Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Questa settimana, nel nostro inserto, Marco Palombi racconta il declino dello Stato sociale a tutto vantaggio del welfare aziendale. Al posto di aumenti salariali per contrastare la povertà e bilanciare la crescita dei prezzi, molte imprese concedono benefit ai dipendenti, detassati e dunque pagati dalla collettività. Solo che i benefit non contengono i contributi per la pensione e il Tfr. Così i lavoratori per pochi spiccioli oggi rinunciano ai soldi di domani, mentre le aziende risparmiano e lo Stato paga il conto. Sui fringe benefit, Meloni in manovra dedicato circa 900 milioni, la stessa cifra stanziata per la sanità. Faremo chiarezza anche con un’intervista all’economista Maria Cecilia Guerra.
Con Nicola Borzi parliamo di made in Italy, sempre caro al governo Meloni. In particolare di olio di oliva: un’eccellenza italiana, ma orma il Belpaese è surclassato dalla Spagna. Secondo le stime, l’industria iberica quest’anno ne produrrà sei volte di più. La concorrenza vince perché le aziende italiane sono ostacolate da costi di produzione altissimi, scaricati sui prezzi. Lollobrigida dixit: “Un litro di buon olio Evo italiano, ma quello vero, non può costare meno di 30 euro”. Forse il ministro ha dimenticato il record delle famiglie povere certificato dall’Istat la scorsa settimana.
Con Francesco Lenzi voliamo in Argentina per analizzare gli effetti della “cura Milei”: con i l presidente ultraliberista – immortalato in campagna elettorale con l’inseparabile motosega – è esplosa la povertà e l’economia non cresce. Ma l’inflazione è calata è tanto basta alle fanfare delle stampa di destra per elogiare Milei.
Infine vi raccontiamo il paradosso dei vestiti usati: la legge li equipara ai “rifiuti”, quando certi criteri non sono rispettati, con tutti gli oneri burocratici (e il rischio legale) che ne consegue.
Buona lettura
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