Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Questa settimana il nostro inserto si occupa di guerra in Ucraina: meglio, del costo economico del conflitto, in termini di aiuti da parte dell’Occidente. Spulciando nell’archivio del Kiel Institute, Marco Palombi ha stilato la classifica dei Paesi più solidali con Kiev. Tra i grandi svetta la Germania: solo Berlino spende per l’Ucraina oltre l’1% del pil, ben più di Francia e Italia. Alla faccia della “codardia” rinfacciata da Macron al cancelliere Scholz. Del resto, con Trump in ascesa gli Usa hanno chiuso i rubinetti e ora spetta all’Europa trovare un modo di foraggiare la guerra contro Putin: che siano eurobond (cioè debito comune), investimenti della Bei o i proventi degli asset russi congelati; le scelte arriveranno a giugno dopo le elezioni europee.
Lasciamo l’Ucraina per volare in Giappone, l’unico Paese del G7 che ha scelto di contrastare l’inflazione senza massacrare le famiglie con i rialzi dei tassi di interesse. I rincari dei prezzi sono tornati intorno al 2%, come nel resto dell’Occidente, intanto, i salari hanno cominciato a salire. Invece, in Europa, il grande spauracchio è proprio la “spirale prezzi-salari”. Per la Bce, gli stipendi non devono crescere, però i regali alle banche non si contano più. Per la rubrica su cripto e tecnologia, Virginia Della Sala ci parla delle emissioni di CO2 provocate da Bitcoin, intelligenza artificiale e data center: l’Onu ha redatto un report sulla lentezza con cui i big della Silicon Valley stanno affrontando il problema.
Buona lettura
Bitcoin, Ai e data center: le emissioni di C02 e le promesse difficili da mantenere dei big del tech
di Virginia Della Sala
Ce ne dimentichiamo di continuo, ma il problema è sempre lì, fisso e c’è poco da fare per risolverlo rapidamente se non cambiare paradigma globale. In realtà a quanto pare, anche quando ci si prova (o si fa finta di farlo) poi ci si accorge di andare troppo piano rispetto alla realtà.
Va letto così lo studio Onu pubblicato recentemente sull’impegno di sostenibilità ed emissioni zero assunto dai i big della Silicon Valley. Le nuove tecnologie come l’Ai, insieme alla cavalcata dei Bitcoin e alla necessità di data center sempre più diffusi, più grandi e a pieno regime lavorativo spingono la domanda di energia mettendo alla prova la transizione ecologica. Stando, per dire, a un documento dell’università di Washington, centinaia di milioni di interrogazioni su ChatGpt possono costare circa 1 gigawattora al giorno che è l’equivalente del consumo energetico di 33mila famiglie statunitensi. Parallelamente, generare Bitcoin, nel biennio 2020-2022 ha consumato 173.42 Terawattore di elettricità. Basti pensare, è l’osservazione, che l’Italia da sola ne consuma 295. Insomma: è il consumo di una piccola nazione.
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