MIGRANTI, IL TRIBUNALE DI CATANIA CONTRO IL DECRETO SUI PAESI SICURI: “ILLEGITTIMO”. LA LIBRA PRONTA A RIPARTIRE PER L’ALBANIA. Una lista di Paesi sicuri “non esime il giudice all’obbligo di una verifica della compatibilità” di tale “designazione con il diritto dell’Unione europea” e “in Egitto ci sono gravi violazioni dei diritti umani. La corretta interpretazione del diritto dell’Unione si impone con tale evidenza da non lasciare adito a ragionevoli dubbi”. Lo ha scritto il Tribunale di Catania nel provvedimento con cui non ha convalidato il trattenimento di un migrante arrivato dall’Egitto, che a Pozzallo ha chiesto lo status di rifugiato. Il Presidente della sezione immigrazione, Massimo Escher, non ha ritenuto necessario il parere della Corte di Giustizia europea, a differenza di quanto ha fatto il Tribunale di Roma, che ha accolto il ricorso di un migrante contro la commissione territoriale che gli aveva negato l’asilo e ha inviato gli atti alla Corte di Giustizia europea, proprio in base al nuovo decreto. Le parole scritte a Catania hanno scatenato la solita reazione di Matteo Salvini: “Per colpa di alcuni giudici l’Italia non è sicura”, ha detto il leader della Lega. A Lampedusa, intanto, la nave Libra della Marina militare sta accogliendo altre persone, candidate potenzialmente a essere trasferite in Albania. Al momento ci sono avvistamenti in atto e nei prossimi giorni ce ne saranno probabilmente altri poiché, viste le buone condizioni del mare, sono prevedibili nuovi arrivi di migranti. “Sono fiducioso – ha spiegato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi – che il decreto sui Paesi sicuri dei giorni scorsi possa superare la mancata convalida da parte dell’autorità giudiziaria. Se non lo fossi stato non le avremmo fatto. Le operazioni possono riprendere”. Tutto questo mentre a Bologna si è celebrata l’assemblea dell’Anm: “Vogliamo continuare a essere giudici indipendenti e autonomi. Non abbiamo paura e non ci lasciamo intimidire”, ha dichiarato il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia. Sul Fatto di domani torneremo a occuparci dei migranti e di un governo incapace di fare leggi che possano essere applicate.
MEDIO ORIENTE, Il MOSSAD AI PARENTI DEGLI OSTAGGI: “POCHE PROBABILITÀ DI RAGGIUNGERE UN ACCORDO CON HAMAS”. “BIBILEAKS”, GLI ARRESTI SALGONO A CINQUE. L’IRAN MINACCIA UNA “REAZIONE DEFINITIVA” CONTRO LO STATO EBRAICO. Dopo 395 giorni di conflitto con Hamas nella Striscia di Gaza, il direttore del Mossad, David Barnea, ha detto ai familiari degli ostaggi in mano agli islamisti che le probabilità di raggiungere un accordo sono “basse”. Il nodo resta la fine della guerra: Hamas non accetta una tregua per uno scambio tra ostaggi e detenuti palestinesi, ma chiede una conclusione definitiva dei combattimenti e il ritiro dalla Striscia dell’Idf. In Israele, intanto, ci si interroga sulla fuga di notizie a cui i media hanno dato il nome di Bibileaks, dal diminutivo del primo ministro Bibi Netanyahu. Lo Shin Bet ha arrestato una quinta persona coinvolta nella vicenda, si tratta di un ufficiale israeliano; anche lui avrebbe avuto un ruolo nel far avere documenti segreti, poi pubblicati, al quotidiano tedesco Bild e al Jewish Chronichle. In precedenza era finito in manette anche Eli Feldstein, il portavoce per la sicurezza del premier Netanyahu. Lo Stato ebraico resta in attesa della “risposta” dell’Iran che ha annunciato l’ennesimo bombardamento per replicare a quello subito il 26 ottobre. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, parlando con i giornalisti ha dichiarato: “La nostra reazione contro l’aggressione di Israele sarà definitiva e decisiva”. Sul campo di battaglia si continua a morire: secondo l’agenzia palestinese Wafa, nella Striscia oggi ci sono state 10 vittime. In Libano, Hezbollah ha sparato 60 razzi verso il nord di Israele, e l’Idf ha risposto eliminando due comandanti del partito armato filo Iran. Sul giornale di domani leggerete le ultime notizie sul Medio Oriente, e una testimonianza dalla Striscia.
