Prosegue l’appuntamento con la newsletter Il Fatto Economico. Oltre agli articoli del nostro inserto, questa settimana traduciamo un’analisi Financial Times sul peso delle nuove tecnologie nei record olimpici, soprattutto nel campo dell’atletica leggera. Nella rubrica dedicata al mondo cripto, Nicola Borzi esplora gli effetti di un eventuale crollo del prezzo del bitcoin, spiegandoci perché sarebbe una catastrofe che travolgerebbe anche la finanza tradizionale.
Buona lettura.
FT: Olimpiadi, le prestazioni da record nell’atletica riaccendono il dibattito sugli “aiutini” dati dalla tecnologia
di Sara Germano
I Giochi di Tokyo che si sono chiusi domenica sono stati teatro non solo di vittorie mozzafiato ed emozionanti trionfi, ma anche di una sfilza di record mondiali di atletica leggera. Prestazioni così straordinarie non potevano non alimentare un dibattito mai sopito nello sport, che mette in questione i metodi con cui gli sportivi raggiungono i loro risultati. I dubbi principali riguardano le scarpe indossate dagli atleti, la composizione della pista e, ovviamente, l’efficacia dei controlli antidoping.
Le opinioni degli atleti sono contrastanti. “Devo tutto al mio allenamento. La pista o le scarpe non c’entrano niente”, ha dichiarato per esempio Elaine Thompson-Herah, che quest’anno ha raggiunto Usain Bolt sul podio degli atleti che sono riusciti a vincere due ori consecutivi nei 100 e 200 metri. Il tempo realizzato dal giamacaino nei 100 metri ha battuto il record olimpico, stabilito da Florence Griffith-Joyner nel 1988.
Altri però, come l’ostacolista statunitense medaglia d’argento Dalilah Muhammad, hanno riconosciuto che una parte del loro successo è dovuto al materiale innovativo di cui è fatta la pista usata nello stadio nazionale di Tokyo.
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