STOP ALLE AUTO INQUINANTI, UE AFFONDATA DALLA GERMANIA. E LA DESTRA GIOISCE. “Il voto sullo stop alla vendita di veicoli a benzina o diesel dal 2035 è stato rinviato a data da destinarsi. Questa è la vittoria del governo italiano ed in particolare della Lega”, la soddisfazione dell’eurodeputata del Carroccio, Simona Baldassarre, riassume la debacle ecologica dell’Italia sullo stop alle auto inquinanti. Parole che fanno eco a quelle del ministro dello Sviluppo economico, Adolfo Urso: “L’Italia ha svegliato l’Europa”. A pesare sulla messa al bando, oltre alla destra di casa nostra, la Polonia, la Bulgaria e soprattutto i forti dubbi della Germania che ha chiesto una deroga al divieto per i motori alimentati da carburanti sintetici e biologici. Ma il peggio è che il tema è scomparso anche dall’ordine del giorno del Consiglio Ue del 7 marzo, che era chiamato all’approvazione definitiva del regolamento dopo il via libera arrivato dal Parlamento europeo a metà febbraio. Ma ora la legge resterà in congelatore finché non si troverà un accordo sui carburanti. E intanto Shell festeggia.
INCONTRO SCHLEIN BONACCINI, NEL PD COMINCIA IL BRACCIO DI FERRO DELLE CORRENTI. A poco meno di una settimana dalle primarie che hanno sancito la svolta nella segreteria Pd, Elly Schlein e Stefano Bonaccini hanno avuto un faccia a faccia di un’ora e mezzo nella sede della federazione dem di Bologna. Il tema ufficiale era la gestione dei prossimi passaggi della vita del partito, un altro modo per dire “pesare le correnti” e i delegati di ciascuno dentro l’assemblea. All’uscita, la nuova segretaria garantisce un accordo sulla “massima unitarietà in questa fase nuova”. Nessuna decisione ancora sui ruoli dirigenziali da assegnare. L’incontro serviva anche a sbloccare la partita della partecipazione del Pd alla manifestazione antifascista di Firenze di domani, dove ci sarà anche l’altro maggiorente dell’opposizione al governo Meloni, Giuseppe Conte, e andranno studiati posizionamenti, schieramenti e photo-opportunity. Una foto mancata, invece, è stata oggi quella della piazza dei Fridays for future. Nessun leader dem o 5S si è visto a fianco del movimento ambientalista che ha portato in piazza migliaia di giovani per un nuovo “sciopero per il clima” in varie città italiane: c’era soltanto il leader verde Angelo Bonelli. Nell’inserto Fatto for future ogni martedì su Fq Extra abbiamo pubblicato un testo in cui il gruppo ambientalista nato con Greta Thunberg motiva la ripresa delle proteste. Sul Fatto di domani oltre a leggere com’è andato il faccia a faccia Schlein-Bonaccini leggerete un’analisi di Selvaggia Lucarelli della campagna di insulti scatenata dalla destra contro la nuova segretaria dem.
TRAGEDIA DI CUTRO, PIANTEDOSI IN AULA MARTEDÌ. SALVINI, PREOCCUPATO, FUGGE DAL CONFRONTO. Il ministro Matteo Piantedosi riferirà martedì prossimo alla Camera e poi al Senato sulla tragedia del naufragio di migranti al largo di Steccato di Cutro. Lo avevano chiesto a gran voce le opposizioni, e qualcuno vorrebbe anche le sue dimissioni. Sul Fatto di oggi abbiamo chiarito quali fossero le regole di ingaggio per le autorità marittime e perché si sarebbe dovuto intervenire. Non andrà a riferire in aula, invece, Matteo Salvini, che preferisce continuare a fare polemica a mezzo stampa attaccando chi fa informazione. Il leghista ministro dei Trasporti ha definito “codardo” attaccare la Guardia Costiera e squallida la polemica sui soccorsi: “chi l’accusa è ignorante o è in malafede – afferma Salvini – Le regole di ingaggio le determina l’Europa”. E ovviamente ha gettato tutta la colpa sugli scafisti. Oggi sul Corriere della sera un ufficiale della Guardia costiera che ha voluto restare anonimo ha rilasciato un’intervista in cui difende l’operato del corpo. Sul Fatto di domani leggerete un nostro colloquio con il segretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano che motiva le posizioni del governo. Le agenzie hanno rivelato il verbale delle comunicazioni tra Guardia costiera e Guardia di finanza la notte della tragedia, dove emerge nero su bianco che l’operazione fu classificata come di polizia, non di soccorso. Intanto, si precisa il bilancio delle persone disperse, che secondo il Centro coordinamento soccorsi aperta in Prefettura a Crotone sono ancora tra 27 e 47.
