Sul Fatto di domani in primo piano le scelte politiche, che in alcuni casi stanno mettendo in contrasto presidenti regionali e governo. Oggi la Sardegna ha annunciato di voler chiudere tutto per 15 giorni, proprio mentre il premier Conte riferiva alla Camera; ma a distanza hanno discusso il governatore lombardo Fontana e la ministra Azzolina, contraria alla scelta di chiudere le scuole. D’altro canto la Lega ha il problema interno dell’ingerenza di Salvini nelle decisioni dei suoi presidenti, che – a differenza sua – devono fare i conti ogni giorno con l’epidemia.
Oggi, poi, è partito anche il concorsone della scuola e si è avuta notizia dell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione dell’emergenza (con l’iscrizione nel registro degli indagati, tra gli altri, dell’ex dg della sanità della Lombadia, Luigi Cajazzo).
Nel nostro Focus abbiamo cercato di capire, attraverso le cifre e un’intervista al rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel Cts, Ranieri Guerra, com’è realmente la situazione a Milano (dove, contrariamente agli annunci, l’ospedale Fiera è ancora inattivo), Roma, Napoli e Genova.
Nelle pagine dell’Economia tratteremo di “Terra mia”, il ddl contro l’inquinamento ambientale che, a dispetto della volontà del ministro Costa, non sarà neanche stasera all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri.
Nella sezione Radar ci occuperemo del caso Schwazer, tutt’altro che chiuso (di seguito potete leggerne un’anticipazione), e ospiteremo un racconto dello scrittore Andrea Vitali sulla didattica a distanza.
Gli Esteri ci porteranno negli Usa, dove il presidente Trump si gioca le ultime carte per convincere gli indecisi, soprattutto in alcuni stati chiave.
Infine il Secondo Tempo, con un David Bowie intellettuale e lettore onnivoro.
La corsa del virus non accenna ad arrestarsi. Sono 16.079 i nuovi contagi registrati nelle ultime 24 ore a fronte di 170.392 tamponi effettuati. 136 i morti. La situazione peggiore resta in Lombardia, con altre 4.125 persone positive, seguita da Piemonte (+1.550), Campania (+1.541), Veneto (+1.325) e Lazio (+1.251). Aumentano i casi anche in Toscana (+1.145). I ricoveri sono 637 in più. Ricciardi: “Il lockdown si evita con misure drastiche, non con quelle prese attualmente”. Conte: “Situazione critica”.
Doping o complotto? Alex Schwazer e il mistero del Dna
di Lorenzo Vendemiale
Doping o complotto, colpevole o vittima: il caso Schwazer continua. Persino la scienza, che di solito accetta solo numeri e certezze, non ammette opinioni, stavolta si smarrisce. Non si tratta più nemmeno di stabilire se l’urina di quella maledetta provetta fosse sua, e se in quell’urina ci fosse del testosterone. Questo ormai è assodato. Il problema è che di Dna di Alex ce n’era pure troppo: un valore così alto da far dubitare della sua autenticità. Neanche la perizia decisiva del Ris di Parma è riuscita a risolvere uno dei più grandi misteri sportivi della storia.
La vicenda risale al 2016, alla vigilia delle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Alex Schwazer, oro a Pechino 2008, beccato positivo all’Epo a Londra 2012, è tornato alle corse sotto la supervisione di Sandro Donati, medico contro il sistema che dello sport pulito ha fatto un credo di vita. È più in forma che mai, vince la 50 km nei Mondiali a squadre a Roma, è pronto a riprendersi l’oro olimpico, quando il 22 giugno arriva la notizia shock: di nuovo positivo, in un controllo a Capodanno che a una più approfondita analisi ha rivelato microtracce di testosterone.
Squalificato dalla giustizia sportiva, Schwazer è indagato a Bolzano con l’accusa di frode sportiva. In questi quattro anni, le istituzioni internazionali hanno fatto tutto il peggio possibile per alimentare il sospetto di un complotto: gravi mancanze nella custodia dei campioni, violazione dell’anonimato sul controllo, l’incredibile rifiuto di consegnare la provetta B delle controanalisi alle autorità italiane (il laboratorio di Colonia ha provato a rifilare un altro campione, non sigillato, prima dell’intervento del giudice). Come se non bastasse, è saltata fuori una mail riservata in cui il capo dell’antidoping mondiale, Thomas Capdevielle, utilizza la parola plot (“complotto”, appunto) associata alle iniziali “A.S.”. Lui, per conto suo, si è sempre proclamato innocente. La difesa, inizialmente ondivaga, è diventata forte quando si è scoperto il valore di Dna nella provetta incriminata: circa 1.200 picogrammi per litro, che considerando il decadimento nel corso del tempo nel 2016, al momento del prelievo, avrebbero dovuto essere addirittura 11mila. Cifra sbalorditiva, ai limiti della realtà. Secondo i legali, la prova che qualcuno avrebbe aggiunto Dna per coprire la manipolazione. Ed è a questo punto che il giudice Pelino affida al Ris di Parma una perizia su cui ormai verte l’intero processo: comparare Schwazer a altri soggetti, per capire se quel valore è o non è scientificamente possibile. Se lo è, non c’è motivo di non credere che l’atleta fosse dopato; altrimenti qualcuno ha alterato l’urina per farlo risultare tale. (continua a leggere sul giornale di domani)
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