LA POLITICA sarà ancora protagonista sul Fatto di domani, perché gli ultimi segnali di distensione nella maggioranza non è detto che siano risolutivi. Cercheremo di capire quali sono le prossime mosse degli attori in campo, a partire dal presidente del Consiglio, passando per gli alleati più fedeli, per finire con Italia Viva, che continua a provocare. E in questo scenario, la destra sembra ricompattarsi anche attorno a promesse di poltrone. Andremo pure in Lombardia, perché ci sono novità sulla giunta Fontana, prossima a un rimpasto.
IL FOCUS sarà dedicato a chi sono i veri transfughi. Dopo l’appello di Giovanni Valentini, rilanciato dal direttore Marco Travaglio, gli elettori Pd sono in rivolta contro gli eletti passati a Iv che ora potrebbero far cadere il governo. Con un occhio ai cosiddetti “giornaloni”, che nell’ultimo mese si sono prestati, con interviste quotidiane, alle polemiche e alle richieste di Matteo Renzi e dei suoi.
NEL COMPARTO COVID faremo il punto sull’emergenza (oggi notizie positive dal vaccino italiano di Reithera), e in particolare sulla scuola, che continua a essere al centro dello scontro tra governo e regioni. Non solo: nel Cdm di ieri notte, più di qualcuno ha cercato di isolare la ministra Azzolina. I dati di oggi: 15.378 nuovi casi, 649 le vittime.
DEPOSITI RADIOATTIVI. È una delle notizie del giorno: la mappa delle aree idonee alla costruzione di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi di media e bassa attività non è più segreta, ma naturalmente questo ha dato anche il via libera ai No degli amministratori locali (e non solo: leggi la posizione del ministro Speranza).
GLI ESTERI ci porteranno in Israele, dove Jonathan Pollard, l’ex analista dell’unità di intelligence della Marina americana, arrestato nel 1985 dall’Fbi perché informatore del Mossad, è diventato il testimonial della campagna di Bibi Netanyahu. Potete leggerne di seguito un’anteprima. Avremo poi un documento ESCLUSIVO che prova come ad Julian Assange sia stato negato un diritto fondamentale.
NELLA SEZIONE RADAR, Selvaggia Lucarelli tornerà con un’intervista sulla serie Netflix sulla comunità di San Patrignano.
IL SECONDO TEMPO, infine: abbiamo letto in anteprima un romanzo che sta facendo molto discutere nel mondo: Un cazzo ebreo di Katharina Volckmer.
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Pollard, da spia a candidato di Bibi
di Fabio Scuto
Quattro, quattro, uno. Potrebbe essere questo, parafrasando il calcio, lo schema di attacco della campagna elettorale di Benjamin Netanyahu per il voto di primavera. Quattro gli accordi di normalizzazione firmati con Paesi arabi o musulmani (Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Sudan e Marocco), quattro i milioni di israeliani da vaccinare contro il Coronavirus entro le elezioni di marzo. E poi l’arrivo in Israele di Jonathan Pollard, la spia ebrea che rubava dati all’intelligence Usa per passarli al Mossad; dopo che era stato arrestato, nessun premier negli ultimi 30 anni era riuscito a ottenere il suo rilascio. Un successo che Bibi vuole sfruttare fino in fondo.
L’obiettivo di Netanyahu è chiaro: avviare una legislazione per porre fine al suo processo o una grazia che gli consentirebbe di rimanere in carica. Fintanto che riuscirà a mantenere il Likud e i partiti ultra-ortodossi alla loro forza attuale nelle urne, avrebbe solo bisogno di prendere uno o due partner tra i partiti rivali per avere una coalizione di maggioranza. In alternativa, se non riesce a mettere insieme una maggioranza di almeno 61 seggi alla Knesset, può trascinare le cose come premier nell’attuale governo di transizione fino a quando non verranno indette altre elezioni e poi fino a quelle successive. Bibi in questo gioco è un maestro senza pari, per lui la situazione è grave, non seria.
(continua a leggere sul giornale di domani)
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