IN MANETTE LA SORELLA DI MESSINA DENARO, L’ARRESTO DEL BOSS PARTITO DA LEI. C’è un nuovo capitolo nella saga dell’arresto di Matteo Messina Denaro. I carabinieri del Ros hanno arrestato la sorella maggiore del boss, Rosalia, con l’accusa di associazione mafiosa perché avrebbe aiutato il fratello a sottrarsi alla cattura per anni. La donna avrebbe anche gestito la rete di trasmissione dei pizzini del boss, consentendogli di mantenere il controllo dei suoi uomini anche se nascosto. L’arresto ha svelato però, soprattutto, che è stato proprio da un appunto di Rosalia, nascosto nell’intercapedine di una sedia, dove si citavano i dettagli sulle condizioni di salute di Messina Denaro a mettere gli investigatori sulla pista che poi ha portato al suo arresto, il 16 gennaio scorso. Lo scritto era stato scoperto dai carabinieri il 6 dicembre, mentre piazzavano delle cimici nella abitazione della donna, considerata “di origini e tradizioni tutte ispirate da una ortodossa e granitica cultura mafiosa”. Tra i numerosi pizzini sequestrati anche alcuni che presentano indizi utili a ricostruire una rete di racket estesa fino al nord. Una curiosità, si è trovato anche una sorta pamphlet autonomista contro “l’oppressione dello Stato piemontese”.
SCHOLZ DA BIDEN, A WASHINGTON SI PARLA DI ARMI A KIEV. LA MOLDAVIA FA UN PASSO VERSO LA ROMANIA. L’esercito di Kiev ha fatto saltare in aria un ponte ferroviario dentro la città di Bakhmut, mentre aumentano le voci non confermate di un ritiro dalla città che è da mesi oggetto di una pesante offensiva russa. I leader ucraini tornano a parlare di armi. Il ministro della difesa Oleskiy Resnikov (sopravvissuto alle minacce di dimissioni) garantisce che Kiev riceverà “da due a tre tipi di jet da combattimento” dall’occidente, Zelensky invece corregge il tiro e spiega che la priorità dell’Ucraina al momento è l’artiglieria con relative munizioni (“non per sparare sul territorio della Russia ma per fermarli sul nostro”). Il ministero della Difesa svizzero ha reso noto di aver ricevuto una richiesta da parte della Germania per consentire al produttore di armi tedesco Rheinmetall di acquistare alcuni carri armati Leopard 2 dismessi dalla Svizzera. Non dovrebbero servire per l’invio a Kiev, ma per rifornire gli stock tedeschi dopo l’invio dei tank promessi all’Ucraina. La questione dei carri armati, e soprattutto quella dei tempi tecnici per la consegna, è uno dei punti di discussione dell’incontro tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, oggi a Washington (alle 20 ora italiana). Contestualmente, Biden annuncerà un nuovo pacchetto di aiuti a Kiev da 400 milioni di dollari. Il premier spagnolo Pedro Sanchez, oggi in Finlandia, ha detto che bisogna accelerare le consegne di carri armati, ma ha escluso l’invio di caccia. Nel frattempo il conflitto ucraino produce altri scossoni ai confini europei. In Moldavia, dove è in corso una crisi politica da alcune settimane, il parlamento ha approvato in prima lettura un disegno di legge per cambiare il nome della lingua nazionale da “moldavo” a rumeno. È un segnale politico di allontanamento dall’area di influenza della Russia, e per alcuni anche un passo verso l’unificazione con la Romania. Hanno protestato i deputati comunisti e socialisti filorussi; qualche giorno fa alcuni manifestanti della stessa area avevano provato a occupare il palazzo del governo. Sul Fatto di domani tutti i nostri aggiornamenti.