Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Questa settimana, nel nostro inserto, con Giuliano Garavini ci avviciniamo allo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil per il prossimo 29 novembre. Dopo il Covid e con lo scoppio delle guerre, per i lavoratori italiani il costo della vita è lievitato a dismisura, e quindi lo sciopero è sacrosanto. Ma lo storico si sofferma soprattutto sulla “questione salariale” e analizza il momento esatto in cui il “peccato originale” ha avuto inizio: nel 1992, quando l’allora segretario generale della Cgil, Bruno Trentin, firmò in pratica per l’abolizione della scala mobile, con le conseguenze cui assistiamo ancora oggi. Per esempio, appunto, la stagnazione dei salari, che è segno – ci racconta Dario Guarascio – del declino economico del nostro Paese. Le cause sono su tre livelli: la rivincita del capitale globale dopo gli anni 70, il modello tedesco dell’Ue e le politiche del lavoro dei nostri governi.
Con Gaia Scacciavillani ci occupiamo invece dell’operazione Mps. Fondamentale, per comprendere la portata politica della proposta di matrimonio da parte di Unicredit all’indirizzo del Banco Bpm, nella notte tra domenica e lunedì. Vi raccontiamo i protagonisti e gli obiettivi politici (e non) della privatizzazione della banca più antica del mondo.
L’economista Giovanni Dosi analizza per noi la disfatta delle Università pubbliche: i fondi ordinari sono calati di 200 milioni dal 2023, e ancora di più considerata l’inflazione. Un taglio che dura da anni e strozza la ricerca.
Beppe Scienza ci ricorda che novembre è il mese dedicato all’educazione finanziaria, che si trasforma invece in propaganda per il risparmio gestito. Come? Dissuadendo dal fai-da-te e spingendo verso fondi comuni, polizze vita, previdenza integrativa. Con pesca a strascico annessa da parte di sportellisti e venditori porta a porta.
Buona lettura.
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