LA POLITICA in primo piano sul Fatto di domani con la riscrittura del Recovery plan che si intreccia con lo scontro tra Renzi e Conte e dopo il lungo post del premier su Facebook. Andremo a vedere nella nuova versione del programma di aiuti chi ottiene cosa. Sempre in tema ci occuperemo dei contatti tra l’ex rottamatore e la destra e vedremo che cosa farà il Pd al riguardo. Poi andremo a vedere come leggono la situazione gli intellettuali di sinistra che tempo fa avevano firmato un appello per Conte. E la stoccata di Beppe Grillo a Renzi a colpi di Cicerone.
NELLE PAGINE COVID, oltre ai consueti dati di giornata (20.331 nuovi casi, 548 morti), andremo a capire l’entità della “terza ondata” in arrivo.
IL FOCUS sarà sui vaccini, partendo dalla notizia dell’Ema che ha dato il via libera al farmaco di Moderna. Nel comparto un approfondimento sui media sempre “pessimisti” su come sono andate (e vanno) le cose in Italia rispetto al Covid e alla vaccinazione. Poi un’intervista a Franco Locatelli del Consiglio superiore di Sanità che ci parlerà sia dei vaccini sia della terza ondata. Infine uno sguardo ai paesi europei (e non solo) per capire in che situazione versano (nel Regno Unito oltre 60 mila contagi in un giorno).
IN CRONACA il ritratto di Letizia Moratti, in pista per prendere il posto di Gallera alla Sanità lombarda.
L’ECONOMIA si occuperà dei bitcoin, il cui valore è salito in modo impressionante.
GLI ESTERI ci porteranno negli Usa con l’ultimo show di Trump al Congresso: chiede ancora di invalidare il voto, ma vedremo che ha ben poche possibilità di ottenere un risultato. Poi in Georgia dove i democratici hanno raggiunto un altro successo: andremo a vedere chi è Stacey Abrams, l’afroamericana che ha giocato un ruolo fondamentale per la vittoria.
NELLA SEZIONE RADAR le nostre firme, Franco Arminio, che scriverà su Salvemini, e il magistrato Piercamillo Davigo che inizia la sua collaborazione con il Fatto (di cui vi forniamo di seguito un’anticipazione) e che ci darà il suo punto di vista sulla situazione nelle carceri.
IL SECONDO TEMPO, infine, con un’inchiesta su cosa hanno fatto i nostri musei nel blocco per la pandemia, visto che il Louvre ha usato questa “pausa” per lavori di miglioramento. Poi il caso delle molestie di Duhamel e il libro di Kouchner che esce domani.
Carceri, sciopero senza buonsenso
di Piercamillo Davigo
Quando sento parlare di sciopero della fame il pensiero corre a persone disposte a mettere a rischio la propria vita per difendere, in modo non violento, principi che ritengono fondamentali.
Il Mahatma Ghandi scelse la non violenza come metodo di lotta politica contro il dominio britannico in India in coerenza con il suo insegnamento secondo il quale occhio per occhio rende tutto il mondo cieco. Altri, appartenenti ad organizzazioni che avevano fatto uso della violenza (come l’I.R.A.), ricorsero allo sciopero della fame da detenuti, chiedendo lo status di prigionieri di guerra. L’atteggiamento britannico fu molto diverso: nel caso di Ghandi le autorità non volevano rischiare che morisse in carcere; alcuni detenuti irlandesi, a fronte dell’intransigenza inglese, a partire da Bobby Sands morirono in carcere. In entrambi i casi si trattava di cose terribilmente serie.
Non credo che lo sciopero della fame a staffetta possa essere paragonato a quelle tragedie del XX secolo e neppure credo che i valori in gioco siano paragonabili. Come ci informa il Riformista del 2 dicembre 2020, nel caso dello sciopero della fame a staffetta, si protesta contro il sovraffollamento delle carceri, nel momento in cui il numero dei detenuti in Italia è il più basso da molti anni. In un’intervista Sandro Veronesi spiega (ed è il titolo del pezzo) che il Governo è troppo debole per far votare un’amnistia, “ma liberarli si può”.
(continua a leggere sul giornale di domani)
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