Sul Fatto di domani in primo piano i numeri del Covid: il viceministro della salute Pierpaolo Sileri spiega che è centrale essere “spregiudicati con i tamponi” e individuare il maggior numero di positivi. Vi daremo poi conto degli sviluppi sulle regole per i trasporti e per le scuole, dove si apre anche un problema di organico. A seguire torniamo al Billionaire per capire cosa ne sarà del dossier dei clienti che il locale ha promesso di fornire alla Asl, mentre Pino Corrias tratteggerà un profilo “smerigliato” di Flavio Briatore. Passando alla politica, ci occuperemo dei voltagabbana del referendum: quei parlamentari che hanno votato a favore del taglio, ma ora sono per il “no”. Il professor Andrea Morrone esporrà le sue ragioni per il sì alla riforma, e daremo conto anche della posizione di Pierluigi Bersani. Vedremo che nel M5s si avvicina il redde rationem sulle restituzioni degli stipendi: potrebbe risentirne la maggioranza in Senato. Sul fronte economico daremo spazio a un dossier sulla rete unica, alla luce dell’accordo di governo per la fusione tra Tim e Open Fiber. Negli esteri grande spazio alla protesta senza precedenti dell’NBA americana contro il razzismo, di cui misureremo la portata con Flavio Tranquillo. Gad Lerner si occuperà del tema del “nuovo schiavismo” che fa dibattere gli USA. Infine, una guida al primo Festival di Venezia in mascherina, e il gli scatti di Umberto Pizzi ad Aristotele e Jacqueline Onassis .
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Oltre l’edicola, gli articoli di Un Fatto in più. E se ve le siete perse, ecco le notizie della giornata.
Cinque i decessi odierni, mentre i tamponi crescono di poco arrivando a 94 mila unità. La fondazione Gimbe segnala contagi raddoppiati in una settimana e un trend di ricoveri in salita, ma sottolinea che la situazione non è paragonabile ai mesi del lockdown:“le dinamiche epidemiologiche sono diverse”. Intanto, il presidente del Comitato tecnico scientifico ribadisce che riaprire le scuole è prioritario.
Un vertice di maggioranza ha approvato il progetto di fusione delle due società della fibra ottica. Tim potrà mantenere la maggioranza nel capitale della nuova società, ma non nel cda. In questo modo, Cassa depositi prestiti, che è di proprietà del ministero dell’Economia e azionista al 50% in Open Fiber, avrà potere di veto sulle decisioni. I sindacati chiedono rassicurazioni sui posti di lavoro. Le azioni di Tim sono salite in borsa per il secondo giorno.
Dati alla mano, se dovesse vincere il “sì” al referendum l’Italia avrebbe ancora un numero di parlamentari più alto di altri paesi europei e un tasso di rappresentanza analogo o superiore a quello delle altre democrazie del continente. Ecco tutte le balle dette finora dai partigiani del “no”.
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