Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Questa settimana, oltre agli articoli del nostro inserto, pubblichiamo un’analisi del Financial Times sulle politiche migratorie degli Stati occidentali alla prova dell’esodo di rifugiati dall’Ucraina. Per la rubrica cripto Virginia Della Sala ci spiega cosa sta facendo Kiev per disciplinare l’uso delle monete virtuali: ossia una legge per facilitare gli scambi e le donazioni internazionali per finanziare in Paese in guerra.
Buona lettura.
FT: i profughi dall’Ucraina sono un test per le politiche migratorie
di Stephen Bush
Uno dei motivi per cui la politica sull’immigrazione è più difficile della maggior parte delle altre attività di governo è che in questo campo esistono solo risposte sbagliate. È facile formarsi un’idea platonica della migliore politica scolastica, commerciale o energetica, ma in realtà l’unico modo per ottenere una politica sull’immigrazione che non causi miseria alle persone che ne sono oggetto è non averne nessuna.
Una parte di questo problema dipende dal fatto che quasi tutti gli aspiranti immigrati suscitano un certo grado di simpatia. Che l’intenzione di trasferirsi in un determinato Paese sia motivata dall’idea di avere più possibilità di fare soldi, o un futuro più felice per i propri figli, o semplicemente dalla ricerca di una qualità di vita più alta, negare una domanda di immigrazione significa di fatto infrangere i sogni di qualcuno.
L’analogia pratica più utile a descrivere la politica migratoria degli Stati è il processo di assunzione di un dipendente.
(Continua a leggere)
|