LA POLITICA in primo piano sul Fatto di domani, con l’intervento del premier Conte per il discorso di fine anno. Premier che ha rispedito al mittente le principali richieste di Renzi e che si è detto disposto ad andare in Parlamento in caso di mancanza di fiducia da parte di un partito. Un discorso che segue l’altro intervento della giornata, quello assai tagliente di Renzi in Senato. Ma anche la destra fa parlare di se: dopo la lettera dai torni moderati di Salvini al Corriere, la Lega non si smentisce e nell’intervento in Aula un senatore paragona il Recovery al Nazismo.
NELLE PAGINE SUL COVID andremo a vedere se la Germania ha violato il patto europeo tra stati (ha contrattato direttamente con l’azienda farmaceutica una fornitura a parte) che delega la Commissione agli acquisti dei vaccini per garantire pari accesso al farmaco ai paesi dell’Unione. Mentre il professor Massimo Antonelli ci guiderà per capire la situazione in cui versano le Terapie intensive, ora che i contagi scendono. Per chiudere i consueti dati di giornata (16.202 nuovi casi, 575 morti). A seguire le pagelle del Fatto ai personaggi della politica e dell’economia che si sono contraddistinti in questo anno difficile.
IL FOCUS sarà dedicato ai tavoli di crisi, ossia quelle aziende che versano in difficoltà: come vedremo le situazioni critiche – complice anche il virus – stanno diminuendo. Poi ci sarà un approfondimento sui settori economici che hanno guadagnato o sofferto in questi mesi di pandemia.
Tornando all’ormai vicino compleanno di Furio Colombo, ospitiamo gli interventi di Antonio Padellaro e Gianni Vattimo.
NEGLI ESTERI l’intervista a Juli Bazan, responsabile della Rete dei medici per l’aborto argentina, che ci racconterà com’è cambiato il paese con l’approvazione della legge che consente l’interruzione di gravidanza. Poi in Russia, dove zar Putin ha firmato una legge che limita la libertà di associazioni e Ong. Andremo a capire il perchè. Infine negli Usa, col controverso caso della vendita di armi a Paesi attenzionati. Anche qui c’è lo zampino di Trump.
NEL RADAR la nostra Selvaggia Lucarelli fa un’analisi delle varie tipologie di no vax. Poi Pino Corrias che si cimenta su palazzo Grazioli, la residenza romana di Silvio Berlusconi, per anni centro del potere (e testimone delle “serate eleganti”), di cui potete leggere un’anticipazione.
NEL SECONDO TEMPO Vasco Rossi, con la presentazione del nuovo singolo e il calendario di Battistoni, con bellissime foto della Roma del potere degli anni ’60.
Ci fu una volta palazzo Grazioli, Disneyland di Berlusconi
di Pino Corrias
Mancava un set al declino. Silvio Berlusconi lo ha trovato nel più malinconico dei teatri di posa della Roma monumentale, le ville funebri dell’Appia antica, dove da una ventina di secoli muoiono le stagioni, tra le felci e i vialetti di ghiaia, oggi spazzati da eserciti di giardinieri d’oltremare, domestiche con il grembiule azzurro e cuochi che fanno volentieri la cresta ai conti stratosferici spediti dai fornitori di crostacei, pernici e antidepressivi.
La villa, tra le più celebri del catalogo, fu per un tempo cospicuo abitata da Franco Zeffirelli, re dei prati in fiore, antico regista dei due mondi, passione estetica degli americani eterni adolescenti, e con l’immaginario colonizzato dai mostri colorati di Disneyland. Per di più devoto amico e confidente di una americana in particolare, Liz Taylor, la penultima diva di sempre, che veniva a lacrimare tra le sue statue e i suoi divani bianchi, il più grande in pelle umana, circolare, al centro del salone, e a raccontargli le sue pene d’amore che le infliggeva il più amato dei suoi sette mariti, Richard Burton, purtroppo sempre inzuppato di whisky, brandy e vino rosso da mezzogiorno in poi. E senza mai un briciolo di allegria.
La villa, che Zeffirelli abitò fino all’ultimo, anno 2019, accoglie chi entra con un Cristo del Quattrocento appeso in fondo al corridoio, intriso di sangue, a dire la ferocia degli uomini e il gusto mistico carnale del regista sempre tormentato dagli abissi della religione, ma che sullo schermo raccontava tutt’altro: il lieto fine e la bella giovinezza e la sofisticata eleganza che non aveva riscontro nel mondo vero, ma danzava nei suoi allestimenti miliardari, per farne meraviglia: “Ho sempre amato il bello, quello che perfora il cuore”.
(continua a leggere sul giornale di domani)
Scopri le nostre newsletter. Clicca qui
Scrivici a: newsletter@ilfattoquotidiano.it
|