COSPITO, MELONI BLINDA DELMASTRO E DONZELLI. Alla fine Giorgia Meloni ha rotto il silenzio, dopo giorni in cui l’opposizione le chiedeva di intervenire. Lo ha fatto in una maniera poco abituale, con una lettera indirizzata al Corriere della sera e diffusa poi agli altri giornali. “Non ritengo vi siano in alcun modo i presupposti per le dimissioni di Delmastro e Donzelli”, scrive la premier, citando il chiarimento del Ministero della Giustizia sul contenuto dei documenti citati da Donzelli (riservato ma non secretato). Segue il consueto allarmismo della destra sulla minaccia anarco-insurrezionalista e un appello alle forze politiche ad abbassare i toni: “invito tutti, a partire da Fratelli D’Italia, a un confronto rispettoso”. L’opposizione non ci sta, e sia dal Pd che dal M5S si continua a chiedere le dimissioni dei fedelissimi meloniani. Giuseppe Conte, che nell’intervista sul Fatto di oggi dice che FdI stanno mettendo a repentaglio lo Stato, chiede alla premier di “dimostrare di non essere leader di partito ma di aver capito di sedere nella posizione di presidente del Consiglio” e imporre a Delmastro e Donzelli di dimettersi. A Roma e Milano, oggi pomeriggio, si sono tenute due manifestazioni in solidarietà con Alfredo Cospito e contro il 41 bis (convocate da sigle del movimento anarchico) senza incidenti di rilievo. Nella capitale hanno sfilato in 800 circa, mentre il raduno di Milano è partito dai cancelli del carcere Opera, dove Alfredo Cospito si trova detenuto. Oggi i medici della struttura hanno detto di valutare il ricovero nel reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo. Le condizioni dell’anarchico in scioepero della fame da 108 giorni al momento sono ritenute compatibili con la detenzione. Cospito ha comunque già diffidato le autorità carcerarie dall’usare l’alimentazione forzata su di lui.
L’ANM A NORDIO SULLE INTERCETTAZIONI: “PRIMA DITECI DOVE SONO GLI ABUSI”. “Gli abusi li vogliamo colpire anche noi, ma diteci quali sono”. Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia ha reso pubbliche le sue valutazioni sulle idee del Guardasigilli Carlo Nordio, riferendo al direttivo del sindacato dei magistrati il contenuto della sua audizione alla Commissione giustizia del Senato, a gennaio. Nordio e chi lo sostiene (da Forza Italia ad Azione-Calenda) motivano il progetto di riforma delle intercettazioni con presunti abusi nell’esercizio delle indagini e nella diffusione delle conversazioni captate. “Chiediamo che ci venga detto quali carenza la legge ha mostrato sul campo prima di mettere mano a una nuova riforma sulla base di ciò che magari avveniva in passato”, ha replicato Santalucia. Che si è mostrato critico sull’intero piano di Nordio per la Giustizia: “Intercettazioni, abuso d’ufficio, separazione delle carriere: un canovaccio vecchio, si tratta sempre dei rapporti tra giustizia, politica e amministrazione”. Dal suo punto di vista, spiega il presidente dell’Anm, riformare ancora l’abuso d’ufficio è impossibile a meno che non si intenda abolirlo del tutto. Il che, del resto, è il piano neanche troppo mascherato dei berlusconiani e di Nordio stesso. Sul Fatto di domani, a proposito di giustizia e di intercettazioni, vedremo anche che quando era pm l’attuale Guardasigilli era tutt’altro che estraneo all’uso intensivo di questo fondamentale strumento di indagine.
