Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Questa settimana traduciamo un editoriale del Financial Times che dialoga con le analisi proposte nell’inserto economico del giornale. Il tema sono gli effetti delle sanzioni occidentali su Mosca: nell’inserto vi spieghiamo perché l’economia russa non sta crollando, il comitato editoriale del quotidiano finanziario britannico ipotizzano però che il vero contraccolpo arriverà tra qualche mese per effetto dell’embargo sulla tecnologia targata Usa e Ue. Nella consueta rubrica sulle criptovalute, Nicola Borzi racconta le ultime evoluzioni sulla crisi valutaria che ha colpito il mondo cripto e ora ha investito anche la “stablecoin” Tether.
Buona lettura
FT: il pericolo più grande per l’economia russa è l’embargo sulla tecnologia
di Comitato editoriale del FT
È dai tempi del crollo dell’Unione sovietica che la Russia non vive uno sconvolgimento economico così forte come quello provocato dalle sanzioni occidentali imposte dopo l’invasione dell’Ucraina. Metà delle sue riserve valutarie da 640 miliardi di dollari sono congelate, molte delle principali banche sono state tagliate fuori dal sistema dei pagamenti internazionali e il greggio degli Urali viene venduto con uno sconto di circa 20 dollari al barile rispetto ai prezzi internazionali. Circa 1000 aziende occidentali, che secondo una stima rappresentano il 40% del prodotto interno lordo russo, hanno interrotto le loro attività nel Paese.
Eppure, sei mesi dopo l’invasione voluta da Vladimir Putin, l’economia russa sta reggendo meglio di quanto molti si aspettavano. Nonostante la guerra sia in una fase di stallo, le sanzioni non sembrano aver intaccato la capacità di Mosca di continuare a combattere.
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