IL GIORNO DI DRAGHI. Sul Fatto di domani la cronaca della lunga giornata del premier incaricato che, dopo oltre un’ora di colloquio al Quirinale con Mattarella, ha accettato “con riserva” ma “fiducioso”, per poi incontrare immediatamente i presidenti delle Camere, Casellati e Fico, e il dimissionario Giuseppe Conte (il quale ha già fatto sapere di non essere intenzionato a ricoprire alcun ruolo nel possibile nuovo esecutivo). Capiremo quali condizioni ha posto l’ex presidente della Bce al capo dello Stato e quale potrebbe essere, allora, la lista dei ministri (se tecnici o politici).
LA FIDUCIA. Naturalmente bisognerà capire, però, come si comporteranno i partiti: oggi Beppe Grillo ha dato la linea del No, condivisa dai vertici (Di Maio ha ribadito che il Movimento è compatto), ma i 5S potrebbero ritrovarsi divisi (non si esclude nemmeno che si possa ricorrere al voto su Rousseau). Il Pd, invece, ha chiesto unità agli alleati della ex maggioranza e ha insistito per un vertice (che ha preso il via in questi minuti) con M5S e LeU.
RETROMARCIA. E questo contrariamente a quanto sostenuto in passato, invece, quando era “o Conte ter o il voto”: ricorderemo che nella stessa direzione sembrava andare anche Mattarella. A questo proposito, chiederemo ad alcuni costituzionalisti se la mossa del Colle sia in linea con le prerogative del Presidente della Repubblica, che ha incaricato un tecnico mai nominato durante le consultazioni e dopo aver appreso dal Parlamento che la maggioranza non c’era più.
Draghi dovrà affrontare anche i “due Matteo”. A proposito di Renzi, che per Antonio Padellaro potrebbe essere il peggior nemico anche del nuovo premier, vi racconteremo com’è andato davvero il tavolo di ieri, con il gioco del senatore di Rignano a spaccare tutto. Dal canto suo, invece, Salvini chiede il voto ma “non ha pregiudizi”. Il centro destra appare dunque diviso: Meloni propone l’astensione, Berlusconi aspetta di ascoltare il banchiere.
NEL NOSTRO FOCUS Salvatore Cannavò farà un excursus sui precedenti governi tecnici e su cosa hanno fatto. Vedremo poi chi auspicava l’arrivo di Draghi (già tempo fa). Ospiteremo anche una lettura della situazione di Barbara Spinelli.
DAL FINANCIAL TIMES. Il 26 marzo del 2020, nel pieno della pandemia, l’ex presidente della Banca centrale europea ha firmato un lungo intervento sul giornale britannico, in cui ha parlato di come gli Stati dovevano affrontare la crisi. Oggi, a distanza di quasi un anno e a poche ore dall’incarico, quelle righe hanno un sapore diverso: quello di un autentico programma di governo. Potete leggerlo nell’articolo allegato a questa newsletter.
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