AUTONOMIA, LA CONSULTA BOCCIA IL GOVERNO: “POPOLO E NAZIONE NON SONO FRAMMENTABILI”. GIOISCE L’OPPOSIZIONE: E PURE FORZA ITALIA. La tanto sbandierata riforma dell’Autonomia differenziata delle regioni voluta dal governo Meloni è stata affondata dalla Corte Costituzionale: “Il popolo e la nazione sono unità non frammentabili. Esiste una sola nazione così come vi è solamente un popolo italiano, senza che siano in alcun modo configurabili dei ‘popoli regionali’ che siano titolari di una porzione di sovranità (sentenza n. 365 del 2007). L’unità del popolo e della nazione postula l’unicità della rappresentanza politica nazionale. Sul piano istituzionale, questa stessa rappresentanza e la conseguenziale cura delle esigenze unitarie sono affidate esclusivamente al Parlamento e in nessun caso possono essere riferite ai consigli regionali (sentenza n. 106 del 2002)”. Le motivazioni giungono in seguito ai ricorsi che erano stati presentati dalle regioni Toscana, Puglia, Campania, Sardegna. Alla comprensibile soddisfazione delle opposizioni – per Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra lo “spacca Italia va cancellato” – si unisce quella di un pezzo del governo. Forza Italia, con il vice premier Tajani, lo dice senza remore: “Apprendo con soddisfazione la decisione della Corte Costituzionale: in materia di commercio estero non possono esserci deleghe alle regioni nell’ambito dell’autonomia differenziata. Un punto chiave che avevo sollevato con una lettera ufficiale inviata al Ministro Calderoli lo scorso settembre”. Sul Fatto di domani leggerete le ultime novità sulla sentenza della Consulta e sulle sue conseguenze.
STELLANTIS, SALVINI ACCUSA LA FAMIGLIA ELKANN: “FONDI PUBBLICI, IN CAMBIO DI LICENZIAMENTI E DELOCALIZZAZIONI. VENGA IN PARLAMENTO CON UN ASSEGNO PER RIDARE I SOLDI”. Dopo le dimissioni di Carlos Tavares (con probabile buonuscita da 100 milioni), sul settore automobilistico italiano si addensano fosche nubi. L’ex ceo franco portoghese ha lasciato dietro di sé i numeri drammatici del terzo trimestre (in forte calo utili e vendite in Europa e negli Usa), mentre in Italia la cassa integrazione domina in tutti gli stabilimenti. Nei primi 9 mesi del 2024, nel nostro Paese, sono state prodotte 273 mila automobili: nel 2021 furono 318 mila. L’obiettivo – 1 milione nel 2030 – appare un miraggio. Oggi Matteo Salvini ha preso di mira la famiglia Elkann, il vero “problema”, colpevole di aver “preso soldi in Italia per decenni per aprire fabbriche all’estero”. Il ministro delle infrastrutture, a margine dell’assemblea Alis, ha sfidato John “a venire in Parlamento, sì, ma con un assegno, non a parole”, per “restituire il denaro pubblico”. Poi ha espresso l’urgenza di “convocare i sindacati”. Infine, bollando come “spocchioso e arrogante” il comportamento della proprietà, ha annunciato l’incontro di domani con il commissario europeo ai Trasporti Apostolos Tzitzikostas. Lo scopo? Approfondire il dossier sulle aziende che delocalizzano dopo aver incassato denari pubblici. Intanto, al presidente Stellantis è stata inviata una lettera d’invito in Parlamento, per discutere “di posti di lavoro”: il mittente è Alberto Gusmeroli (Lega) presidente della Commissione Attività Produttive. In attesa di vederlo – chissà – in Parlamento, Yaki ha avuto un colloquio con il ministro delle Imprese Adolfo Urso (FdI), ieri in visita a Mumbai in India. “Fiduciosi di poter condividere un piano Italia che vede il nostro Paese al centro dello sviluppo dell’auto europea”, ha dichiarato Urso a proposito dell’incontro. Sul Fatto di domani, nuovi retroscena e il racconto della guerra tra Elkann e il governo Meloni.
