STELLANTIS, 187 LETTERE DI LICENZIAMENTO NELL’INDOTTO. FIOM: “LE AZIENDE DELLA COMPONENTISTICA RISCHIANO DI CHIUDERE”. SCHLEIN: “FOLLE IL TAGLIO DI MELONI DA 4,6 MILIARDI, IL COLOSSO SI PRENDA LE SUE RESPONSABILITÀ”. La crisi di Stellantis mostra i suoi drammatici effetti sull’indotto. Stamattina sono arrivate lettere di licenziamento per tutti i dipendenti della ditta Trasnova (97 lavoratori ); altri 90 licenziamenti sono stati annunciati da Teknoservice e Logitech. Sono tre aziende della logistica scaricate da Stellantis, che non intende rinnovare i contratti in scadenza a fine anno. I lavoratori Trasnova sono in servizio nelle fabbriche Stellantis di Pomigliano d’Arco, Melfi, Cassino e Torino. I dipendenti Teknoservice e Logitech nello stabilimento di Melfi, ma secondo Uilt Basilicata la “stessa comunicazione è arrivata per gli impianti di Pomigliano d’Arco, Mirafiori, Piedimonte San Germano”. Cgil e Uil invocano l’intervento del governo per tutelare i posti di lavoro. Il 10 dicembre al Ministero delle imprese guidato da Adolfo Urso (FdI) è previsto un incontro: la Fiom chiede la presenza anche di Stellantis. “Quella di Trasnova è solo una delle tante aziende della filiera della componentistica che rischiano di chiudere, se il Governo non interviene in maniera decisa e imponga a Stellantis di rivedere le proprie strategie per l’Italia”, hanno dichiarato Samuele Lodi e Ciro D’Alessio della Fiom. Anche Elly Schlein, stamane davanti ai cancelli Stellantis di Pomigliano, ha chiamato in causa Meloni per la sforbiciata al comparto automotive: “Folle e assurdo che il governo abbia tagliato il fondo di 4,6 miliardi, per destinare quei fondi alle armi”. La segretaria dem ne ha anche per il gruppo guidato ora da John Elkann: “Stellantis si assuma le proprie responsabilità e non abbandoni l’Italia”. Sul Fatto di domani torneremo sulla situazione del colosso automobilistico e i destini dei lavoratori.
FRANCIA, MACRON APRE AD UN PREMIER SOCIALISTA, MA A DUE CONDIZIONI: FINE DELL’ALLENZA CON MELENCHON E TUTELA DELLA LEGGE SULLE PENSIONI. Giornate intense per il presidente Emmanuel Macron, alle prese con l’ennesima crisi di governo; per molti francesi il responsabile è lui, ma il capo dell’Eliseo non ha intenzione di farsi da parte; piuttosto, apre alla possibilità di un premier socialista. Ma a una condizione. il Ps deve interrompere l’alleanza con La France Insoumise di Jean-Luc Melenchon. Altro paletto imposto da Macron: il nuovo premier non deve buttare nel cestino la legge sulle pensioni. I socialisti hanno parlato dei loro punti fermi durante colloquio tra Macron e il leader Olivier Faure: “Non parteciperemo in alcun caso a un governo con un premier di destra” ha detto Faure, confermando di essere disponibile ad un “un primo ministro di sinistra”, senza che nell’alleanza entri la destra di Marine Le Pen. Cosa accadrà lo si vedrà nelle prossime ore; nel frattempo, l’Eliseo si prepara all’inaugurazione di Notre-Dame, prevista domani. Resta il dato negativo per Macron: un sondaggio di Odoxa-Backbone Consulting per Le Figaro, mostra come quasi la metà del Paese (il 46%) ritenga Macron responsabile dell’instabilità politica; molto più del Rassemblement National (11%) e del Nuovo Fronte Popolare (10%), che hanno votato a favore della mozione di sfiducia che ha fatto cadere il governo di Michel Barnier. Solo il 29% dei francesi dà la colpa a tutte le forze politiche che non sono riuscite a trovare un accordo. Sul giornale di domani leggerete le ultime notizie sulla crisi politica d’Oltralpe.
