CASO SANGIULIANO: BOCCIA PUBBLICA NUOVI DOCUMENTI E CHIAMA IN CAUSA DIRETTAMENTE IL MINISTRO. Da un paio di giorni, non fanno in tempo ad andare in stampa i giornali che la “non consulente” del ministero della Cultura, Maria Rosaria Boccia, pubblica sui suoi canali social altri documenti che imbarazzano Gennaro Sangiuliano. Così, stanotte ha reso pubblica una mail del 15 luglio con le “carte d’imbarco Boccia/Sangiuliano” e un’altra del 10 luglio nella quale un funzionario del gabinetto del ministro scrive: “Dando seguito a quanto anticipato per le vie brevi poco fa, le allego i contatti miei e del mio collega per qualsiasi esigenza legata alla sua nomina quale consigliere del ministro per i grandi eventi”. Allo screenshot si accompagna la registrazione di una telefonata con un altro funzionario, da cui si capisce che l’incarico è stato ufficialmente affidato con un decreto firmato dal ministro. Documenti che escono nel giorno in cui La Stampa pubblica uno “sfogo” dello stesso Sangiuliano, il quale ribadisce di aver pagato di tasca propria tutte le trasferte di lei, ma ammette che “la reciproca stima personale è diventata un fatto privato”. Boccia non intende fermarsi: stamattina, con una nuova story su Instagram, s’è rivolta direttamente al ministro, dichiarando di averlo sentito ieri telefonicamente e intimandogli di smetterla di storpiare la realtà. Insomma, le cose per l’ex direttore del Tg2 non si mettono bene: le opposizioni continuano a chiederne le dimissioni, il verde Bonelli ha presentato un esposto in Procura e la stessa Meloni, indirettamente, gli ha fatto sapere che non sono “consentiti errori”. È però anche possibile che l’affaire si ritorca contro Boccia: come abbiamo raccontato oggi, è andata in giro per i Palazzi registrando video con i Ray-ban dotati di telecamera. E questo non è consentito. Sul Fatto di domani seguiremo gli sviluppi della vicenda e cercheremo di capire quanto ancora può resistere il ministro, che – teoricamente – a fine settembre dovrebbe presiedere il G7 della Cultura proprio a Pompei.
MILANO VIOLENTA TRA ’NDRANGHETA E ULTRAS: MUORE ANTONIO BELLOCCO (CLAN DI ROSARNO), ARRESTATO BERETTA, CAPO DEI SUPPORTERS DELL’INTER CHE DICE: “MI SONO DIFESO”. Un omicidio che, se ve ne fosse stato ancora bisogno, punta i riflettori sui rapporti tra il mondo degli ultras milanesi – in questo caso dell’Inter – e la ndrangheta che ha base in Lombardia. Teatro del delitto, Cernusco sul Naviglio; secondo una prima ricostruzione, la lite tra Antonio Bellocco, 36 anni e Andrea Beretta, 49 anni, è iniziata all’uscita della palestra di pugilato Testudo, in via Besozzi 2, dove si erano andati ad allenare. Al culmine dell’alterco, dentro una vettura Smart parcheggiata nel cortile, Bellocco avrebbe sparato con una pistola a Beretta. Nonostante fosse stato ferito ad una gamba, Beretta avrebbe accoltellato Bellocco alla gola, uccidendolo; per questo, è stato arrestato. Secondo la sua versione, si è trattato di una reazione difensiva. La Procura, oltre che sulla dinamica del delitto, indaga anche sui rapporti tra i due personaggi. Antonio Bellocco era considerato l’erede dell’omonima famiglia ‘ndranghetista, basata a Rosarno (Reggio Calabria); era il nipote del boss storico, e il figlio di Giulio Bellocco, morto nel gennaio scorso nel carcere di Opera dove si trovava detenuto in regime di 41 bis. Antonio Bellocco a sua volta aveva precedenti per reati di stampo mafioso. Dai primi riscontri, gli investigatori ritengono che il suo arrivo, da circa un anno, nel direttivo ultrà, avrebbe creato malumori nella “gestione” della curva. Beretta aveva precedenti per stupefacenti, lesioni e furto ed era stato sottoposto alla libertà vigilata. Sul Fatto di domani leggerete maggiori particolari su un delitto che potrebbe avere conseguenze sugli equilibri della criminalità stanziata a Milano.
