IL GOVERNO SCOPRE GLI EXTRA PROFITTI. CONTE: “MEGLIO TARDI CHE MAI”. IN BORSA CROLLANO I BANCARI. Il governo scopre gli extra-profitti. O meglio, solo una parte del governo e solo una parte dei guadagni stellari totalizzati dagli istituti, che hanno potuto approfittare dell’aumento dei tassi di interesse. Con una norma presentata nel Consiglio dei ministri di ieri, la maggioranza mette nel mirino le banche. Una tassa una tantum non sui profitti in generale, ma su una voce specifica: il margine di interesse, la differenza tra le percentuali incassate su prestiti e mutui e quella pagata sui conti correnti dei cittadini. Se questa differenza nel 2022 è stata superiore del 5% a quella del 2021 (oppure se quella del 2023 è superiore del 10% al 2021) si applica un prelievo del 40% (per un massimo del 25% del valore del patrimonio netto). Nel 2022 le prime 5 banche italiane hanno incassato profitti per quasi 12 miliardi di euro, nei primi 6 mesi del 2023 altrettanto. Non hanno però alzato proporzionalmente gli interessi pagati sui depositi. Per questo Matteo Salvini ha parlato di “norma di equità sociale”, promettendo che gli introiti andranno all’aiuto per i mutui prima casa e al taglio delle tasse. Si parla di miliardi di euro. Dieci, secondo gli istituti, che oggi gridano allo scandalo, tre secondo l’esperienza della Spagna dove la tassa è già realtà. In borsa i titoli bancari sono colati a picco, con perdite tra il 3% e il 10% e hanno affossato Piazza Affari (maglia nera, -2,2%) e le borse europee. Il mercato non se l’aspettava. Il testo del decreto non c’è ancora, poi ci sarà la conversione in Parlamento con cambiamenti possibili. L’esperienza del governo Draghi mostra che è difficile recuperare i soldi: sugli energetici si ottenne 1 miliardo su 10 previsti. Come vedremo sul Fatto di domani, inoltre non tutta la maggioranza era d’accordo con la misura, infilata all’ultimo per tentare di recuperare credito con gli italiani dopo il brusco taglio del Reddito di cittadinanza con un sms. Paolo Barelli di Forza Italia già si sfila e garantisce che in Parlamento il testo sarà emendato: “ Ci sono delle opinioni controverse”. Dall’opposizione, Giuseppe Conte l’ha letta così: il governo ha fatto una cosa grillina, ma doveva fare molto di più, per esempio toccando le aziende energetiche o rendere la tassa strutturale. Sul giornale di domani leggerete un colloquio con il leader 5S.
MELONI PER L’IMPUNITÀ: ADDIO LEGGE SEVERINO, TORNANO I SINDACI CONDANNATI. Era un cavallo di battaglia dei berlusconiani, ma oggi è diventato un obiettivo del governo Meloni, con tanti saluti ai valori storici della destra legalitaria. La modifica della legge Severino – per candidare i condannati nelle elezioni comunali – è prevista nel disegno di legge delega approvato ieri dal Consiglio dei ministri. È l’articolo due della riforma del Testo unico degli enti locali, per una “revisione organica delle disposizioni in materia di incandidabilità, ineleggibilità e incompatibilità” di sindaci e amministratori. Niente di definitivo: sarà il governo, entro 12 mesi, a stabilire i dettagli con i decreti legislativi. La legge Severino prevede l’incandidabilità, ineleggibilità e decadenza per i sindaci condannati in via definitiva. In caso di colpevolezza nel processo di primo grado, la norma stabilisce la sospensione della carica di sindaco per 18 mesi. Il governo vorrebbe abolire l’interruzione di un anno e mezzo dell’incarico. Ma l’area dell’impunità potrebbe allargarsi ulteriormente. Del resto oltre alle destre, anche Matteo Renzi e i sindaci democratici sono favorevoli alla revisione della Severino. Chissà se Elly Schlein avrà la forza e il desiderio di invertire la rotta. Perché i primi cittadini dem invocano a gran voce anche l’abolizione dell’abuso d’ufficio, bandiera del Guardasigilli Carlo Nordio. Il Quirinale e l’Europa chiedono di conservare il reato come presidio anti-corruzione. Vedremo cosa sceglierà Giorgia Meloni. La fiamma tricolore un tempo esultava per Paolo Borsellino, Antonio Di Pietro e il pool di Mani pulite. Sul Fatto di domani vi racconteremo che fine ha fatto la destra “legge e ordine” (prima della sterzata berlusconiana) e la battaglia del governo contro la legge Severino per l’impunità dei sindaci.
PICHETTO INCONTRA ULTIMA GENERAZIONE MA NON LI CONVINCE. CHI È IL NUOVO INVIATO SUL CLIMA DEL GOVERNO. Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha ricevuto oggi al ministero cinque attivisti di Ultima Generazione, gli ambientalisti radicali famosi per le loro azioni dimostrative tipo blocchi stradali o imbrattamenti di opere d’arte con vernici lavabili. L’obiettivo degli ecologisti è chiaro: abolizione dei sussidi alle aziende del fossile. UG ha presentato una proposta di legge ai partiti di opposizione e oggi l’ha portata sul tavolo del ministro (“Farebbe risparmiare 5 miliardi”, dicono). Non è andata bene. “Ci hanno ascoltato, ma il governo si sta muovendo troppo lentamente e in modo insufficiente”. Così, le azioni e i blocchi andranno avanti. Un invito al confronto è arrivato agli attivisti anche da Sinistra italiana e Verdi. Ieri il governo ha nominato (finalmente) il suo inviato speciale sul Clima, ossia la figura responsabile dei rapporti con le Cop e gli altri organismi internazionali che si occupano di ambiente. Si chiama Francesco Corvaro, è un fisico e viene dall’area di Fratelli d’Italia. Sul Fatto di domani leggerete un suo profilo. Sempre in tema ambientale, torneremo in Emilia-Romagna sui luoghi dell’alluvione e vedremo quanto poco è stato fatto, mentre i rischi di prossimi eventi distruttivi aumentano. Ogni martedì esce la newsletter sull’ambiente Fatto For Future: qui l’ultimo numero, dove parliamo anche della repressione della Germania contro il ramo tedesco di Ultima generazione.
