Sul Fatto di domani, numeri alla mano, cercheremo di capire se il Mes ci serve davvero, come continua a ripetere il Pd, nonostante il premier Conte ieri abbia bocciato l’idea di utilizzarlo. A poche ore dalla sua conferenza stampa, poi, va registrata la protesta di alcuni sindaci, i quali si sentono investiti di responsabilità che in realtà hanno davvero, per legge. Eppure ci sono realtà, come Milano e la Lombardia, dove servirebbe con urgenza l’intervento degli amministratori pubblici, finora non pervenuti.
Vedremo nel dettaglio tutte le misure adottate con il nuovo Dpcm. E il nostro Focus sarà dedicato ai numeri veri della pandemia: chi sono i positivi, quale fascia d’età finisce in ospedale e quale non ce la fa, dove si rischia maggiormente di contrarre il virus. E la professoressa Gismondo, che di seguito anticipiamo, ci racconta come l’approssimazione nei calcoli non giovi alle deduzioni scientifiche. Abbiamo poi intervistato il direttore dello Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito.
Ci occuperemo anche della decadenza di Piercamillo Davigo dal Csm: così ha decretato oggi il plenum di Palazzo dei Marescialli.
Nell’Economia, Marco Lillo ci illustrerà un parere dell’Autorità dei Trasporti secondo il quale Aspi potrebbe ottenere dall’accordo un super-rendimento (che pagherebbero gli automobilisti). Gli Esteri andranno invece in Bolivia, per analizzare la vittoria al primo turno del socialista Arce.
La sezione Radar ospiterà una lettura di Gad Lerner sulla blasfemia, dopo la decapitazione del professore francese che aveva mostrato in classe le vignette di Charlie Hebdo. Infine il Secondo Tempo, con tutti i medici prestati alla letteratura e l’anticipazione dell’ultimo album di Ben Harper.
Sono 9.338 i nuovi casi di coronavirus accertati nelle ultime 24 ore su 98.862 tamponi effettuati. Domenica i positivi erano stati 11.705 a fronte di oltre 146mila test, mentre le vittime sono 73 e aumentano i ricoveri. La regione con il maggior incremento assoluto è la Lombardia con 1.687 nuovi positivi, seguita dalla Campania con 1.593. Aumenti oltre i 900 in Toscana, Lazio e Piemonte. L’Ats di Milano: “Non riusciamo a tracciare i contagi”. Ricciardi e il viceministro Silieri: “Servono lockdown mirati subito”.
Se i numeri sono approssimativi, anche le misure sanitarie lo saranno
Di Maria Rita Gismondo
In questa fase che alcuni chiamano seconda, altri onda dell’unica fase, si continuano a ripetere molti degli errori del primo periodo pandemico e che abbiamo più volte evidenziato. Oggi, però, stressati come siamo, fragili psicologicamente, ogni dato ha un valore amplificato e bisogna davvero controllare che sia corrispondente a realtà. Se tutto è approssimativo, anche le deduzioni scientifiche e le misure sanitarie lo saranno. Mi riferisco ai numeri che sin da marzo ci hanno accompagnati, ai quali abbiamo affidato il nostro umore, le nostre azioni quotidiane. Indimenticabile la conferenza stampa di Borrelli, appuntamento cui tutti gli italiani, costretti a casa, affidavano le speranze di essere liberati. Certo abbiamo bisogno di avere dati, ma se questi sono sbagliati, il rischio è che siano fuorvianti. Cominciamo con il numero di casi positivi. Ogni giorno ci comunicano quanti risultati positivi siano stati prodotti dai laboratori che hanno processato i tamponi rinofaringei dei vari soggetti. Dalla somma di questi positivi scaturirà la totalità dall’inizio della pandemia. Ebbene, se si sommano i singoli dati giornalieri, risultano essere almeno un 15% in più rispetto ai soggetti saggiati. Perché? Il motivo sta nelle stesse normative. Il soggetto risultato positivo dovrà ripetere almeno per 2 volte il tampone, alla fine del suo isolamento. A ciò si aggiunga che un buon numero di tali soggetti non si negativizza per lunghi periodi e continua a sottoporsi a tamponi. Altri, poi, in momenti diversi, hanno fatto un tampone. Dall’esame dei test eseguiti nel nostro laboratorio arriva la conferma. A fine settembre, i test eseguiti su tampone rinofaringeo erano 73115, i soggetti esaminati 61.850. E’ evidente che solamente da uno dei laboratori attivi, seppur uno dei più produttivi in numero di test effettuati, l’errore che ne deriva è pari al 15,5%. Se questo dato di calcola su tutti i tamponi eseguiti, risulta che i soggetti positivi ad oggi, non sarebbero 402. 536, bensì 340.203.
Questo per quanto riguarda i numeri. Ma i positivi sono solo quelli? In realtà no. Molti di più. Si calcola che almeno il 5% della popolazione oggi sia positiva. È la percentuale rilevata con lo studio di sieroprevalenza. Un’altra precisazione va data quando viene annunciato quanti “sono stati i positivi oggi”. Il dato temporale è quanto mai vario in Italia. È come se avessimo di fronte una foto con alcune zone con fuochi diversi. Sappiamo che i tempi di consegna dei risultati di un tampone sono molto diversi tra le regioni. Pertanto in alcune regioni si danno i risultati corrispondenti ai soggetti analizzati 24 ore prima, in altre si arriva fino a 7 giorni prima. È evidente che il panorama non è omogeneo e che il dato si riferisce a giorni diversi, non riuscendo a dare un’idea esatta dell’istantanea epidemiologica che si comunica. Per quanto riguarda i decessi, sono ormai consolidate le informazioni a riguardo delle loro denunce. Ogni malato ricoverato in ospedale, con qualsiasi patologia, se risulta positivo al Covid, in caso di decesso, sarà annoverato fra i decessi per Covid. Andiamo al quadro pubblicato dalla Protezione Civile, oggi si legge Attuali Positivi 116.935 (incremento 96239), Dimessi/Guariti 249.127 (incremento 1255), Deceduti 36.474 (incremento 47) ed infine Totale casi 402.536 (incremento 10925). Quest’ultimo incremento è l’esatta somma di tutti gli altri incrementi, qualcosa non funziona.
Vago il concetto di “guarito”. In alcune regioni in questa voce si contano i dimessi, i guariti dai sintomi ricoverati in altro reparto o a casa e coloro che da positivi si sono negativizzati. Ne abbiamo parlato qualche mese fa, ma ci risiamo.
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