TERREMOTO NEL M5S: UN TRIBUNALE SOSPENDE LA NOMINA DI CONTE. A complicare ulteriormente la vita del Movimento 5 Stelle stavolta non c’è una mossa di Luigi Di Maio o dei suoi, ma una decisione del tribunale civile di Napoli. Dopo aver preso in esame un ricorso presentato da alcuni attivisti grillini, il giudice ha sospeso cautelativamente (cioè in attesa di giudicare nel merito la questione tra qualche mese), le delibere con cui, lo scorso agosto, il M5S ha modificato lo statuto e designato Giuseppe Conte come presidente. Il motivo principale della decisione è che quella votazione ha escluso gli iscritti da meno di sei mesi: quasi 82 mila persone, circa un terzo del totale, per cui la votazione non ha raggiunto il quorum. Di fatto, la decisione fa decadere con effetto immediato Giuseppe Conte come leader del Movimento e anche i cinque vicepresidenti. Ora i vertici cercano una soluzione. L’ex premier nel pomeriggio ha sentito i suoi vice, si è riunito con l’ex reggente Vito Crimi e con il notaio, poi ha dichiarato: “La mia leadership non dipende dalle carte bollate”. È già in programma per i prossimi giorni un’assemblea per sottoporre agli iscritti la ratifica delle delibere sospese. In molti si aspettano un intervento del fondatore Beppe Grillo. Sul Fatto di domani vedremo quali saranno le contromosse e come cambierà il Movimento dopo questa decisione.
RIFORMA DEL CSM: IL PD CON I BERLUSCONIANI PER DEPOTENZIARE IL CONSIGLIO. La ministra della Giustizia Marta Cartabia è stata ricevuta oggi pomeriggio a Palazzo Chigi per parlare con il premier Draghi della riforma del Consiglio superiore della magistratura. Una mossa che risponde al dibattito suscitato dal discorso di reinsediamento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sempre oggi è arrivata l’apertura del Partito Democratico alla proposta di istituire un nuovo organo di controllo, denominato Alta corte, che sarebbe incaricato di gestire i procedimenti disciplinari, esautorando di fatto il Csm dalla sua principale funzione (oltre a quella delle nomine dei procuratori). La proposta è stata avanzata dall’ex presidente della Camera Luciano Violante, ma è da sempre un progetto del centrodestra berlusconiano, come non hanno mancato di segnalare diversi esponenti di Forza Italia. Sul Fatto di domani vedremo che il disegno non è solo nefasto per l’ordinamento giudiziario, ma è anche di difficile attuazione. Ne parleremo con il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia.
SCUOLA, NUOVE REGOLE E VECCHI PROBLEMI. Da oggi sono in vigore le nuove norme per la scuola. Se quelle di prima erano caotiche, quelle di ora sembrano una giungla. Le due novità principali riguardano la didattica a distanza e la quarantena per i casi di contatto con un positivo. Entrambe spariscono per gli studenti vaccinati con tre dosi, mentre per gli alunni non vaccinati l’isolamento passa da 10 a 5 giorni. Il provvedimento è retroattivo, e sono circa 600 mila gli studenti tornati in classe oggi. D’ora in poi, fino a 4 casi positivi le lezioni proseguiranno in presenza. La realtà, però, è fatta di tanti casi particolari ed eccezioni che causano dubbi e disfunzioni. Le prime lamentele sono arrivate dai presidi: “Questo allentamento delle maglie costrittive ricade in gran parte sulle scuole. Nella giornata di ieri ci sono state comunicate tutta una serie di regole ma c’erano tantissimi errori che hanno mandato nel panico dirigenti scolastici e insegnanti”‚ ha sostenuto Mario Rusconi dell’Associazione presidi di Roma. Addirittura Agostino Miozzo, ex coordinatore del Comitato tecnico scientifico (dell’epoca del governo Conte 2), stamattina in un’intervista ha detto che se fosse uno studente protesterebbe anche lui: “Mi sembra che sia necessaria una laurea in Filosofia della scienza per comprendere e applicare queste disposizioni”. La microbiologa Maria Rita Gismondo ha definito le norme “incoerenti con la biologia del virus”. Sul Fatto di domani racconteremo questa prima giornata di regole allentate sulla scuola.
COVID, VIA LE MASCHERINE ALL’APERTO. IL PARADIGMA DEL “VA TUTTO BENE”. Nel frattempo il governo procede a smantellare le restrizioni anti-Covid per tutti. La notizia di oggi è che da venerdì diremo addio all’obbligo di mascherina all’aperto: lo ha fatto sapere il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. L’ordinanza dell’obbligo infatti scade il 10 febbraio e non verrà prorogata. Sempre venerdì riapriranno anche le discoteche e i locali da ballo, dopo mesi di buio. “Visto che i contagi sono in calo e la campagna vaccinale va molto bene, bisogna dare un segnale positivo ai cittadini”, ha detto Costa. Oggi i contagi sono poco più di 41.200 (lunedì scorso erano oltre 57 mila). Non scende, per il momento, la mortalità che oggi segna 326 nuovi decessi. In ogni caso nel discorso pubblico è ormai invalsa la tesi secondo cui l’epidemia è agli sgoccioli e la situazione tornerà presto sotto controllo. Addirittura c’è già chi ipotizza un’estate senza preoccupazioni pandemiche. Questo cambio di paradigma colpisce particolarmente se paragonato agli allarmi che ancora fino a un mese fa rimbalzavano tra governo e giornali. Sul Fatto di domani ci occuperemo di questa inversione di tendenza. Ricostruiremo l’andamento della quarta ondata negli annunci e di scienziati e politici, e parleremo di evoluzione della pandemia con lo scienziato Peter Doshi.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Mps silura l’ad. Il consiglio di amministrazione della banca ha ritirato le deleghe all’amministratore delegato Guido Bastianini. Al suo posto dovrebbe essere nominato Luigi Lovaglio, ex manager Unicredit ed ex amministratore delegato di Credito Valtellinese poi passato sotto il controllo della francese Credit Agricole.
L’udienza sui verbali di Amara. Il gup di Brescia ha concesso il rito abbreviato al pm milanese Paolo Storari, imputato insieme all’ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo per rivelazione del segreto d’ufficio in merito ai verbali degli interrogatori dell’avvocato Piero Amara sulla presunta loggia Ungheria. Per entrambi gli imputati, che ora seguiranno due iter giudiziari differenti, l’udienza è stata fissata il 17 febbraio.
Ucraina, Macron e Scholz si muovono tra Putin e Biden. Il presidente francese Emmanuel Macron è andato a Mosca per un colloquio con Vladimir Putin che ha l’obiettivo di allentare la tensione in Ucraina. Domani Macron andrà invece a Kiev. Stesso iter la prossima settimana anche per il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che oggi è in visita negli Usa da Biden.
Storia stupefacente della filosofia. Un saggio fuori dagli schemi racconta la relazione tra teorie filosofiche e l’uso di sostanze psicotrope, dai greci ai contemporanei.
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