ELEZIONI BLINDATE NEGLI USA PER LA SFIDA HARRIS-TRUMP, BARRIERE PROTETTIVE ATTORNO ALLA CASA BIANCA. TRE STATI METTONO IN ALLERTA LA GUARDIA NAZIONALE. Una nazione divisa si appresta domani ad eleggere il 47° presidente. Da un lato Kamala Harris, democratica, vice presidente uscente; dall’altro Donald Trump, candidato repubblicano che con il suo consueto stile ha già rievocato quanto avvenne quando fu battuto da Joe Biden, quattro anni fa. “Non dovevo lasciare la Casa Bianca”, ha detto The Donald, facendo riferimento alla sua teoria mai sostenuta da prove: i democratici avevano truccato il voto e lui aveva perso solo per questo. Discorsi che portarono all’assalto degli ultras di Trump a Capitol Hill, con morti e feriti. Lo scenario potrebbe ripetersi, tanto che sono state erette barriere protettive intorno alla Casa Bianca, a Capitol Hill e il Naval Observatory, la residenza della vicepresidente. Washington, Oregon e Nevada sono i primi tre Stati ad aver allertato la Guardia Nazionale come misura precauzionale. Washington e Oregon hanno già registrato episodi spiacevoli, come contenitori di schede elettorali dati alle fiamme. Al momento, 78 mila elettori hanno già espresso la loro preferenza. Il destino dei due candidati si gioca negli Swing State, i sette Stati in bilico. Sul Fatto di domani leggerete le ultime notizie a poche ore dal voto.
LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE
Spagna, nubifragio su Barcellona, deviati 70 voli. A Valencia resta l’incognita dei dispersi. Sono 70 i voli deviati su altri scali dall’aeroporto di El Prat, allagato in alcune parti. Si tratta dell’ennesima conseguenza dell’ondata di maltempo. Nella zona di Valencia i morti ufficialmente sono 217, ma resta l’incognita dei dispersi. Per fortuna, nei parcheggi sotterranei, tra cui quelli di alcuni ipermercati, non sono state trovate altre vittime, come si temeva.
Colosimo e lo zio imbarazzante, i 5S chiedono le dimissioni della presidente della commissione Antimafia. “Chiara Colosimo deve rassegnare le dimissioni”: lo affermano in una nota i rappresentanti del M5S nella commissione Antimafia, Stefania Ascari, Federico Cafiero De Raho, Francesco Castiello, Michele Gubitosa, Luigi Nave e Roberto Scarpinato. Il riferimento è all’apertura del nostro giornale oggi, con l’articolo a firma Alberto Nerazzini sullo zio Paolo Colosimo, noto avvocato romano, che è stato colpito nel 2010 da un ordine di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’inchiesta Fastweb-Telekom Sparkle sul maxi riciclaggio da due miliardi. Nel 2018 è stato condannato in via definitiva a 4 anni e 6 mesi di carcere: nelle carte le sue intercettazioni col clan Arena. La nipote Chiara, che aveva già dichiarato di non avere più rapporti con lui dal 2010, oggi si è difesa: “Paolo Colosimo è stato condannato e io ne ho preso le distanze da subito, prima della condanna definitiva. Sì, ho un parente che ha avuto un problema giudiziario. Grande scoop!”. Il centrodestra ha fatto quadrato intorno all’esponente di Fratelli d’Italia.
Inchiesta Sogei, resta in carcere Paolino Iorio. Il tribunale del Riesame di Roma ha respinto l’istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati difensori dell’ex dg di Sogei, arrestato per corruzione a Roma mentre intascava una mazzetta da 15 mila euro da un imprenditore. Il manager è accusato dalla Procura di avere cancellato i video del sistema di sicurezza del suo appartamento.
Guerra Russia-Ucraina, primi scontri a fuoco nella regione di Kursk tra truppe di Kiev e nordcoreani. Andrii Kovalenko, capo del dipartimento di contro-disinformazione del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa dell’Ucraina, ha riferito del primo scontro a fuoco tra soldati di Kiev e nordcoreani, inviati dal regime di Pyongyang a supporto di Mosca. La battaglia è avvenuta nella regione di Kursk, dove gli ucraini mesi fa hanno sorpreso i russi con una controffensiva. Il Kyiv Independent ha riportato l’informazione precisando però di non poterla verificare in modo indipendente. Oggi il presidente russo Putin ha incontrato al Cremlino la ministra degli Esteri nordcoreana, Choe Song Hui.
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