IN COREA DEL SUD DECRETATA LA LEGGE MARZIALE. GUERRA RUSSIA-UCRAINA, KIEV CHIEDE ALTRI 20 SISTEMI DI DIFESA AEREA. GLI USA VARANO INVIO DI AIUTI DA 725 MILIONI DI DOLLARI. L’Ucraina rinnova la richiesta di aiuto agli alleati in occasione della ministeriale Esteri a Bruxelles. Andriy Sybiga, responsabile del dicastero ucraino, ha reiterato la richiesta di fornire con urgenza sistemi di difesa aerea: “L’Ucraina ha urgentemente bisogno della fornitura di almeno 20 sistemi di difesa aerea aggiuntivi del tipo Hawk, Nasams o Iris-T. Questo aiuterà a evitare i blackout”. Il riferimento è alla tattica russa di colpire le infrastrutture per lasciare al gelo invernale le città ucraine. Il segretario generale dell’Alleanza, Rutte, ammette che la situazione sul campo di battaglia è difficile – negli ultimi mesi l’avanzata dei russi nel Donbass è stata evidente – e chiede all’Occidente di “fare tutto il possibile per far arrivare più munizioni ed equipaggiamento”. Anche il segretario di Stato americano, Blinken, conferma che l’amministrazione Biden, per quel poco che resterà in carica prima del passaggio di consegne con Donald Trump, non abbandonerà Kiev. Ieri a tarda sera è arrivata la notizia che ci sarà un nuovo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina da 725 milioni di dollari, che comprenderà razzi, mine e altre forniture. Sul giornale di domani leggerete le ultime novità sul conflitto nell’Europa dell’Est e sugli aiuti che l’Occidente intende inviare prima di Natale, Italia compresa. Ci sarà spazio anche per la crisi in Corea del Sud, dove il presidente Suk-Yeol ha dichiarato la legge marziale accusando l’opposizione di fare il gioco del Nord. guidato dal dittatore Kim Yong-un, alleato di Mosca. Ma il Parlamento ha rifiutato questa soluzione, facendo appello alla popolazione: ne sono seguiti scontri con l’intervento di polizia e militari che sono entrati nella sede legislativa, per poi uscirne dopo qualche ora.
LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE
Omicidio Cecchettin, Turetta condannato all’ergastolo. La Corte d’Assise di Venezia ha condannato Filippo Turetta all’ergastolo per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023; la Corte ha escluso le aggravanti della crudeltà e dello stalking, confermando l’omicidio aggravato dalla premeditazione, sequestro di persona e occultamento di cadavere. Giulia fu aggredita e massacrata con 75 coltellate da Turetta, che non accettava la rottura del rapporto.
Trento, nove arresti della Direzione antimafia per associazione a delinquere e corruzione. La sindaca di Riva del Garda, Cristina Santa, gli imprenditori René Benko, Heinz Peter Hager e Paolo Signoretti, quattro professionisti e un dirigente comunale sono stati costretti agli arresti domiciliari perché coinvolti in un’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Trento, con accertamenti eseguiti dai carabinieri e dalla Guardia di finanza. Gli inquirenti ritengono che vi fosse un gruppo in grado di influenzare e controllare le principali iniziative della pubblica amministrazione, soprattutto nel settore degli appalti edilizi in Trentino Alto Adige.
Grillo e il messaggio funebre per il M5s: “I valori sono scomparsi. Siete diventati un partito che non riconosco più”. Il fondatore ha lanciato il suo video in rete, come annunciato, ma senza le minacce ventilate dai suoi pretoriani, l’ex ministro Danilo Toninelli e il commercialista Enrico Maria Nadasi. I due avevano paventato ricorsi legali sullo statuto che aveva incoronato Conte e sull’uso del simbolo. Per ora, Grillo si è limitato all’annuncio che non accetterà la trasformazione del M5s senza aprire un nuovo scontro. Ha accusato Conte di averlo escluso dal Movimento, sparendo come il Mago di Oz. Da giovedì a domenica si ripeterà il voto degli iscritti sul quesito riguardante il garante: nella prima tornata, il ruolo era stato abolito.
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