Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Oltre agli articoli del nostro inserto, questa settimana traduciamo un’analisi del Financial Times sull’inflazione. A differenza di quanto abbiamo letto sui media nelle ultime settimane, il quotidiano economico britannico sostiene che la crescita prezzi al consumo è tutt’altro che un destino segnato per le economie avanzate post pandemia. (ed è un dato importante per determinare le prossime strategie delle Banche centrali). Nella rubrica cripto della settimana, Nicola Borzi ci aggiorna sulle ultime mosse delle autorità regolatorie statunitensi nei confronti della criptofinanza. Nelle ultime settimane, da New York, sono partite diversi avvisi di apertura di indagini su presunte frodi ed evasione fiscale. Ma è presto per dichiarare chiusa l’epoca del “far west”.
Buona lettura.
FT. Dimentichiamoci dei grafici anno su anno: l’inflazione in Europa e Stati Uniti non è destinata a salire
di Martin Sandbu
C’è una questione che attira tutta l’attenzione del dibattito economico di questi mesi, oscurando gli altri temi. L’inflazione sta crescendo troppo? E, se è così, cosa devono fare i governi e le banche centrali per frenare la tendenza? In effetti, i numeri che si leggono sui giornali sono preoccupanti. La crescita dell’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti (Cip), calcolata anno su anno, si è impennata. E anche nell’eurozona l’indice di inflazione (Hicp) ha toccato i massimi da 10 anni. Questi grafici, tuttavia, hanno un problema di fondo: nascondono il dato di fatto che l’inflazione, in realtà, in questi mesi sta rallentando.
Se fossimo in tempi normali, il calcolo della crescita dei prezzi anno su anno sarebbe senz’altro una misura abbastanza buona per tenere il polso della tendenza inflattiva. Non è influenzata dalle oscillazioni stagionali (ovvero, il prezzo di una camera d’albergo al mare in periodo di vacanze), e inoltre le forze inflazionistiche di solito non cambiano molto velocemente. Ma non siamo in tempi normali.
(continua a leggere)
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