USA, 500 MISSILI PER L’UCRAINA PRIMA DELL’INSEDIAMENTO DI TRUMP. IL CREMLINO: SOLUZIONE IN UN GIORNO? “RETORICA”. Nuove armi all’Ucraina, in fretta, prima del 20 gennaio quando Trump si insedierà ufficialmente alla Casa bianca. Secondo il Wall street journal, il Pentagono invierà 500 missili intercettori in Ucraina per rafforzare i sistemi di difesa aerea. La consegna è prevista entro la fine dell’anno, per eludere la possibile stretta trumpiana al sostegno alle truppe di Zelensky. L’Alto rappresentante per la politica estera europea, Josep Borrell, giunto a Kiev ha rassicurato e instillato il dubbio: “Continueremo a sostenere l’Ucraina, ma nessuno sa cosa farà la nuova amministrazione Trump”. Sul terreno, il Cremlino sta conducendo “una delle più potenti offensive”, aveva dichiarato giorni fa il capo di stato maggiore dell’esercito ucraino, Oleksandr Syrsky. Trentadue droni russi sono stati abbattuti su 10 regioni ucraine, mentre 18 sono andati “persi”. La notte scorsa, la Federazione ha lanciato 51 droni: 32 abbattuti dalle difese aeree di Kiev, secondo l’aviazione ucraina. L’attacco è concentrato sulla città di Odessa, ha riferito la testata Ukrinform, con il bilancio di almeno una donna morta e 13 feriti (inclusi due bambini). Il viceministro degli Esteri russo, Sergei Riabkov, ha ribadito come il filo della comunicazione con gli Usa non sia mai stato “tagliato”. Al contempo, ha smontato la propaganda trumpiana sulla soluzione “in un giorno”, bollandola come “retorica”. “Non ci può essere una soluzione semplice”, ha dichiarato Riabkov. L’altro fronte è in Medio Oriente. La testata qatariota Al-Araby ha smentito il Times of Israel: nessuna richiesta sarebbe giunta ad Hamas per lasciare Doha. Il Qatar ha abbandonato il ruolo di mediatore accusando Usa e Israele di rifiutare “di negoziare un accordo in buona fede”. Nella Striscia proseguono gli attacchi. A Gaza City e Khan Younis, questa mattina, almeno 14 civili i civili uccisi durante i raid delle Idf sulla scuola Fahd al Sabah, ha riferito l’agenzia di stampa palestinese Wafa. Sul Fatto di domani vi racconteremo i due fronti bellici sull’agenda di Donald Trump, con una nuova radiografia dei flussi elettorali per comprendere la debacle democratica. Tra i ranghi dell’asinello volano gli stracci, con Nancy Pelosi a puntare il dito contro Biden per le dimissioni tardive.
NAPOLI, L’ENNESIMA VITTIMA È IL 18ENNE ARCANGELO CARRERA: SPARI ALL’ALBA IN CENTRO STORICO. CITTADINI IN PIAZZA, IL SINDACO MANFREDI: “NON FACCIAMO ABBASTANZA”. Un altro morto per le strade di Napoli. Il 18enne Arcangelo Correra, ferito da un colpo di pistola alla testa, all’alba nella centralissima via dei tribunali, è deceduto poche ore dopo all’ospedale Vecchio Pellegrini. Non è chiara la dinamica della tragedia. L’ipotesi degli inquirenti è un gioco finito male, con il colpo partito per sbaglio. È la ricostruzione fornita da due ragazzi, insieme a Correra al momento dello sparo, poi portati in questura. Una versione corroborata da un proiettile trovato a terra, nel luogo dove è partito il colpo. Uno dei testimoni è il cugino della vittima, fratello minore di Luigi Caiafa, ucciso a 17 anni nel 2020, da un poliziotto durante un rapina. A Napoli, la notte tra il 23 e 24 ottobre Emanuele Tufano (15 anni) è stato ucciso a colpi di pistola in Corso Umberto. Il 19enne Santo Romano è stato invece assassinato in piazza Raffaele Capasso, a San Sebastiano al Vesuvio, in provincia di Napoli, la notte tra l’1 e il 2 novembre. In piazza del Gesù, proprio oggi si sono radunati cittadini e associazioni per un’assemblea pubblica intitolata “Liberiamo Napoli dalle violenze”. Un evento organizzato da Libera Campania in collaborazione con l’Arcidiocesi di Napoli: alla chiamata hanno risposto i gruppo anti camorra, sindacati e cooperative sociali, ma anche il nostro giornale con la Fondazione umanitaria Il Fatto Quotidiano. Presenti, tra gli altri, il padre comboniano Alex Zanotelli, il sindaco Gaetano Manfredi ed esponenti della giunta comunale. Il primo cittadino ha ammesso: “Ciò che viene messo in campo dalle istituzioni in chiave di controllo della violenza non è mai sufficiente”. Sul Fatto di domani, la cronaca del dramma e la piazza per la legalità.
