Sul Fatto di domani vi daremo conto delle regioni che stanno seguendo la Lombardia nell’inasprimento delle misure restrittive (Campania e Piemonte, per adesso), ma soprattutto cercheremo di fare chiarezza sui numeri. A due mesi dal rapporto Crisanti, in cui si prevedeva bene la situazione che si sta verificando ora, anche la Fondazione Gimbe bacchetta il governo sulla timidezza con la quale sta affrontando la seconda ondata.
La regione più colpita resta comunque la Lombardia, che domani sarà al centro del nostro Focus: si sarebbero dovute prendere decisioni più ferme già la scorsa settimana, ben prima − come sta accadendo − di essere costretti a spostare i malati da Milano, dove non c’è più posto.
La Politica si occuperà del ministro Gualtieri, che sembra essere diventato il principale alleato dem di Conte, e della “questione Campidoglio”, per capire cosa intende fare (e chi intende appoggiare) il deus ex machina del Pd romano, Goffredo Bettini.
Ampia la pagina di Cronaca, con gli ultimi sviluppi dei casi Consip e Siri. Nell’Economia, oltre al Cda di Atlantia e alla cessione dei crediti deteriorati di Mps, troverete un approfondimento “ambientalista” sul diesel che uccide le città.
Gli Esteri andranno in Cina, l’unico paese che, incredibilmente, torna a crescere economicamente nell’anno della pandemia.
Infine il Secondo Tempo, con la morte di Lea Vergine e gli 80 anni di Pelè.
Nelle ultime 24 ore sono 10.874 i nuovi casi di coronavirus su 144.737 tamponi. Forte incremento di ospedalizzazioni: +778 nei reparti Covid e +73 in terapia intensiva. I morti sono 89. Le tre regioni con i maggiori incrementi sono Lombardia (2.023), Piemonte (1.396) e Campania (1.312), seguite dal Lazio (1.224). Male anche la Liguria con oltre 900 casi. Il governatore De Luca chiede il coprifuoco: “Alle 23 attività chiuse”. Il Piemonte chiude i centri commerciali nel weekend.
Alla faccia della crisi: i consiglieri del Trentino si alzano la paga
di Giacomo Salvini
Altro che crisi. Non bastava l’aumento del 7% per le idennità dei sindaci del Trentino Alto Adige decisi nel gennaio scorso dalla giunta leghista di Maurizio Fugatti. Da inizio anno nuovo, nel pieno della crisi economica legata al covid, i 70 consiglieri provinciali del Trentino si troveranno una bella sorpresa in busta paga: 500 euro in più al mese sulle proprie indennità già piuttosto ricche, pari a 9.800 euro lordi al mese. E quindi anche sui vitalizi già in essere che aumenteranno proporzionalmente. Il regalino non è dovuto a un premio per la produttività o le presenze ma all’adeguamento Istat all’inflazione introdotto nel 2014 dalla giunta di centrosinistra (più l’Svp) del Presidente Ugo Rossi. Fino ad oggi però si era sempre deciso di non recepire la norma per la crisi economica in corso e per il brutto segnale che si sarebbe dato ai cittadini: i soldi così erano stati accantonati in un fondo ad hoc del Consiglio Regionale. Ma dal 2021 non sarà più possibile e i circa 8.500 euro arretrati saranno distribuiti ai 70 consiglieri presenti e passati. Resta il fatto che fino ad oggi né la vecchia giunta di centrosinistra, né l’attuale giunta di centrodestra guidata dal 2019 dal leghista Fugatti hanno mai pensato di cambiare la legge regionale per impedire l’aumento delle indennità e dei vitalizi. “Già lo scorso anno avevamo avvisato i consiglieri che non sarebbe stato possibile congelare ancora a lungo quei soldi – ha detto il presidente del consiglio provinciale Roberto Paccher al quotidiano Trentino – Serviva un atto legislativo che specificasse che le condizioni sono cambiate. Ma questo in un anno non è accaduto”. Peccato che proprio il 13 novembre scorso, quando in aula era arrivata la legge in cui si recepiva la norma nazionale sui vitalizi, il consigliere provinciale del M5S Filippo Degasperi aveva presentato un emendamento per eliminare l’adeguamento Istat ma la nuova maggioranza leghista, con l’Svp e lo stesso Paccher avevano votato contro. Degasperi, successivamente uscito dai 5 Stelle per passare a “Onda civica Trentino”, è tornato alla carica a marzo scorso per destinare quei fondi all’emergenza covid con un disegno di legge in commissione: bocciato ancora. “È dal 2014 che regolarmente si assiste alla commedia degli adeguamenti Istat con i presidenti del consiglio regionale che si lagnano della necessità di applicare norme da loro stessi volute e votate dice al Fatto Degasperi e questa vicenda accomuna centrosinistra (estensore della norma) e centrodestra che si è rapidamente adeguato”. Ma l’aumento di stipendio e dei vitalizi non riguarda solo gli attuali 70 consiglieri provinciali ma anche quelli passati: 19 della scorsa legislatura e non rieletti, infatti, hanno già chiesto il ricalcolo del proprio vitalizio alla luce dell’adeguamento Istat. Anche loro dovranno essere risarciti.
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