CASO BOCCIA, SANGIULIANO PER UN’ORA E MEZZA A COLLOQUIO CON GIORGIA MELONI SUL RUOLO DELLA ‘NON CONSULENTE’. CONTE (M5S): “SPETTACOLO IMBARAZZANTE, IL MINISTRO DEVE VENIRE IN PARLAMENTO”. Il ministro Sangiuliano resta trincerato al ministero della Cultura, il capo del governo Giorgia Meloni lo difende e non parla di dimissioni, ma Maria Rosaria Boccia – la “non consulente” – mette in difficoltà tutti mostrando messaggi e paventando audio e altro materiale che proverebbero la sua partecipazione a fianco del ministro nella preparazione del G7 a Pompei e non solo. Oggi Sangiuliano è stato convocato da Meloni e il loro incontro a Palazzo Chigi è durato più di un’ora. Poi il ministro è andato via in auto dall’ingresso posteriore di Palazzo Chigi. Sangiuliano ha ribadito la sua versione: “Mai un euro del ministero, neanche per un caffè, è stato impiegato per viaggi e soggiorni della dottoressa Maria Rosaria Boccia che, rispetto all’organizzazione del G7 Cultura, non ha mai avuto accesso a documenti di natura riservata”. Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, invita Sangiuliano a chiarire tutto in Parlamento: “Riferisca su come sono stati usati soldi e informazioni delicate del Governo, se sono andati nelle disponibilità di una imprenditrice e perché. Non possiamo permetterci teatrini, gossip social, mezze dichiarazioni e lettere alla stampa, alla vigilia di importanti appuntamenti internazionali. È imbarazzante assistere a questo spettacolo con la premier Meloni che viene smentita in diretta dai documenti pubblicati sui social da una privata cittadina”. Sul Fatto di domani leggerete tutti i nuovi particolari di una vicenda che mette in difficoltà il governo Meloni alla vigilia del G7.
LA SINISTRA E IL CAMPO LARGO: RENZI ATTACCA IL “FATTO” MA NEL PD È LA BASE CHE NON LO VUOLE. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, da settimane sgomita per entrare nel campo largo al fianco di Pd, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra. Come evidenziato dalle testimonianze raccolte alle feste dell’Unità, è la base del Partito democratico che non vuole il “Renzi d’Arabia”, non fidandosi della sua buona fede viste le strategie e i tiri mancini messi in pratica nella sua carriera politica ai danni degli alleati. Il Movimento 5 Stelle poi è stato chiaro: di Renzi non val la pena parlare. Eppure, Renzi insiste e se la prende con il Fatto e il suo direttore, Marco Travaglio: “Nel centrosinistra guida Elly Schlein o guida Marco Travaglio? In queste settimane abbiamo tolto tutti gli alibi dal campo, sparecchiato la tavola da tutti i pregiudizi e fatto un lavoro faticoso ma certosino per impostare il futuro. Adesso la partita è semplice: se la linea nel centrosinistra la dà il Pd con Elly Schlein – nessuno metta veti, si costruisca un’alternativa al governo Meloni/Salvini – noi ci stiamo e siamo decisivi. Se la linea nel centrosinistra la dà il Fatto Quotidiano con Marco Travaglio – veto contro il centro, si riavvicinino i grillini alla destra – noi non ci stiamo e siamo orgogliosamente fuori da questa roba qua. Semplice no?”. Altrettanto semplice è verificare chi è che dice no ad un’alleanza con Renzi. È questo l’approfondimento che troverete sul giornale di domani.
ISRAELE, LE PROTESTE ANTI NETANYAHU NON SI FERMANO. L’ONU CHIEDE INDAGINE SULL’ESECUZIONE DI SEI OSTAGGI DA PARTE DI HAMAS. Ancora proteste in Israele. Nuove manifestazioni sono previste questo pomeriggio in una decina di località. Le iniziative sono state annunciate sul social X dal Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi. A Tel Aviv l’appuntamento è per le 19, il corteo sarà guidato dai parenti delle persone rapite il 7 ottobre scorso da Hamas durante l’eccidio in Israele. Secondo il quotidiano Haaretz, sono 101 gli ostaggi che restano nei tunnel di Gaza. La piazza chiede al governo Netanyahu un accordo con Hamas che garantisca la liberazione dei prigionieri. Le proteste si sono acuite dopo il ritrovamento da parte dell’esercito di sei ostaggi uccisi a Gaza. L’Onu ha chiesto un’indagine indipendente dopo “l’esecuzione sommaria”. “Siamo inorriditi dalle notizie secondo cui gruppi armati palestinesi hanno giustiziato sommariamente sei ostaggi israeliani, il che costituirebbe un crimine di guerra”. Sul terreno, gli scontri proseguono. L’intelligence israeliana teme che Hamas voglia colpire in Cisgiordania per mettere in difficoltà l’Autorità nazionale palestinese. Proprio nel West Bank sono in corso da sei giorni operazioni militari; il ministero della Salute dell’Anp ha riferito che una sedicenne è stata ucciso dal fuoco dell’esercito israeliano a Jenin, le circostanze della sua morte sono da chiarire. Sul Fatto di domani leggerete le ultime notizie sul conflitto in Medio Oriente e ci sarà anche una testimonianza da Tel Aviv.
LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE
Guerra Russia-Ucraina, tre giorni di lutto a Poltava dopo il raid di Mosca: 49 morti. Tre giorni di lutto a Poltava, la città ucraina colpita da un attacco russo che, secondo il bilancio ufficiale, ha fatto 49 morti e più di 200 feriti. Tra gli obiettivi di Mosca c’era la scuola di formazione militare. Nell’ambito delle forniture, gli Stati Uniti stanno prendendo in considerazione di inviare a Kiev missili a lungo raggio da utilizzare sugli F-16. Intanto, tre ministri ucraini hanno rassegnato le dimissioni: si tratta del responsabile della supervisione della produzione di armi, Oleksandr Kamyshin, in carica dal marzo 2023 e anche consigliere del presidente Zelensky; a seguirlo sono Denys Maliuska (Giustizia) e Ruslan Strilets (Ambiente).
Naufragio nella Manica, 13 vittime. Sono almeno 13 le vittime nel naufragio di un barcone che tentava di attraversare la Manica, tra le coste del nord della Francia e l’Inghilterra, secondo quanto riferito dal ministro francese dell’Interno, Gérald Darmanin. Due sono i dispersi e “diversi i feriti”, precisa il ministro. Si tratta del naufragio più grave dall’inizio dell’anno. Nel 2024, già 25 persone hanno perso la vita tentando di attraversare la Manica per raggiungere la costa britannica.
Napoli, spaccio di cocaina al confine con Caserta: 42 ordini di carcerazione. Accettavano anche carte di debito e del reddito di cittadinanza gli spacciatori del clan Picca-Di Martino, che vendevano cocaina al confine tra Napoli e Caserta. La Direzione distrettuale antimafia e i carabinieri hanno sviluppato l’inchiesta che ha portato a 42 misure cautelari: 32 arresti, 3 ai domiciliari e 7 divieti di dimora in Campania. I reati contestati a vario titolo: associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, detenzione di armi, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.
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