Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Oltre agli articoli del nostro inserto, questa settimana, nel consueto articolo del Financial Times, affrontiamo la questione che agita da mesi tutti i mercati globali: vista la ripresa economica post-Covid, il costo del denaro salirà? A guardare le decisioni delle banche centrali dei principali Paesi europei, sembra proprio di sì. Nella rubrica cripto della settimana, Nicola Borzi ci rivela che il terremoto provocato dall’editto cinese contro la criptofinanza sta già facendo arricchire qualcuno. Si tratta dei soliti hedge fund, che hanno fiutato l’affare dell’estrema volatilità degli asset digitali.
Buona lettura.
FT. Le banche centrali iniziano a stringere i cordoni: è finita l’epoca del denaro a basso costo
di Chris Giles e Colby Smith
Raramente capita che i mercati finanziari di tutto il mondo guardino con apprensione a quello che fa la Norges Bank, la banca centrale di Norvegia. Questa settimana è capitato. Il motivo è che la scelta di Oslo di aumentare di 0,25 punti percentuali i tassi di interesse è stata il segnale finora più visibile del nuovo corso assunto dalla politica monetaria globale.
Le banche centrali hanno smesso di fare di tutto per assicurare prestiti a tassi eccezionalmente favorevoli a famiglie, imprese e governi. Questa settimana, oltre alla Norvegia, la prima economia avanzata dall’inizio della pandemia a ritoccare al rialzo i suoi tassi, altre quattro banche centrali di economie emergenti hanno stretto i cordoni della borsa: Pakistan, Ungheria, Paraguay e Brasile. Negli Stati Uniti, invece, la Federal Reserve, come anche la Banca d’Inghilterra, per ora ha solo annunciato che andrà in questa direzione, senza indicare una data precisa.
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