Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico: oltre agli articoli del nostro inserto, ecco in esclusiva un’inchiesta del Financial Times sui rischi che Pechino corre sulla Nuova via della seta.
Buona lettura.
Altro che “progetto del secolo”: la Cina arretra sulla Nuova via della seta
di James Kynge e Jonathan Wheatley
Nel maggio del 2017, davanti a una platea di quasi 30 capi di Stato e più di 130 delegati di altri paesi riuniti a Pechino, Xi Jinping lo aveva battezzato “il progetto del secolo”. Eppure non ci è voluto molto perché la corazzata della Belt and Road Initiative cominciasse a perdere pezzi.
L’espressione di Xi Jinping era tutt’altro che un’iperbole: con il progetto della Nuova via della seta la Cina prometteva di spendere circa mille miliardi di dollari nel finanziamento di infrastrutture nei paesi in via di sviluppo in tutto il mondo. La quasi totalità dei fondi sarebbe venuta da istituzioni finanziarie proprie. Al netto dell’inflazione, la cifra supera di circa sette volte l’investimento degli Stati Uniti nel Piano Marshall per ricostruire l’Europa dopo la seconda guerra mondiale, secondo i calcoli di Jonathan Hillman, analista del Center for Strategic and International Studies di Washington.
Tuttavia, a leggere gli ultimi dati, la realtà della Nuova via della seta sembra discostarsi nettamente dai sogni di gloria di Xi Jinping. Quello che era stato concepito come il più grande programma di sviluppo del mondo si sta trasformando per la Cina in una potenziale crisi del debito estero, la prima che il Paese abbia mai affrontato. È successo che i prestiti erogati dalle istituzioni cinesi deputate a finanziare la Belt and Road Initiative sono crollati, e con loro anche gli accordi bilaterali con i governi esteri. Non solo, a poco più di tre anni dal lancio del progetto Pechino si trova impantanata in una serie di trattative per la rinegoziazione del debito con una miriade di paesi.
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