Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Questa settimana nel nostro inserto raccontiamo il “Sistema Milano” tra logistica, supermercati e moda attraverso gli ultimi 5 anni di inchieste della Procura di Milano, la stessa che solo pochi giorni fa ha indagato anche Amazon Transport Italia ordinando un sequestro da 121 milioni di euro. L’ennesima contestazione a una azienda del settore per somministrazione illecita di manodopera, contratti di appalto simulato ed evasione delle tasse. Ma prima di Amazon ci sono state tra le altre Dhl Supply Chain (Italy), gruppo GLS, Spumador spa, Salumificio Beretta, Spreafico spa, Movimoda, Uber, Lidl, Nolostand – Fiera Milano, Schenker, Aldieri spa, gruppo Cegalin – Hotelvolver, Brt, Geodis, Esselunga spa: sono le società in cui la procura negli ultimi anni ha riscontrato la stessa condotta tanto da poter parlare di “normalizzazione della devianza”.
Ovviamente non c’è soltanto Milano, ma il “rito meneghino” ha fatto scuola anche nelle altre Regioni italiane: “Quel modello è stato teorizzato a Milano dove ci sono forti competenze riguardo ai reati fiscali, ma altrove sta iniziando a prendere piede”, ha spiegato a Giovanna Trinchella e Leonardo Bison la giuslavorista Marina Prosperi, avvocata del foro di Bologna. Un sistema deviato quanto ormai diffuso e consolidato, che tuttavia la politica non vede nonostante il clamore dei provvedimenti.
Carlo Di Foggia racconta numeri alla mano l’enorme regalo fatto dal governo Meloni a Kkr: l’esecutivo ha dato l’ok alla cessione della rete Tim al fondo Usa, che (dicono i documenti ufficiali) farà profitti stellari tagliando su lavoro e investimenti: il 50% dei ricavi verrà dall’ex monopolista.
Nell’inserto torniamo anche sul Superbonus 110% con un’analisi di Alfonso Scarano, analista finanziario, e Domenico Passarella, vicepresidente di Federedilizia: il ministro Giorgetti ha preferito uccidere una misura che si è dimostrata utile invece che correggerne gli errori e ha condannato alla crisi l’edilizia e migliaia di famiglie.
Infine, nella rubrica Cripto Nicola Borzi si addentra nel futuro a breve termine del settore: Donald Trump ne promette la totale deregolamentazione e se tornasse alla Casa Bianca “romperebbe il fronte” con la Ue, che è su posizioni diametralmente opposte.
Buona lettura
Criptovalute alla svolta: deregolamentazione trumpiana e boom o crisi e assimilazione bancaria?
Di Nicola Borzi
Le elezioni presidenziali Usa si stanno trasformando in un colossale catalizzatore di attenzioni sul settore delle criptovalute. L’ex presidente e candidato repubblicano Donald Trump promette la deregolamentazione totale del settore e contribuisce a sostenere le aspettative di ripresa dei corsi del bitcoin e delle principali cripto. Una programma politico che è sostanzialmente opposto all’attività di forte regolamentazione, controllo e repressione delle frodi finanziarie condotta negli ultimi anni sul settore delle criptovalute dal governo di Washington. L’eventuale rielezione di Trump alla presidenza Usa porterebbe così a una nuova faglia, anche nel settore delle cripto, tra le due sponde dell’Atlantico perché “romperebbe il fronte” con la Ue, segnando una totale discontinuità rispetto alla posizione di sostanziale prudente regolamentazione e di controllo severo attuata sin qui dalla Banca centrale europea e dalle istituzioni di controllo finanziario dei Paesi dell’Unione Europea.
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