Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Questa settimana, nel nostro inserto, ci occupiamo delle contraddizioni dell’Antitrust americana e dei capi di Big Tech, che da un lato hanno finanziato la campagna di Kamala Harris, dall’altro hanno un problema proprio con l’Antitrust: Alessandro Aresu ci racconta, infatti, la figura della 35enne Lina Khan, presidente della Federal Trade Commission (FTC) che, nel 1989, da studentessa di legge a Yale, in un articolo criticò gli standard utilizzati per calcolare il benessere del consumatore. E le sue scelte a capo della FTC non piacciono molto ai grandi donatori dem, ma piacciono ad alcuni trumpiani. Bisogna capire, dunque, cosa accadrà.
Con Marco Palombi torniamo in Europa per andare a conoscere Teresa Ribera, la giurista ambientalista che, se verrà confermata alla vicepresidenza della Commissione, avrà a che fare con l’antitrust, campo di cui sa poco e niente. E potrebbe diventare un problema nei rapporti con gli Stati Uniti, perché mentre lei farà la transizione green bloccando gli aiuti di Stato, Musk le farà la guerra per il Digital services act.
Francesco Lenzi analizza uno dei motivi della sconfitta di Harris: la gestione dell’inflazione da parte di Biden. Il presidente uscente, infatti, l’ha affrontata con la stretta monetaria, che colpisce i più deboli, invece di provare un controllo selettivo dei prezzi.
Torniamo a parlare di Ponte sullo Stretto con l’avvocata di Wwf e Legambiente, Aura Notarianni. Non si conoscono ancora la prescrizioni della Commissione Via, che ha dato l’ok ambientale al progetto, ma si può già affermare che la corsa di Salvini per approvare il progetto al Cipess deriva dalla sua necessità di assicurare i contratti ai costruttori come Webuild.
Infine, con Jo Meg Kennedy, vi raccontiamo il libro di Dario Salvetti e Gea Scancarello, Questo lavoro non è vita: una riflessione sulla ex Gkn e sulla possibilità che vi sia un’altra idea di lotta operaia.
Buona lettura
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