Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Questa settimana, l’inserto è dedicato alle operazioni di polizia contro i sindacati di base Si Cobas e Usb, che azzera picchetti e scioperi. Dal Financial Times traduciamo invece un reportage sulle strategie che le grandi città europee e non solo stanno cominciando a mettere in piedi per affrontare le ondate di caldo estremo. Basteranno a contrastare l’emergenza alte temperature?
Buona lettura
FT: Edilizia green e più alberi, come faranno le metropoli ad adattarsi al caldo estremo
di Camilla Hodgson
Gli antichi greci avevano sviluppato una serie di innovazioni per raffreddare le loro case durante l’estate: piantavano alberi per fare ombra naturalmente e progettavano gli edifici in modo da limitare gli spazi esposti direttamente ai raggi solari. Migliaia di anni dopo, i loro discendenti ad Atene stanno riprendendo le stesse idee. La capitale greca è un agglomerato urbano densamente costruito che soffre di un deficit di spazi verdi ed è una delle città più calde d’Europa. Gli urbanisti studiano modi per creare più ombra, come allargare i marciapiedi e piantare alberi. Ma questo crea dilemmi a cui gli antichi greci non dovevano pensare. Dove mettere i parcheggi? Quanto dovranno essere larghe le strade per far sì che le ambulanze possano percorrerle? Dopo una settimana che ha sottolineato la minaccia che le condizioni meteorologiche estreme rappresentano per la vita urbana moderna, le città di tutta Europa sono alla disperata ricerca di soluzioni, grandi e piccole.
Nel mese di luglio un caldo record ha infiammato intere aree della Francia occidentale, del Portogallo e della Spagna. Nel Regno Unito le temperature hanno superato i 40°C per la prima volta nella storia, scatenando incendi e bloccando i trasporti pubblici. Nella regione di Atene, che l’anno scorso ha subito una delle ondate di calore più intense mai registrate, a causa degli incendi è stato evacuato un ospedale alla periferia della città. I modelli climatici mostrano che le ondate di calore sono destinate a diventare più frequenti e più intense a livello globale.
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