NASRALLAH UCCISO, L’IDF PRENDE IL CONTROLLO DELL’AEROPORTO DI BEIRUT. IRAN: “PRONTI A INVIARE TRUPPE IN LIBANO”. Con il raid di ieri sulla periferia meridionale di Beirut, l’esercito di Israele ha ucciso Hassan Nasrallah, il numero 1 di Hezbollah dal 1992, colpendo il centro di comando della milizia sciita. Dopo il silenzio iniziale, Hezbollah ha confermato la notizia della morte del leader islamista diffusa dall’esercito di Tel Aviv, mentre l’Iran lo dichiarava in salvo. La scelta dell’erede non sarà facile: Hashem Safieddine – 59 anni, “braccio destro” di Nasrallah – è tra i papabili e potrebbe essere incoronato presto come nuovo segretario generale del Partito di dio, secondo tre alti funzionari israeliani citati dal New York Times. Durante l’attacco aereo di ieri hanno perso la vita anche Ali Karaki, alto comandante militare di Hezbollah, e l’iraniano Abbas Nilforushan, 58 anni, vice comandante delle operazioni dei Pasdaran. Il bilancio dei raid israeliani in Libano, intanto, si aggrava: secondo l’Onu sono 211 mila gli sfollati, 300 mila le persone senz’acqua. Secondo il ministero della Sanità libanese, le vittime dei raid israeliani sono 1.030 in due settimane. Migliaia di persone, in una Beirut in preda al caos, hanno abbandonato le proprie abitazioni nel cuore della notte, inclusi i team di Ong come Medici Senza Frontiere (Msf), in Libano per l’assistenza umanitaria. Ma la campagna dell’Idf nel Paese dei cedri va avanti, con un “nuovo attacco mirato” su Dahiyeh, sobborgo meridionale della capitale e roccaforte di Hezbollah: lo ha detto ieri alle Nazioni unite Bibi Netanyahu, lo ha ribadito oggi il ministro della Difesa Yoav Gallant, senza chiarire se arriverà l’invasione di terra. Neppure Hezbollah ha intenzione di deporre le armi contro Israele, mentre il vicepresidente iraniano Mohammad Hassan Akhtari ha annunciato l’intenzione di inviare truppe in Libano, “proprio come abbiamo fatto nel 1981”. La guida suprema Ali Khamenei è stata trasferita in un luogo ad “alta sicurezza”, per decidere le prossime mosse con gli alleati. A Beirut, l’Idf ha preso il controllo dell’aeroporto per impedire i rifornimenti di armi da Teheran a Hezbollah. Stamane, ad un volo della compagnia iraniana Qeshm Fars Air è stato impedito l’atterraggio, con il monito di non entrare nello spazio aereo, da parte del ministro dei trasporti Ali Hamiya. Sul Fatto di domani, la cronaca e l’approfondimento della guerra in Medio Oriente.
RENZI, LA MICCIA DELLA DISCORDIA GIALLOROSA: “IN LIGURIA SIAMO FUORI, CHE PERDA IL PEGGIORE”. CONTE: “CON LUI NON CI STIAMO, SCHLEIN LO HA RIMESSO AL CENTRO”. L’unità del centrosinistra invocata dal candidato dem Andrea Orlando è rimasta una chimera. Matteo Renzi, dal palco dell’assemblea di Italia Viva, si è chiamato fuori dalle elezioni del presidente ligure, l’erede di Toti, lasciando libertà di voto ai suoi elettori tra i candidati Bucci e Orlano. Con il centrosinistra, in Regione, è “rottura definitiva, che vinca il migliore o perda il peggiore”, ha adichiarato l’ex rottamatore. Come di consueto, Renzi ha preso la mira su Giuseppe Conte, colpevole di “voler scegliere i candidati” del suo partito. Italia Viva, da parte sua, avrebbe mostrato “generosità” rinunciando al simbolo, per confluire con i Socialisti e Più Europa nella lista Riformisti Uniti. Renzi ha suggerito a Schlein di guardarsi bene dal leader M5s, che “utilizza Italia Viva per attaccare la leadership” della segretaria dem. Poi ha raccontato di avere pronta la sua lista elettorale, con la firma de candidato Orlando, ma “ieri dal Pd ci hanno detto: noi il veto dei 5 Stelle, noi non lo reggiamo”. Il fossato tra Conte e l’ex rottamatore appare incolmabile. Sul Corriere della Sera, il presidente dei 5 stelle ha accusato i dem di aver “ridato spazio a Renzi. È una ferita che si allarga, con lui non ci stiamo”. Sinistra italiana sta con Conte: “Se si può dire che non vogliamo Renzi nel campo largo? Pensiamo che non sia una buona idea”, ha dichiarato il segretario Nicola Fratoianni. Sul Fatto di domani, la grana ligure e le liti giallorosa.