MEDIO ORIENTE, IN SIRIA I JIHADISTI AVANZANO SU HOMS. IL PRESIDENTE TURCO ERDOGAN ESCE ALLO SCOPERTO: “L’OBIETTIVO È DAMASCO”. I jihadisti continuano la loro marcia in Siria e promettono di prendere Damasco. Nel frattempo i combattenti puntano su Homs, mentre una parte degli insorti hanno già preso il controllo del valico con la Giordania. Anche Daraa e Suwayda, i due principali capoluoghi della Siria meridionale sono ora sotto il controllo delle forze anti-governative. A Homs lunghe file di civili si vedono lasciare la città, per sottrarsi alla battaglia. Ad Hama, dove i ribelli erano entrati ieri, sono stati abbattuti i simboli del regime, tra cui la statua del padre dell’ex presidente siriano, Hafez al-Assad. Al momento, non c’è traccia di reazione da parte dell’esercito fedele al presidente Assad, nonostante l’appoggio confermato al regime da parte di Russia e Iran. Il presidente turco, Erdogan, esce allo scoperto, nonostante nel colloquio recente con il presidente russo Putin avesse auspicato una soluzione politica: “La marcia dell’opposizione continua a Idlib, Hama e Homs, e l’obiettivo è, ovviamente, Damasco”. Il leader aggiunge: “Naturalmente, il nostro augurio è che questa marcia in Siria continui senza incidenti”. Appoggiando i jihadisti, Erdogan spera di avere mano libera al confine con la Siria, sia per rispedire i rifugiati che ha accolto anni fa, che per colpire ancor più duramente i curdi, che lui reputa “terroristi”. Sul Fatto di domani leggerete gli ultimi sviluppi della crisi siriana, e le novità sul Libano e la Striscia di Gaza. Ci sarà anche un reportage sulla Cisgiordania.
LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE
“Ingerenze russe” nelle elezioni in Romania, la Corte Costituzionale annulla il risultato del primo turno. Tutto da rifare, dopo il voto per le Presidenziali che aveva sancito il vantaggio dell’estrema destra con il candidato filo-russo Calin Georgescu. Il verdetto definitivo sarebbe dovuto arrivare con il ballottaggio dell’8 dicembre, tra due giorni, tra Georgescu e la candidata filo-Ue Elena Lasconi. Invece la Corte ha annullato tutto. Decisivi alcuni documenti riservati sulla piattaforma social TikTok, della società con base a Pechino ByteDance: la campagna elettorale dell’esponente filo-russo sarebbe stato favorita dalle condizioni vantaggiose offerte dalla piattaforma cinese.
“Prima della sanità obbligatorio tagliare altre spese”: la Consulta dichiara incostituzionale una norma della Manovra per il 2024. In un contesto di risorse scarse, “per fare fronte a esigenze di contenimento della spesa pubblica dettate anche da vincoli eurounitari, devono essere prioritariamente ridotte le altre spese indistinte, rispetto a quella che si connota come funzionale a garantire il fondamentale diritto alla salute di cui all’articolo 32 della Costituzione”. È il principio espresso dalla Corte costituzionale: prima di risparmiare sulla sanità, ci sono altre voci del Bilancio da tagliare, per far quadrare i conti rispettando i vincoli di bilancio. L’indicazione è contenuta nelle motivazioni di una sentenza che bocciava una norma della legge di Bilancio per il 2024.
Stati Uniti, TikTok perde l’appello: dovrà tagliare i legami con la casa madre cinese. La Corte d’Appello federale del District of Columbia ha confermato la legge che impone a TikTok di rescindere i legami con la casa madre cinese ByteDance; se non lo farà, sarà messo al bando negli Stati Uniti, entro la metà di gennaio. Secondo la Corte, che ha respinto il ricorso di TikTok, la legge non presenta sintomi di incostituzionalità. I responsabili del canale social avevano invocato il Primo emendamento, sostenendo di essere stati presi di mira ingiustamente.
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