Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Questa settimana nel nostro inserto vi raccontiamo cosa accadrebbe se il minstro Raffaele Fitto traslocasse davvero a Bruxelles. Il meloniano oggi dirige il dicastero per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr. In pratica, il dominus degli investimenti pubblici. Ma la premier è in trattativa con Ursula von der Leyen: in cambio dei voti di Ecr per il bis a capo della Commissione, Meloni potrebbe chiedere un ruolo di peso per Fitto nel nuovo governo Ue. Come la deleghe al Bilancio e al Pnrr, oppure la casella di vicepresidente. In tal caso, il suo successo nel governo italiano, dovrà sbrogliare una matassa intricata, sul Piano di Ripresa e sui Fondi di Coesione.
Un’altra grana per Giorgia Meloni sono i fondi per la sanità. Le Regioni hanno denunciato come uno “scippo” il taglio di 1,2 miliardi al Piano nazionale complementare (Pnc), compiuto mesi fa. Da allora, il governo non ha fatto marcia indietro e ora le Regioni valutano il ricorso alla Corte Costituzionale. Ma ad essere a rischio è il futuro della sanità territoriale, sbandierata come una panacea al tempo della pandemia.
Passiamo all’istruzione, da sempre afflitta dalla carenza dei fondi. Il ministro Valditara promette di recuperarli dai privati, grazie alla neonata “Fondazione per la scuola italiana”. Un’entità non profit targata UniCredit, Autostrade, Leonardo, Enel e Banco Bpm. La Fondazione intende raccogliere 50 milioni di euro entro il 2029: 10 sono già disponibili. Ma sono gli stessi colossi che hanno “eluso” la tassa sugli extraprofitti non versando un euro nella casse dello Stato.
Infine, Clara Mattei firma l’analisi del libro “Vent’anni di rabbia”, del politologo Carlo Invernizzi-Accetti, professore alla City University of New York. Secondo il docente, le prime due decadi del XXI secolo “possono essere descritti come un ventennio di rabbia”, alimentata da motivi economici: dai populismi ai no global, dai no vax al Metoo.
Per la rubrica sulle criptovalute, Nicola Borzi ci racconta l’ingresso nel mercato del gigante giapponese Sony.
Buona lettura.
Sony sbarca negli exchange cripto grazie al crack FTX
di Nicola Borzi
A distanza di oltre un anno e mezzo, il fallout del crack di FTX di Sam Bankman-Fried sta creando ancora nuovi effetti: la bancarotta dell’exchange di criptovalute di fatto ha permesso al gigante giapponese Sony di entrare nel settore degli exchange cripto a prezzo vile. Sony sta infatti pianificando di riavviare l’exchange di criptovalute Whalefin, acquistato l’anno scorso dal prestatore di criptovalute Amber Group, con una nuova app.
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