Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Questa settimana nel nostro inserto, il consorzio giornalistico Investigate Europe racconta i legami tra Big Pharma e le associazioni dei pazienti: le seconde incassano ingenti finanziamenti dalle prime, talvolta ne diventano dipendenti economicamente, con il rischio di minare l’imparzialità delle scelte e adombrare possibili conflitti di interesse. Ad esempio: la Federazione europea delle associazioni di pazienti affetti da allergie e malattie delle vie respiratorie (Efa) ha ricevuto quasi 640.000 euro; nel 2022 circa due terzi delle sue entrate provenivano dall’industria. Le associazione dei pazienti, nei paesi anglofoni (Uk, Canada, Usa e Australia), danno un parere sui farmaci prima che sia autorizzata la vendita. A livello europeo, le associazioni sono coinvolte nelle decisioni di Ema, l’Agenzia europea per i medicinali. In Italia, nel 2022, hanno ricevuto oltre 12 i milioni di euro. Ail (Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma) è l’organizzazione dei pazienti più finanziata, l’unica a superare il milione di euro.
Con Giuliano Garavini parliamo di privatizzazioni, la medicina scelta dal governo Meloni per addolcire i tagli alla spesa pubblica in arrivo con il nuovo Patto di stabilità. Palazzo Chigi ha previsto di raggranellare 20 miliardi per il triennio 2024-2027. Ha cominciato con le quote delle partecipazioni statali in Eni e Ita Airways e prevede di proseguire con Poste, Trenitalia, Monte dei Paschi, forse Ferrovie. Così l’Italia perde due volte: vendendo le azioni rinuncia ai lauti dividendi, mentre il servizio per i cittadini non è affatto detto che migliori. Guardiamo l’energia: nel 1990 avevamo i prezzi più bassi dell’Ue, con Eni ed Enel controllate dallo Stato. Oggi gli italiani pagano le bollette più salate in Ue.
Con Tommaso Faccio parliamo di Big Tech e fisco: Apple dovrà pagare 13 miliardi all’Irlanda per le esenzioni fiscali. La storia inizia nel 1991, quando la multinazionale statunitense inizia a firmare accordi con il governo di Dublino per beneficiare di aliquote effettive vicine allo 0, dall’1% nel 2003 fino allo 0,005% del 2014. Nel 2016 la commissaria europea Margrethe Vestager, a capo dell’antitrust Ue, contestò come sussidio statale illegale le basse imposte pagate per anni in Irlanda dal colosso di Cupertino. Ma l’escamotage funziona ancora: nel 2022, le multinazionali americane hanno registrato 100 miliardi di dollari di utili in Irlanda, più di quelli dichiarati in Francia, Germania, Italia, Spagna e Portogallo.
Infine il rapporto di Mario Draghi sul futuro della Competitività Europea: dopo anni di appelli (inascoltati) al ritorno della politica industriale, il documento dell’ex premier italiano sottolinea l’importanza delle istituzioni pubbliche. Gli stati nazionali, oppure l’Europa, dovrebbero puntare sui settori chiave favorendone la crescita, senza delegare le scelte strategiche alla “mano invisibile” del mercato.
Per la rubrica sulle nuove tecnologie e le criptovalute, Virginia Della Sala racconta il curioso legame tra Donald Trump e il mondo delle valute digitali. I due figli del Tycoon hanno lanciato una start-up, ma non è andata al meglio.
Trump-criptovalute, che “bromance”! La startup dei figli lanciata e subito hackerata
di Virginia Della Sala
La definizione più divertente letta per quello che accade tra Donald Trump e il mondo delle criptovalute è il termine “bromance” (copyright Politico) che letteralmente significa “Rapporto di profonda amicizia – di natura non sessuale – o anche solo di forte intesa tra due o più uomini”. E in questo rapporto, che un po’ sa anche di racconto, si sono inseriti i due figli del candidato alla presidenza Usa.
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