GUERRA IN UCRAINA. CREMLINO: “NESSUN SUCCESSO A GEDDA”. CNN: “L’OCCIDENTE PESSIMISTA SULLA CONTROFFENSIVA DI KIEV”. Dopo la (tenue) ripresa dei negoziati con l’incontro di Gedda in Arabia Saudita, gli scontri sul campo non si fermano. In Ucraina, nella notte, l’allarme antiaereo è scattato in sei regioni (Zaporizhzhia, Donetsk, Dnipropetrovsk, Poltava, Sumy e Kharkiv). Ieri missili russi hanno colpito la città di Pokrovsk, nel Donetsk: 7 morti, mentre il numero dei feriti è salito ad 88. Kiev ha denunciato l’attacco contro civili inermi, secondo Mosca sarebbe stato colpito un avamposto militare ucraino. Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky, ha le idee chiare: l’offensiva di Putin sarebbe la risposta al vertice di Gedda, andato in scena con l’eloquente assenza del Cremlino. “La Russia sta dicendo a tutti che non ascolterà nessuno, non reagirà a nulla, non concorderà nulla con nessuno” ha dichiarato il braccio destro del presidente. Intanto, Zelensky ha rivendicato il successo dell’iniziativa ucraina sul fronte di Bakhmut, dove i russi sarebbero alla disperazione. Ma la controffensiva di Kiev suscita sempre più perplessità. La Cnn cita fonti occidentali “deluse” dagli scarsi successi, con l’autunno che si avvicina e le speranze di riconquistare territori ormai al lumicino. “È il momento più difficile della guerra”, ha affermato un deputato democratico Usa dopo un incontro con comandanti americani. “Kiev non ha ancora superato la prima linea di difesa russa”, nota un diplomatico occidentale. Ieri Erdogan aveva annunciato la volontà di proporre a Putin un cessate il fuoco. Ma la via appare in salita. La Russia ha bocciato senza appello le conclusioni del vertice di Gedda. Parleremo di pace e di guerra in un’intervista ad Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio, che leggerete sul Fatto di domani.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Revisionismo strage di Bologna, De Angelis salvato da Rocca. Il presidente del Lazio, Francesco Rocca, dopo “lunghe riflessioni e un attento e sincero confronto” ha deciso di non destituire dal suo incarico Marcello De Angelis, che continuerà a guidare la comunicazione istituzionale della Regione. De Angelis nei giorni scorsi aveva negato le responsabilità neofasciste nella strage di Bologna del 2 agosto 1980 e affermato di essere certo dell’estraneità ai fatti di Francesca Mambro, Giusva Fioravanti e Luigi Ciavardini, i tre terroristi neri condannati in via definitiva per l’attentato.
Messina Denaro, l’avvocato “condizioni di salute peggiorate, non può stare in carcere”. Secondo uno dei suoi avvocati, Alessandro Cerella, si sarebbe aggravato il quadro clinico di Matteo Messina Denaro. Il boss di Cosa Nostra si trova detenuto al 41 bis nel supercarcere de L’Aquila. “Non è più nella condizione di stare in carcere” sostiene il legale. Nel pomeriggio è stato trasferito all’ospedale San Salvatore del capoluogo abruzzese.
Salario minimo, il governo incontra le opposizioni l’11 agosto. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Alfredo Mantovano ha comunicato che nel pomeriggio di venerdì 11 agosto una delegazione del governo guidata dalla premier Giorgia Meloni incontrerà le forze politiche di opposizione per ascoltare le loro proposte sul tema del salario minimo. All’incontro non parteciperà Italia Viva. Le opposizioni si sono riunite online per coordinarsi, all’appello mancava Italia Viva.
Covid, stop ai dati dalle regioni all’Iss e Ministero. Con la fine dell’isolamento per i positivi, la norma approvata nel decreto dal Cdm di ieri sancisce anche la fine dell’obbligo per le Regioni di comunicare quotidianamente il numero dei nuovi contagi al Ministero della Salute e all’Istituto Superiore di Sanità.
OGGI LA NEWSLETTER FATTO FOR FUTURE
Germania, eco-attivisti aggrediti dai cittadini (spinti dai media)
di Cosimo Caridi
Da mesi, sui social media, circolano decine di video in cui sono registrate offese e insulti che gli automobilisti riversano sugli attivisti di Ultima Generazione. In diversi casi sono state documentate violenze e aggressioni durante i blocchi stradali. In Germania la giustizia ha iniziato a lavorare su alcuni di questi incidenti. Secondo una ricerca dell’emittente radiofonica Rbb la polizia ha avviato almeno 142 indagini per atti violenti contro gli ambientalisti. Hanno risposto alle richieste di informazioni 47 commissariati confermando che 99 di questi attacchi contro i manifestanti si sono verificati a Berlino. Nomi e generalità degli indagati non sono stati resi pubblici, ma le autorità hanno condiviso i dettagli di alcune di queste aggressioni.
(continua a leggere)
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