Sul Fatto di domani capiremo se esiste davvero il rischio di un nuovo lockdown, anche considerando i dati di oggi (i contagi in Lombardia sono cresciuti del 30% rispetto a ieri, numeri pericolosissimi anche in Piemonte e in Liguria): il premier Giuseppe Conte in Aula ha ribadito che non si procederà in questa direzione, ma nel governo la parola lockdown è tornata a circolare con insistenza.
In molti guardano all’estero. Nel nostro Focus, quindi, analizzeremo la situazione dei vicini europei, in particolare Germania e Francia (stasera è previsto un discorso di Macron alla nazione). Ma faremo anche una panoramica sui contagi nel mondo. Vi spiegheremo dove le misure restrittive hanno funzionato davvero (e perché).
In Italia, le destre provano a cavalcare la paura del virus con la propaganda social: racconteremo come la “marea nera” stia avanzando su Facebook e nelle chat di Telegram. In Parlamento, invece, Salvini emula Trump e si toglie la mascherina, ma Calderoli (vice presidente del Senato e collega di partito) lo fulmina obbligandolo a rimetterla. Faremo il ritratto di un Capitano smarrito, non voluto neanche dalla piazza dei commercianti. E intanto i giovani leghisti manifestano al fianco di Forza nuova.
L’Economia ci racconterà il piano europeo per il salario minimo, che riguarderebbe 7 lavoratori su 10, ma i singoli Paesi non sono obbligati ad adottarlo. E troverete anche il punto sui ristori previsti dal decreto: vi diremo quali categorie lo incasseranno (e a quanto ammonterà il sussidio).
Gli Esteri andranno in Turchia, perché il presidente Erdogan porta in tribunale Charlie Hebdo, e negli Stati uniti, per fare i conti in tasca ai candidati alla Casa Bianca, impegnati in costose campagne elettorali.
Nel Secondo Tempo, infine, vi sveleremo i testi inediti, nascosti in una valigia, di uno dei più discussi scrittori del ‘900: il francese Jean Genet.
Sono 24.991 i nuovi contagi da Covid-19 registrati nel nostro Paese nelle ultime 24 ore, a fronte di quasi 200mila tamponi. Un dato in aumento rispetto ai 21.994 di ieri, mentre sono in leggere calo i morti, passati da 221 a 205. Boom di casi in Lombardia, dove è stata superata per la prima volta quota 7mila (+7.558), seguita da Piemonte (+2.827 casi), Campania (+2.427), Veneto (+2.143), Lazio (+1.963) e Toscana (+1.708). L’intervento della von der Leyen: “In Europa restrizioni allentate troppo presto”. Nel piano anti-covid di 20 giorni fa l’ipotesi chiusure di ristoranti, palestre ecc. E le Regioni sapevano.
Rivolte nelle città: chi protesta è dentro una melassa confusa
di Gianni Barbacetto
Capire ogni rivolta: è l’impegno scritto nel Dna della cultura di sinistra, che guarda con interesse a ogni ribellione, anche la più anomala, e che istintivamente simpatizza e parteggia per ogni moto che contesti il potere. Magari dandosi poi il compito di “raddrizzarlo”, di correggerne gli errori, ridurne gli estremismi, esercitare la propria “egemonia”, assumerne la guida. È la dialettica movimenti/potere che fa parte della grande storia del Novecento. Ebbene: le rivolte di questi giorni per protestare contro le chiusure anti-pandemia ci segnalano, se ce ne fosse ancora bisogno, che il Novecento è proprio finito. A Milano, Torino, Roma, Napoli sono andate in scena rivolte innescate da movimenti compositi e contraddittori, che naturalmente sarà bene analizzare, studiare, conoscere. Ma quello che già siamo riusciti a capire – sempre pronti a correggerci se i fatti ci smentiranno – è che quei riots metropolitani non sono la spontanea discesa in piazza di una comprensibile e giusta ribellione contro il potere da parte dei senza-potere, dei fuori-dalla-storia che confusamente ma legittimamente cercano per una sera d’imporsi come protagonisti, se non della storia, almeno della cronaca e dello spettacolo d’arte varia dell’informazione italiana. No. Ci sarebbero buoni motivi di rivolta. Soprattutto al Nord, dove amministrazioni regionali incapaci e criminogene hanno oggettivamente aiutato la pandemia con un lungo elenco di errori. Hanno per anni indebolito la sanità pubblica e abbandonato i medici di base e i presidi territoriali; hanno lasciato aperto a febbraio il focolaio di Alzano e Nembro, hanno mandato a marzo gli infetti a contagiare gli ospiti delle residenze per anziani, hanno buttato soldi in un inutile ospedale in Fiera in cui ora spostano medici e infermieri sguarnendo ospedali più preparati; negli ultimi mesi non hanno fatto nulla per prepararsi alla prevedibilissima seconda ondata, non potenziando le Usca (i medici che curano a casa), lasciando allo sbando il sistema di tracciamento dei contagi, non rafforzando i trasporti pubblici in vista della riapertura delle scuole. (continua a leggere sul giornale di domani)
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