M5S VERSO LA COSTITUENTE: DIETRO IL DUELLO CONTE-GRILLO, L’IPOTESI DI CAMBIARE NOME E SIMBOLO. TUTTI GLI SCENARI ALL’ORIZZONTE. Il M5s, con l’assemblea costituente del 23 e il 24 novembre, potrebbe essere rivoltato come un guanto. All’ordine del giorno c’è anche il cambiamento del nome del simbolo, oltre ai poteri del garante Beppe Grillo e il limite dei due mandati elettivi: come aveva anticipato Il Fatto Quotidiano. Ieri il Movimento ha pubblicato sul suo sito l’elenco dei 12 temi (ciascuno associato ad un report) sul quale si discuterà e voterà. È il frutto del lavoro iniziato ad agosto, proseguito con la scelta di 360 nomi estratti a sorte, per confrontarsi sulle questioni chiave nel nome dell’intera comunità pentastellata. Non è neppure escluso il cambio radicale, anche se il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri ci crede poco: la ‘nuova’ forza politica “si chiamerà Movimento 5 Stelle, avrà sempre la V rossa al centro del simbolo, le cinque stelle, e soprattutto avrà Giuseppe Conte come leader politico”. Silvestri ammette la distanza siderale tra Conte e il Fondatore: “Nel suo ultimo video Grillo ha detto che rivendica il diritto all’estinzione del M5s, noi rivendichiamo il diritto al rilancio. Due visioni diverse, vedremo quale prevarrà”. Il tema chiave è il settimo della lista: “Revisione dello Statuto per discutere dei ruoli del Presidente e del Garante, il nome e il simbolo del Movimento e la riorganizzazione dei Gruppi territoriali”. Il ruolo del presidente, vestito da Giuseppe Conte, potrebbe scontare l’incompatibilità con altri incarichi istituzionali, come la presidenza del Consiglio dei ministri. La figura del Garante, invece, potrebbe scomparire con il possibile addio a Beppe Grillo. Il prossimo passo, decisivo, sarà la pubblicazione dei quesiti sui quali si esprimerà il voto online degli iscritti. Appuntamento finale al Palazzo dei congressi di Roma il 23 e 24 novembre, dopo le urne in Emilia-Romagna e Umbria. Sul Fatto di domani approfondiremo gli scenari all’orizzonte del M5s con un’intervista al politologo Marco Revelli.
LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE
Bologna, tensione per il corteo di CasaPound: scontri tra la polizia e gli antagonisti. Le forze dell’ordine, in tenuta antisommossa, sono entrate in contatto con i manifestanti di sinistra sulla scalinata del Pincio. Gli antagonisti – circa 900 – avevano raggiunto l’area vicina al gruppo di estremisti di Casapound. Ad un certo punto in tanti dal corteo antagonista si sono diretti con il volto coperto verso il parco della Montagnola fin sulla scalinata, dove è salita la tensione con le forze dell’ordine tra lanci di fumogeni e petardi. Nel pomeriggio si è sciolto il corteo di Casapound, mentre le forze dell’ordine hanno bloccato un gruppo di circa 200 anarchici in via Irnerio, non lontano dai giardini della Montagnola. “Ci sono stati attimi di tensione, perché non siamo riusciti ad arrivare nella piazza che avremmo dovuto raggiungere”, ha detto il portavoce di CasaPound Luca Marsella. Elly Schlein ha lanciato l’appello: “Le organizzazioni neofasciste siano sciolte, andava fatto già da tempo”.
Mattarella in Cina: “Pure Pechino si adoperi per porre fine alla guerra”. Il presidente della Repubblica ha lanciato un duplice appello durante la visita all’università di Pechino. Da una parte, ha invocato la fine dei dazi per le esportazioni, con “la rimozione delle barriere che ostacolano l’accesso al mercato cinese di prodotti italiani di eccellenza”. Dall’altra, un messaggio per la pace in Ucraina: “Desidero esprimere l’aspettativa che la Cina faccia uso della sua grande autorevolezza sul proscenio internazionale per ribadire la sua tradizionale posizione a sostegno delle norme di convivenza della comunità internazionale, adoperandosi per porre termine alla brutale aggressione russa all’indipendenza e alla integrità territoriale dell’Ucraina”.
Airbnb, a Fireze bloccate con adesivi le macchinette per le chiavi: protesta degli attivisti contro l’overtourism e gli affitti brevi. Flashmob di protesta contro gli affitti breve a Firenze, proprio mentre si sta svolgendo il Forum internazionale del turismo, all’esterno della Fortezza da Basso. Una decina di manifestanti del comitato “Salviamo Firenze” hanno esposto uno striscione con scritto “la città muore di turismo selvaggio e speculazione“. Nella notte, inoltre, sono state messe delle X con del nastro adesivo rosso su alcune keybox, ovvero i contenitori per le chiavi che permettono di fare da soli il check-in e che si trovano solitamente all’esterno delle case. Sopra questi contenitori di metallo, considerati il simbolo dell’overtourism, hanno attaccato anche la scritta “salviamo Firenze per viverci”. Non è la prima protesta simile che avviene in Italia: negli ultimi mesi sono state diverse le azioni che hanno sabotato una serie di keybox di Roma e Bologna con atti rivendicati da “Robin Hood”.
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