Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Questa settimana, negli articoli del nostro inserto, parliamo di aiuti di Stato: se l’Italia è il vaso di coccio dell’Unione europea, sono Parigi e Berlino ad affondare il mercato unico. Dal 2020 l’Unione ha approvato sussidi nazionali per 760 mld: il 70% dei sì all’asse Scholz-Macron. Di contro, leggerete anche di ciò che funziona, come il caso Airbus. Nella rubrica dedicata alle cripto, Nicola Borzi si occupa della “trappola per polli” ben riuscita, ovvero dell’introduzione degli Etf sul prezzo spot del token, che avrebbe comportato l’esplosione dei corsi grazie all’afflusso di centinaia di migliaia di nuovi investitori. E invece il risultato è che il prezzo spot del Bitcoin è sceso di oltre il 12,5%.
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Etf sul Bitcoin, così è scattata la trappola per i “polli”
di Nicola Borzi
Doveva essere il Santo Graal per il prezzo del bitcoin: secondo gli “evangelisti” della prima criptovaluta mondiale, l’introduzione degli Etf sul prezzo spot del token teorizzato da Satoshi Nakamoto avrebbe comportato l’esplosione dei corsi grazie all’afflusso in massa di centinaia di migliaia, forse milioni di nuovi investitori che non aspettavano altro che la consacrazione ufficiale di questi fondi passivi da parte delle autorità di regolamentazione finanziaria Usa per investirci miliardi di dollari. Ma dal 10 gennaio, giorno in cui la Sec (il cane da guardia dei mercati finanziari statunitensi) ha approvato – o meglio, è stata costretta da una decisione di un tribunale a non impedire più – la quotazione di alcuni fondi passivi sulla regina delle cripto, nonostante circa 3 miliardi di dollari lordi siano confluiti nei nuovi Etf spot, il prezzo spot del Bitcoin è sceso di oltre il 12,5%.
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