Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Questa settimana nel nostro inserto ci occupiamo di Jobs Act, poiché la raccolta di firme per il referendum della Cgil ha risvegliato i fan della riforma renziana. Il Jobs Act – dicono – ha “creato” un milione di posti di lavoro in tre anni e la gran parte di questi a tempo indeterminato. Non è vero, e leggendo l’inchiesta scoprirete il perché. Abbiamo anche messo in fila tutti i pasticci e i disastri che quella riforma ha combinato, tra Naspi, voucher e Ispettorato del lavoro.
Capiamo poi come funziona Banca Progetto, piccola ma dai fortissimi utili, per la quale i prestiti alle Pmi “coperti” dallo Stato valgono il 90% del totale e hanno fruttato 72 milioni di utili. Il fondo Oaktree (che adesso possiede l’Inter) adesso cerca di venderla.
Dieci anni fa sembrava un’utopia, oggi le cose sono cambiate: ecco perché, al G20 e nell’Unione europea, un’imposta minima globale sugli ultra-ricchi sembra un’ipotesi possibile. Agli Stati servono risorse per le transizioni e, colpendo solo i 3mila miliardari del mondo, il gettito sarebbe 250 mld.
Infine un commento sulla doppia morale del Fondo monetario, che all’Italia chiede austerità dopo aver detto che non riduce il debito.
Per la rubrica sulle criptovalute, ci occupiamo di Ethereum, dopo che la Sec ha approvato i fondi comuni passivi sul prezzo spot.
Buona lettura.
Criptovalute, la Sec approva i fondi passivi su Ethereum
di Marco Franchi
Il 23 maggio la Sec, l’autorità che vigila sui mercati e gli strumenti finanziari negli Stati Uniti, ha approvato i fondi comuni passivi sul prezzo spot di Ethereum. Gli Etf sui prezzi spot della seconda criptovaluta mondiale hanno avuto il via libera della Securities and Exchange Commission dopo che a gennaio la stessa authority aveva dato luce verde allo stesso tipo di fondi a replica passiva sul prezzo spot del bitcoin.
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