Guardo Diego Bianchi, in arte Zoro, e intanto mi interrogo. Può esistere una satira propositiva, “responsabile”, dài, diciamo pure “organica”? Una satira che, nonostante la presa per il culo, lasci immutato il legame filiale fra il suo autore e l’oggetto comunque avvisato, sputtanato. Sì, nelle terre dei miracoli catto-comunisti questo prodigio può anche avvenire. Una […]