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Inchiesta Covid, il partito di chi voleva tenere aperto il Paese. Gli atti relativi alla posizione dell’ex premier Conte e dell’ex ministro della Salute Speranza, indagati per epidemia colposa per la gestione del Covid in Val Seriana, sono stati trasmessi dalla Procura di Bergamo a quella di Brescia. I pm bresciani hanno tempo 15 giorni per esaminarli, dopo di che li invieranno al Tribunale dei ministri. Conte è accusato di non aver istituito la zona rossa nel comuni di Nembro e Alzano Lombardo, Speranza solo per la mancata attuazione del piano pandemico, perché aveva firmato una bozza del decreto per istituire la zona rossa. Sul Fatto di domani leggerete altri atti dell’inchiesta con i messaggi di chi si opponeva, nei primi giorni, alle zone rosse.
Euromazzette, aperta un’inchiesta a Milano. La Procura di Milano ha aperto un fascicolo per riciclaggio indagando Manfred Forte e Dario Scola, presunti prestanome di Francesco Giorgi, ex collaboratore dell’ex eurodeputato Antonio Panzeri e dei suoi familiari. Si indaga in particolare su circa 300mila euro arrivati alla Equality, società prima partecipata dalla commercialista Monica Rossana Bellini e dal fratello e dal padre di Giorgi, le cui quote sono passate a Forte e Scola. L’ex vicepresidente del parlamento europeo Eva Kaili e l’eurodeputato socialista belga Marc Tarabella restano in carcere. La Corte d’appello belga ha respinto i ricorsi che avevano presentato. Al centro dello scandalo c’è l’ex eurodeputato e sindacalista Antonio Panzeri, che sta collaborando con gli inquirenti.
Morto Bruno Astorre in un ufficio del Senato. Il senatore del Pd, segretario regionale dei dem nel Lazio dal dicembre 2018, è morto mentre si trovava in uno degli uffici del Senato a palazzo Cenci. La Procura di Roma ha avviato un fascicolo di indagine per istigazione al suicidio come atto dovuto. La Polizia scientifica ha fatto rilievi sul posto.
Chiesta la riapertura delle indagini su Pasolini. È stata depositata questa mattina in Procura, a Roma, una istanza per chiedere la riapertura delle indagini relative all’omicidio di Pier Paolo Pasolini il 2 novembre del 1975. Nell’istanza si chiede di accertare a chi appartengano i tre Dna individuati dai carabinieri del Ris nel 2010 sulla scena del crimine.
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Tre intifada insieme: il governo Netanyahu “mette a rischio la democrazia”
di Fabio Scuto
Israele non ha mai vissuto contemporaneamente un’intifada palestinese, un’intifada di coloni ebrei e un’intifada giudiziaria di cittadini israeliani. Ma questo ha cominciato a manifestarsi da quando si è insediato il nuovo governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu sessanta giorni fa. Ci sono attacchi letali di giovani palestinesi contro gli israeliani in Cisgiordania che coincidono con l’espansione degli insediamenti israeliani e l’incendio dei villaggi palestinesi da parte dei coloni come accaduto a Hawara. C’è una pacifica rivolta popolare contro la presa del potere giudiziario da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, che pur di scampare ai processi per frode, corruzione e abuso di potere farebbe la pace con l’Iran.
Tre elementi che minacciano una crisi come non si era mai visto prima in Israele, uno fa tremare le fondamenta dello Stato ebraico: la democrazia. Per questo da otto settimane tutti i sabato sera centinaia di migliaia di persone scendono in piazza a Tel Aviv, Gerusalemme, Haifa e negli altri principali centri di Israele.
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