Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Questa settimana nel nostro inserto, con Nicola Borzi, vi parliamo del biocarburante, un business in crescita per via della transizione energetica. L’Italia – unico Paese Ue – il 10 settembre 2023 al G20 è entrata tra i 9 Stati fondatori dell’Alleanza globale per i biocarburanti. Ma il settore è spaccato: da un lato i produttori del classico biodiesel da fonti vegetali, riuniti in un gruppo che fa capo ad Assitol, l’associazione dei produttori di olio, dall’altra l’Eni, unico produttore nazionale di Hvo (olio vegetale idrotrattato), biocarburante ottenuto idrogenando oli esausti, scarti di grasso animale e oli vegetali. Il cane a sei zampe, tuttavia, punta a divorare l’intera torta.
Carlo Di Foggia racconta come oltre all’Eni, anche il gruppo privato Bonifiche ferraresi punti molto sul biocarburante. Quest’ultima è una creatura della galassia Coldiretti, l’associazione che detta legge in agricoltura e al ministero. Entrambi i gruppi procedono a colpi di investimenti milionari.
Marco Palombi ci porta nelle aree dove non arriva la banda larga di internet. Zone spesso poco popolose, dove non è redditizio allacciare le abitazioni alla rete. Per sopperire al “fallimento del mercato”, è lo Stato a risolvere il problema. Almeno sulla carta, perché in un decennio i lavori non sono ancora finiti. E la relazione della Corte dei Conti sulla Manovra per il 2025 certifica l’ennesimo ritardo di Open Fiber, la società di Cdp e del fondo Macquarie che ha il mandato per realizzare la banda ultra in quelle aree.
In Inghilterra, il primo ministro laburista Keir Starmer prova a risalire la china dei sondaggi tassando i ricchi. Dopo gli scandali e il declino della popolarità, la luna di miele sembrava già finita poco dopo le elezioni. Ma la “manovra di classe” ha aiutato Keir Starmer a risalire leggermente nel consenso.
I grandi gruppi delle telecomunicazioni annaspano in Italia. Tra il 2010 e il 2023, hanno visto i ricavi scendere di 14,7 miliardi, a quota 27,2, mandando in fumo il 35% del fatturato, più degli altri principali Paesi europei. Quanto basta per allarmare l’ad di Tim, Pietro Labriola, secondo il quale “il settore è al capolinea” e resta “difficile andare avanti così”. Ma così come? Con un mercato dove ci sono 5 operatori alle prese con una guerra dei prezzi al ribasso, a totale vantaggio dei clienti, ma con i ricavi aziendali in calo.
Il governo che ha messo la natalità al centro del suo programma sta tagliando alla chetichella gli asili nido nelle aree più svantaggiate del Paese, Mezzogiorno in testa. Meloni tace, malgrado le indicazioni dei sindaci, del Terzo settore e persino di Banca d’Italia in audizione sulla Manovra.
Infine, per la rubrica sulle criptovalute, analizziamo il volo del Bitcoin oltre gli 82mila dollari. Da mercoledì scorso ha guadagnato circa 8mila dollari, che portano il rialzo dell’ultimo anno al 118%, oltre il doppio in 12 mesi. Quello raggiunto oggi è il valore più alto di sempre.
Buona lettura
Bitcoin oltre gli 82mila dollari. Record favorito dalle promesse di Trump e dal taglio Fed
di Mauro del Corno
Le quotazioni del bitcoin superano gli 82mila dollari, nel prosieguo della corsa innescata dalla vittoria di Donald Trump. Il prossimo presidente statunitense ha promesso di fare degli Usa “l’hub mondiale delle criptovalute” varano una legislazione favorevole per le monete digitali.
(Continua)
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