USA, IL PALLONE CINESE DIVENTA UN CASO ELETTORALE. Le spiegazioni di Pechino non persuadono Joe Biden, che però deve guardarsi le spalle dagli attacchi dell’ex inquilino Donald Trump. Washington oggi ha rivelato di aver scovato un secondo pallone aerostatico cinese, uguale a quello che sorvola i cieli Usa, in volo sull’America latina (non si hanno dettagli). Così, la giustificazione della mongolfiera ad uso meteorologico sfuggita al controllo a causa dei forti venti risulta sempre più zoppa. Il governo cinese ha anche replicato all’annuncio del segretario di Stato Antony Blinken sul rinvio della visita di Stato: il punto di vista di Pechino è che non era stata ufficializzata alcuna data, quindi gli Usa hanno fatto tutto da soli. Intanto, però, come vedremo sul Fatto di domani con una nostra corrispondenza da Washington, il caso del pallone da diplomatico è diventato anche tema di politica interna negli Usa. I Repubblicani di Trump accusano Biden di lentezza e debolezza nella risposta, mentre l’amministrazione ha chiarito che l’obiettivo è abbattere la mongolfiera cinese, tuttora in volo sui cieli americani, ma che si sta aspettando di poterlo fare senza provocare danni collaterali.
IL WSJ: “LA CINA FORNISCE MATERIALE BELLICO ALLA RUSSIA”. L’EMBRAGO SUL PETROLIO: UN FLOP ANNUNCIATO. Ad aumentare le frizioni tra Stati Uniti e Cina ci sono probabilmente anche i sospetti americani sul sostegno dell’industria bellica cinese alla Russia di Putin, nel conflitto ucraino. Il Wall Street Journal, basandosi sull’analisi dei dati doganali, ha determinato che alcune aziende statali cinesi della difesa stanno spedendo attrezzature per la navigazione, tecnologia e componenti per jet da combattimento a società statali russe sanzionate. Secondo i documenti doganali forniti al quotidiano Usa da C4ADS, una non profit di Washington specializzata nell’identificazione di minacce alla sicurezza nazionale, la maggior parte delle decine di migliaia di spedizioni “a duplice uso” – con applicazioni sia commerciali che militari – ricevute dalla Russia dopo l’invasione proveniva dalla Cina. Sul fronte del conflitto, la giornata si è aperta con un nuovo scambio di prigionieri (63 militari russi e 116 ucraini) con la mediazione degli Emirati Arabi Uniti. A Odessa un blackout causato da attacchi russi avrebbe lasciato 500 mila persone al buio per ore, secondo Kiev. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Medvedev è tornato ad agitare lo spettro nucleare in caso di attacco via terra alla Crimea, con riferimento ai tank in arrivo dall’Occidente a Kiev. Ursula von der Leyen, invece, di ritorno dal vertice di due giorni con Zelensky, ha annunciato che il nuovo pacchetto di sanzioni sarà varato entro il 24 febbraio, anniversario dell’invasione russa. Da domani entrerà in vigore il price cap sui prodotti petroliferi russi raffinati, estensione di quello già attivo da dicembre sul greggio trasportato via mare. Ma i dati degli ultimi mesi mostrano che l’iniziativa non ha ridotto quasi per nulla l’export di Mosca, perché facilmente aggirabile. L’intesa tra l’Ue e il G7, licenziata ieri sera dagli ambasciatori dei Ventisette, prevede una soglia di 100 dollari al barile per i prodotti raffinati di alta qualità, come il diesel, e di 45 per i prodotti di bassa fascia, come la nafta. La misura entrerà in vigore domani. Il cap si aggiunge a quello già approvato sul petrolio russo (fissato a 60 dollari al barile), in vigore dal dicembre 2022.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Euromazzette, l’avvocato di Kaili: “Le accuse di Panzeri sono false”. “Sono certo che Antonio Panzeri abbia accusato falsamente la signora Kaili”, dice Michalis Dimitrakopuolos, avvocato dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili in carcere dal 9 dicembre scorso. “È un paradosso giuridico belga che i criminali che confessano e si pentono vengano graziati e coloro che lottano per la loro innocenza siano in prigione”.
Pd, primo giorno di congresso nei circoli. In questo primo passaggio elettivo, i risultati comunicati da alcune federazioni regionali danno a Stefano Bonaccini il 50% circa dei voti.
Orfani a Sarajevo. Gad Lerner racconta l’ultimo romanzo di Rosella Postorino, Mi limitavo ad amare te (Feltrinelli), storia di due bambini orfani nella Sarajevo bombardata.
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