GUERRA ISRAELE-HAMAS, GLI USA SPINGONO PER UNA TREGUA MA IL PREMIER NETANYAHU REMA CONTRO. WASHINGTON ACCUSA SINWAR E ALTRI 5 DIRIGENTI PALESTINESI DI TERRORISMO. Secondo una fonte ascoltata dal media israeliano Haaretz, il primo ministro israeliano Netanyahu resta convinto che la sua carica e il suo governo assieme agli alleati dell’ultra destra religiosa saranno garantiti sino a quando il conflitto con Hamas – scaturito dal massacro firmato il 7 ottobre dai fondamantalisti islamici– resterà attivo. E così, non è chiaro se Netanyahu intenda finalmente accettare la proposta elaborata dagli Stati Uniti e ascoltare le richieste dei parenti degli ostaggi che da giorni organizzano manifestazioni pubbliche. Secondo il Wall Street Journal, la Casa Bianca dovrebbe presentare una bozza rinnovata e più dettagliata, che includerà particolari su come si attuerà un cessate il fuoco a Gaza e lo scambio degli ostaggi presi da Hamas. Inoltre, la proposta specificherà anche per quanto tempo potrà durare la presenza israeliana nel corridoio Filadelfia, la lingua di terra tra Gaza e l’Egitto, che per Netanyahu è una condizione fondamentale. Gli Stati Uniti, inoltre, accusano sei dirigenti di Hamas di terrorismo, in relazione al massacro del 7 ottobre. Oltre al capo Yahya Sinwar, che si ritiene si nasconda nei tunnel sotterranei di Gaza, nel mirino della giustizia americana sono finiti tre personaggi che nel frattempo sono stati uccisi: Ismail Haniyeh, Mohammed Deif, e Marwan Issa. Sul giornale di domani leggerete le novità sul conflitto in Medio Oriente, che coinvolge anche il Libano – oggi Hezbollah ha sparato 65 razzi verso la Galilea – e la Cisgiordania.
LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE
Guerra Russia-Ucraina, raid di Mosca su Leopoli, sette morti tra cui tre bambini. Il bilancio è stato fornito dal sindaco della città ucraina, Andriy Sadovy. I feriti sono più di 40. Sul piano politico, domani il Parlamento ratificherà le dimissioni del ministro degli Esteri, Dmitro Kuleba. Per lui si ipotizza un posto da ambasciatore a Bruxelles. Il presidente Zelensky ha commentato il maxi rimpasto di governo: “Abbiamo bisogno di una nuova energia”.
Lampedusa, si capovolge barcone con migranti, 21 dispersi. Un barcone carico di migranti è naufragato in acque territoriali italiane. I militari della Guardia costiera hanno soccorso sette siriani. I superstiti raccontano d’essere partiti in 28 dalla Libia, lo scorso primo settembre. All’appello mancano anche tre bambini.
Giorgio Lovecchio, dal Movimento 5 Stelle a Forza Italia. Il deputato pugliese, eletto per la seconda legislatura, ha annunciato il passaggio a Forza Italia. Motivazione: la “svolta a sinistra” del leader dei 5S, Giuseppe Conte. “Lascio il Movimento 5 Stelle che nell’ultimo periodo ha inteso virare con decisione a sinistra, un perimetro che non coincide con la mia identità politica”. I più critici avanzano l’ipotesi che il deputato abbia voluto così aggirare il limite dei due mandati.
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