Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. L’inchiesta del Financial Times analizza l’ipotesi di mettere un tetto al prezzo del petrolio russo, proposta avanzata dagli Stati Uniti che però risulta essere una pessima idea. Vedremo quali sono i motivi. Nella consueta rubrica sulle criptovalute, Nicola Borzi, ci parla dei continui crac che stanno interessando le società che operano con le monete virtuali. Ultimo è il caso di Celsius, piattaforma che ha messo nei guai 1,7 milioni di clienti.
Buona lettura
FT: tre motivi per dubitare che il price cap sul petrolio russo sia una buona idea
di Martin Sandbu
Per molti mesi l’amministrazione Biden ha spinto gli alleati a concordare un tetto massimo di prezzo per gli acquisti di petrolio russo. Gli interlocutori erano scettici, con buone ragioni, ma all’ultimo vertice del G7 in Germania gli Stati Uniti hanno strappato ai partner un cenno al tetto nel comunicato finale.
Il Tesoro americano ha speso molto impegno diplomatico per raggiungere il suo scopo. Ci sono molti testimoni di questo sforzo. Ma perché il governo americano è così convinto dell’idea del price cap sul petrolio, e perché questa soluzione non è soddisfacente?
Bisogna riconoscere che sulla carta la soluzione di continuare con i flussi di petrolio da Mosca ma obbligare il venditore a vendere il suo greggio a prezzi stracciati è allettante. Ma ci sono almeno tre motivi per dubitare.
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