Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Oltre agli articoli del nostro inserto, questa settimana dal Financial Times traduciamo un’analisi di Martin Wolf sul ruolo della Bce nella crisi dell’inflazione che ha investito l’Europa. Secondo Wolf, la politica monetaria non basterà, perché la tempesta è nata dai prezzi dell’energia: serve piuttosto un piano di solidarietà europea. Nella consueta rubrica sulle criptovalute, Nicola Borzi ci parla della seconda moneta virtuale dopo il Bitcoin, Ethereum, che questo mese subirà una rivoluzione che consentirà di risparmiare assai in termini di consumo di energia.
Buona lettura
FT: lo shock energetico è fuori dalla portata delle banche centrali
di Martin Wolf
Le banche centrali sono determinate a riportare l’inflazione sotto controllo. È questo il messaggio che a Jackson Hole hanno trasmesso sia Jay Powell, presidente della Federal Reserve, che Isabel Schnabel, componente influente del consiglio di amministrazione della Banca Centrale Europea. La loro determinazione ci porta a porci alcune domande. Perché insistere così tanto su questo obiettivo? Hanno ragione a farlo? E soprattutto, cosa comporterà tutto ciò per la politica e l’economia dei prossimi anni?
Cominciamo dalle parole di Powell: “È probabile che la riduzione dell’inflazione richieda un periodo prolungato di crescita al di sotto del trend. Tassi di interesse più elevati, una crescita più lenta e condizioni del mercato del lavoro più deboli ridurranno l’inflazione, ma porteranno anche difficoltà (pain) per le famiglie e le imprese. Sono conseguenze sgradevoli di quello che bisogna fare per ridurre l’inflazione. Ma non farlo sarebbe peggio”.
Dal canto suo, Schnabel ha sostenuto che le banche centrali devono agire con decisione perché le aspettative rischiano di essere disancorate, l’inflazione è troppo alta da troppo tempo e i costi per riportarla sotto controllo saranno sempre più alti se aspettiamo ad agire. Il rischio è fare troppo ma anche troppo poco. Però anche la funzionaria Bce è convinta che la “determinazione” è una scelta migliore della “cautela”.
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