STATI UNITI, I DOSSIER SUL TAVOLO DI TRUMP: IMMIGRAZIONE, SANITÀ, CONFLITTI. ZELENSKY LO ANTICIPA: “SU COME FINIRE LA GUERRA CON LA RUSSIA DECIDIAMO NOI: NESSUNA CONCESSIONE A PUTIN”. Donald Trump lo ha assicurato: con lui le guerre in corso si concluderanno presto. Per quel che riguarda il conflitto Russia-Ucraina, il Wall Street Journal ha pubblicato una anticipazione, che prevede la concessione a Mosca dei territori occupati in quasi tre anni di guerra. Una soluzione che al presidente Zelensky non piace. “La guerra è a casa nostra, e decidiamo noi”. Zelensky ha ribadito: “Noi ci difendiamo non dalle parole russe, ma dagli attacchi russi. Pertanto, abbiamo bisogno di un numero sufficiente di armi, non di sostegno nei negoziati. Gli abbracci con Putin non aiuteranno”. I conflitti nell’Est e in Medio Oriente sono solo una parte dei dossier sul tavolo del neo presidente: tra i temi caldeggiati in campagna elettorale ci sono stati l’immigrazione da bloccare al confine con il Messico, la sanità, ma anche la sua “vendetta” contro quegli apparati dell’amministrazione federale che lo hanno perseguito per diversi reati. Sul Fatto di domani leggerete un approfondimento sulle prime mosse di Trump, e sui componenti della sua squadra di governo. Di certo Elon Musk è diventato uno degli “uomini d’oro” del neo presidente con il suo contributo economico, e lui stesso ne ha beneficiato, guadagnando con l’elezione del tycoon altri 20 miliardi di dollari.
L’ITALIA E LA SPESA PER LE ARMI. IL MINISTRO CROSETTO: “IL 2% DEL PIL È IL REQUISITO MINIMO”. MA GIORGETTI FRENA: “OBIETTIVO NON COMPATIBILE”. Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha ribadito: è “assolutamente chiaro” che i Paesi membri della Nato dovranno spendere “molto più del 2% del Pil” nel settore della difesa. L’Italia non ha raggiunto questo traguardo. Ma il governo sembra avere al suo interno sensibilità diverse su come procedere. Il ministro della Difesa, Crosetto, nella sua relazione in commissione Esteri alla Camera ha detto: “Siamo ancora lontani dal famoso 2% del Pil entro il 2028, che ormai non è più un semplice obiettivo, ma un requisito minimo. Nelle ultime discussioni della Nato ormai quasi tutti i paesi parlano del 2 e mezzo%. Tralascio quelli che parlano del 3, del 4 o che hanno raggiunto il 4 o il 5, tipo la Polonia. Ma ormai parlano tutti, in primis gli Stati Uniti, la Francia, la Germania stessa, del 2 e mezzo %. Noi siamo lontani dal 2% entro il 2028”. Nel triennio 2024-2026, l’impegno dell’Italia prevede una spesa di 28,5 miliardi di euro. Se Crosetto sottolinea i ritardi, il ministro dell’Economia, Giorgetti, pensa invece che l’obiettivo richiesto dalla Nato sia poco compatibile con gli sforzi italiani: “Nonostante gli ingenti stanziamenti assegnati, l’obiettivo del 2 per cento del Pil richiesto dalla Nato risulta molto ambizioso e non del tutto compatibile sotto il profilo delle coperture”. Per Giorgetti il quadro è questo: “Alla luce degli stanziamenti previsti dal disegno di legge di bilancio, arriveremo alla percentuale dell’1,57% nel 2025, dell’1,58 nel 2026 e dell’1,61% nel 2027”. Sul giornale di domani leggerete altri particolari sulla questione delle spese belliche in Italia che le associazioni pacifiste contestano da tempo.
OMICIDIO VASSALLO, LA SVOLTA 14 ANNI DOPO: ARRESTATO UN COLONNELLO DEI CARABINIERI E ALTRE 3 PERSONE. Il sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, era stato ammazzato il 5 settembre 2010 con nove colpi di pistola nella frazione marittima di Acciaroli (Salerno). Oggi, 14 anni dopo il delitto, i carabinieri hanno arrestato 4 persone: si tratta del colonnello dell’Arma Fabio Cagnazzo, dell’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, dell’imprenditore Giuseppe Cipriano (detto “Peppe Odeon”), titolare di una sala cinematografica a Scafati, e di Romolo Ridosso, collaboratore di giustizia già appartenente al clan camorristico dei Loreto-Ridosso. Per tutti l’accusa è di concorso in omicidio volontario con aggravante camorristica. Il 28 luglio scorso, durante alcune perquisizioni, è emerso il movente dell’omicidio: Vassallo aveva scoperto un traffico di droga intorno al porto di Acciaroli, organizzato da un clan in combutta con carabinieri infedeli e imprenditori del salernitano, e stava per denunciarlo alla procura di Vallo della Lucania. Cioffi, che si trova già in carcere con l’accusa di traffico di stupefacenti, all’epoca era in servizio presso il nucleo investigativo guidato da Cagnazzo. Quest’ultimo, senza informare l’autorità giudiziaria, sequestrò le immagini di videosorveglianza di un negozio che affacciava sul porto di Acciaroli; nell’informativa, poi, indicò un litigio di Vassallo con uno spacciatore di origini brasiliane, Bruno Humberto Damiani, poi archiviato due volte dall’accusa di omicidio. Sul Fatto di domani ricostruiremo tutta la vicenda del sindaco “pescatore” e intervisteremo il fratello di Angelo, Dario.
LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE
Sciopero nazionale dei trasporti, l’ennesimo venerdì nero in Italia. A partire dalle 5.30 dell’8 novembre scatterà lo sciopero nazionale di 24 ore dei mezzi pubblici, proclamato da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna. Le sigle sollecitano “il rinnovo del contratto nazionale”, e denunciano la “carenza di risorse, la mancanza di politiche di programmazione, la riforma del settore e la salute e sicurezza sul lavoro”. Prevista anche una manifestazione a Roma, alle 10.30, davanti al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture.
Inchiesta Anas, l’ex parlamentare Denis Verdini rischia il processo, il figlio patteggia. La Procura di Roma ha chiuso il filone di indagine che coinvolge Denis Verdini nella vicenda legata alle commesse Anas; il figlio di Verdini, Tommaso, ha patteggiato 2 anni e 9 mesi, convertiti in lavori di pubblica utilità. L’atto di conclusione delle indagini, notificato alcune settimane fa, è stato depositato oggi in udienza. I magistrati contestano a Denis Verdini il reato di corruzione in concorso.
Milano, sequestrati due palazzi in costruzione e uno studentato. Sono 14 gli indagati nell’inchiesta milanese che stamani ha portato al sequestro di una residenza universitaria e di due palazzi in realizzazione con appartamenti, il cosiddetto progetto Scalo House. Tra loro, oltre a costruttori, progettisti e funzionari e dirigenti comunali, è indagato, così come in diversi altri fascicoli a Milano, Paolo Mazzoleni, in qualità di ex componente della Commissione paesaggio e anche come firmatario del progetto. Mazzoleni è l’attuale assessore all’Urbanistica a Torino. Tra i reati contestati nell’inchiesta abusi edilizi, lottizzazione abusiva e falso.
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