LA POLITICA in primo piano sul Fatto di domani con l’incontro decisivo per capire le reali intenzioni del partitello di Renzi. Vertice a cui parteciperanno non solo i capi delegazione ma anche alcuni esponenti dei partiti della maggioranza. A questo punto l’ex rottamatore farà cadere il governo come minaccia? E nel caso di rimpasto sarà necessaria una nuova fiducia? Vedremo i precedenti della storia politica italiana. A questo proposito è ormai passato un mese da quando le ministre di Italia Viva hanno annunciato di avere “le valige pronte”. Vedremo anche cosa pensano all’estero di una crisi di governo in piena pandemia e con il piano del Recovery Fund da gestire.
NELLE PAGINE COVID, oltre alla consueta analisi dei dati di giornata (17.533 nuovi casi e 620 morti), andremo a vedere come si ricompone il quadro italiano dopo il blocco per le festività, con molte Regioni che resteranno in zona arancione visto che il famoso indice Rt è superiore all’1%. Poi la Germania dove la situazione è sempre più drammatica. In tema mascherine ci occuperemo della truffa dei dispositivi cinesi, in particolare di come hanno speso i soldi i presunti ideatori del raggiro. Infine un punto sull’inattività di Bertolaso. Andremo poi in Lombardia dove c’è stato il rimpasto in giunta: la nostra Selvaggia Lucarelli ci spiegherà che cosa farà ora l’ormai ex assessore Gallera.
IL FOCUS sarà dedicato alla sentenza sulla strage di Viareggio. Un verdetto che spalanca le porte della prescrizione per i reati più gravi. Vi racconteremo cosa hanno deciso i giudici e le reazioni dei parenti delle vittime che attendono da anni una giustizia che non arriva.
L’ECONOMIA si occuperà degli enormi ritardi di Open Fiber e di quello che sta pensando di fare il governo al riguardo. Poi le minacce che arrivano dagli Usa all’Italia solo perchè si sta occupando di nuovo della web tax, cercando di fare pagare il giusto ai colossi americani. Vedremo quali rappresaglie minaccia.
NELLA CRONACA le motivazioni della sentenza sulla strage di Bologna.
NEGLI ESTERI ancora gli Usa, dopo la gravissima occupazione del Congresso. A tenere banco ancora la discussione su come raffreddare la crisi, dopo il tardivo mea culpa di Trump su Twitter che ha annunciato anche che non ci sarà alla cerimonia di passaggio di consegne. Altro tema è se invocare l’impeachment per il presidente, cosa che Biden per ora non vuole. Punteremo anche sul ruolo dei social, in particolare Facebook, che ormai sono parte integrante della politica.
NELLA SEZIONE RADAR la nostra firma, Daniela Ranieri, che si cimenterà sui riferimenti letterari del “golpe Usa” (di cui potete leggere di seguito un’anticipazione).
IL SECONDO TEMPO, infine, gli scritti inediti del giovane Verga e il consueto appuntamento con Che C’è di bello, il nostro inserto di cinema, serie tv, teatro e letteratura.
Scopri le nostre newsletter. Clicca qui
Il blob tossico del Trump attack
di Daniela Ranieri
La tersa e scabra profezia di Marx – la Storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa – ha rintoccato la sua mezzanotte il 6 gennaio 2021 a Washington. A guardare le immagini dell’assalto a Capitol Hill, sede del Governo degli Stati Uniti, sembrava si fossero dati convegno i detriti più eloquenti di un secolo di fantascienza, cinema (colto o B-movie), televisione, fumetto, intrattenimento e paccottiglia di Internet.
Un’esplosione semiotica, un trionfo di segni che si annichilivano nell’opposto della baldanza, in una realtà mortifera e parodica della libertà e dell’individualismo americano. Una processione di freak, che non nel corpo biologico, ma nel secondo corpo, quello “semiotico”, acquisito col latte di crescita della cultura pop americana e delle sue degenerazioni recenti, portavano addosso i segni di una volontaria cessione di sovranità personale a favore di un’immaginaria sovranità americana, bigotta e fondamentalista. Lo “sciamano” mezzo nudo con le corna vichinghe, i giovani conciati come i druidi dei videogame o in mimetica e sandali da trekking, donne e uomini “normali” in cui ogni segno dell’ordinarietà da fruitori di Tv del pomeriggio era esacerbato da un dettaglio iperrealista: la tenuta da tagliatore del prato della domenica arricchito dalla scritta “6MWE”, sigla nazista per “Six Million Wasn’t Enough”, sei milioni non è stato abbastanza, in riferimento all’Olocausto. Con buona pace dei trumpiani nel mondo, anche nostri, che hanno creduto all’elezione di Trump come a un trionfo dei popoli genuini contro le élite ipersofisticate.
(continua a leggere sul giornale di domani)
Scrivici a: newsletter@ilfattoquotidiano.it
|