti alla presidenza della giunta regionale. A Genova, nel pomeriggio, si sono ritrovati i leader nazionali per tenere i comizi di chiusura e tirare la volata ai candidati. Al teatro Politeama si è radunato il centrosinistra (Schlein, Conte, Fratoianni, Bonelli) a sostegno del dem Andrea Orlando. All’auditorium Magazzini del Cotone, il centrodestra fa quadrato intorno al sindaco di Genova Marco Bucci: sul palco sono saliti Meloni, Salvini e Tajani. Ma il primo ad arringare le folle è stato Stefano Bandecchi, sindaco di Terni e capo politico di Alternativa popolare. Sul Corriere della Sera, oggi Bucci ha attaccato l’ala sinistra della coalizione che sostiene Orlando: “Il problema non è tanto il Pd, quanto M5S e l’estrema sinistra. È chiaro che non sono d’accordo sulle infrastrutture e sulle cose da fare”. Orlando invece accusa le destre di aver “scassato” la Regione con il malgoverno di Giovanni Toti, affondando il colpo sulle inchieste della magistratura e lo scandalo della corruzione. Le vicende giudiziarie hanno avvantaggiato Orlando, ma la candidatura di Bucci per far dimenticare Toti ha rimesso in pista il centrodestra. Eppure, Matteo Salvini rivendica l’eredità dell’ex governatore ligure: “Se siamo qua è anche grazie alla gestione Toti, non c’è niente da cancellare”. Meloni ha proclamato l’ottimismo della vittoria, mentre “la sinistra già cantava vittoria”, con l’affondo su campo largo a sinistra (naufragato con il veto del M5s contro Renzi): “Non conta quanto il campo sia largo ma quanto sia coeso”. Sarà un testa a testa, secondo i sondaggi, con l’astensionismo primo partito. Sul Fatto di domani, troverete il racconto dei comizi e delle piazze, con l’analisi degli scenari elettorali.
MEDIO ORIENTE, L’ONU: “IL NORD DI GAZA STA AFFRONTANDO IL MOMENTO PIÙ BUIO”. L’OMS: “PERSI CONTATTI CON OSPEDALE DI ADWAN”. LIBANO, UCCISI TRE GIORNALISTI. RAZZI DI HEZBOLLAH, MORTI DUE CIVILI IN GALILEA. L’incontro tra i capi dei servizi di sicurezza di Stati Uniti, Egitto, Israele e Qatar per discutere di una tregua si terrà domenica nel Paese arabo; ma, nel frattempo, dalla Striscia al Libano si contano i morti. A Gaza, secondo al Jazeera, l’ennesimo raid israeliano avrebbe provocato 38 morti a Khan Younis, tra cui 14 minorenni. Sempre l’emittente di Doha riferisce che l’ospedale di Adwan è teatro di operazioni militari, con gravi rischi per medici e pazienti; sono 150 le persone bloccate nella struttura e l’Oms nel pomeriggio ha lanciato l’allarme: perso ogni contatto. Per l’alto commissario Onu, Volker Turk (diritti umani), il nord di Gaza sta vivendo una fase drammatica: “In modo inimmaginabile la situazione sta peggiorando di giorno in giorno. Le politiche e le pratiche del governo israeliano nel nord di Gaza rischiano di svuotare l’area di tutti i palestinesi.”. Tra Israele e Onu è in atto uno scontro verbale – e non solo visti gli “avvertimenti” nei confronti dei Caschi blu – che si protrae ormai da settimane. Il ministro degli Esteri, Katz, ha accusato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, di commuoversi per responsabili di crimini di guerra. Il riferimento è a Mohammed Abu Itiw, comandante dell’unità Nukhba di Hamas, che ha guidato il massacro di giovani nel rifugio di Reem, nella strage del 7 ottobre. Itiw lavorava per l’agenzia delle Nazioni Unite, Unrwa. Nel Paese dei Cedri sono stati uccisi tre giornalisti e Beirut ha accusato Tel Aviv di “crimini di guerra”. Anche l’Idf ha subito perdite, sono morti cinque riservisti, nove cittadini israeliani sono rimasti feriti dai razzi sparati da Hezbollah, due morti in Galilea dove gli ordigni hanno centrato un esercizio commerciale e una palestra. Altri tre soldati sono stati uccisi a Gaza. Sul giornale di domani leggerete le ultime notizie sul conflitto in Medio Oriente.
LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE
Omicidio Cecchettin, Turetta al processo: “L’ho uccisa perchè non voleva tornare con me, ma chiedere scusa sarebbe ridicolo”. “In certi momenti vorrei chiedere scusa, ma credo che sia ridicolo vista l’entità e l’ingiustizia che ho commesso. Le scuse sono inaccettabili e chiedere scusa sarebbe ridicolo e potrebbe creare ulteriore dolore per chi già prova dolore e sofferenza per quello che è successo”. Così ha dichiarato stamane in aula Filippo Turetta, imputato per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Turetta nel corso del suo interrogatorio, davanti alla corte d’Assise di Venezia, ha ammesso la premeditazione e il suo rancore verso Giulia che non voleva più un rapporto sentimentale con lui.
Rai, polemiche su Corsini per l’epiteto ‘infame’ rivolto a Formigli. Il dirigente si difende: “Mi riferivo al gradino”. Paolo Corsini, direttore dell’Approfondimento della Rai, rispondendo ad una domanda di una giornalista di Piazzapulita dice: “All’amico Formigli dica che si guardasse nella coscienza…”. Poi, mentre scende le scale, Corsini pronuncia: “Infame”. Il sindacato Usigrai prende le distanze, le opposizioni chiedono le dimissioni. Corsini replica: “Mi riferivo ad un gradino. Sono giorni che zoppico per un problema al ginocchio, tanto che faccio magnetoterapia tutti i giorni, anche in Rai come tutti sanno e vedono. Se poi a lui piace attribuirsi certi epiteti…”.
Guerra Russia-Ucraina, Putin: “Occidente ora è più realistico sul conflitto”. Zelensky cancella incontro con Guterres (Onu). Il presidente russo Putin ritiene che l’Occidente sia “più realistico” nel considerare gli interessi russi nella guerra in Ucraina. “Prima si parlava di infliggerci una sconfitta strategica, ma ora la retorica è cambiata”. Intanto a Kiev, il presidente Zelensky ha annullato l’incontro con il segretario generale dell’Onu, Guterres; quest’ultimo ha stretto la mano a Putin a Kazan, durante il vertice dei Brics.
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Aggressione sessuale, lunedì si apre il primo processo contro Gérard Depardieu. Lo accusano due donne per lo stesso set
di Luana De Micco
Amélie, 53 anni, decoratrice per il cinema, ha preso la parola, per la prima volta a volto scoperto, in una video-intervista pubblicata dal giornale d’inchiesta Mediapart, per raccontare, con parole sobrie e degne, l’aggressione sessuale che avrebbe subito da parte di Gérard Depardieu nel 2021 sul set di “Les Volets verts”, un film di Jean Becker: “Non volevo che il mio silenzio andasse a beneficio di un presunto stupratore”, ha detto.
(Continua)
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