Un bar, i passanti distratti all’inseguimento di qualche ora di illusoria requie dal lavoro, gli occhi liquidi di Iaia Forte alle prese con un telefono che squilla e che lei, a stretto digiuno tecnologico, maneggia con timorata, inconsapevole circospezione. Il violino dell’adolescenza e delle partiture incompiute al Conservatorio è un tassello di memoria sgranata. La […]