TORNA L’AUSTERITÀ, IL PIANO STRUTTURALE DI BILANCIO ARRIVA IN PARLAMENTO (IN ATTESA DI BRUXELLES). GIORGETTI: “LA SFIDA È RIDURRE IL DEBITO”. Palazzo Chigi ha consegnato al Parlamento il Piano strutturale di Bilancio. Il documento contiene la strategia per ridurre debito e deficit, nei prossimi 7 anni, e dovrà passare al vaglio di Bruxelles. Ieri Giorgetti ne aveva illustrato il contenuto al governo riunito per il Consiglio dei ministri, non in conferenza stampa davanti ai giornalisti. Oggi la maggioranza, con il sottosegretario leghista all’Economia Federico Freni, ha subito messo le mani avanti: “Non è un piano di austerità”. Invece è proprio di quello che si tratta. Già nelle premesse, Giancarlo Giorgetti chiarisce gli obiettivi: abbattere “lo spread” e i “tassi di interesse sul debito”. Non esattamente le bandiere di politica economica risuonate in campagna elettorale. Secondo il Piano, il Pil dell’Italia resterà sopra l’1% per tre anni: 1% quest’anno; 1,2% nel 2025; 1,1% nel 2026. Poi la discesa: 0,8% nel 2027 e 2028; 0,6% nel 2029. L’Ufficio parlamentare di bilancio ha validato le stime fino al 2025: per il 2026 invece mette in guardia sui valori ottimistici del governo. Anche il deficit scenderà: alla fine dell’anno sarà al 3,8%, poi scenderà a colpi di mezzo punto l’anno fino al 2,8% del 2026. Ovvero, come ha scritto Marco Palombi sul Fatto di oggi, una contrazione di 23-24 miliardi in un biennio. Intanto, per la Manovra di dicembre, il governo ha annunciato l’intenzione di rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti fino a 35 mila euro e l’accorpamento delle aliquote Irpef su tre scaglioni. Sul Fatto di domani, i dettagli della nuove misure di austerità.
LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE
Sinner, Wada presenta ricorso contro l’assoluzione per il doping: chiesto stop di 1-2 anni. L’agenzia mondiale antidoping lo ha annunciato con un comunicato: al tennista altoatesino è contestata l’assenza di colpa o negligenza nell’assunzione del Clostebol. Il ricorso – dopo l’assoluzione – è stato presentato al TAS di Losanna. Il comunicato è giunto mentre il numero uno al mondo è impegnato contro il tennista russo Roman Safiullin agli ottavi di finale del China Open.
Sgarbi si dimette da assessore alla Bellezza del comune di Viterbo. Il critico d’arte lascia uno dei suoi numerosi incarichi, per “troppi impegni”. A darne l’annuncio con una nota stampa la sindaca della città laziale Chiara Frontini. Sgarbi aveva già lasciato il ruolo di sottosegratario al ministero della Cultura, anche sull’onda delle inchieste del Fatto.
Bari, Meloni invia un videomessaggio per l’inaugurazione della Fiera del Levante. Emiliano: “Errore non essere presente”. All’evento nel capoluogo pugliese, per il governo era presente il ministro delle Imprese Adolfo Urso. “L’assenza della premier è dovuta probabilmente anche al fatto che qui in Puglia non trova gente che la applaude senza critica, qui avrebbe trovato la verità”, ha dichiarato il governatore pugliese Michele Emiliano (Pd).
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