IL FATTO

15 Dicembre 2011

Per quindici volte, tante quanti i capi d’accusa elencati dal giudice della Corte Suprema Moshe Landau, Adolf Eichmann, il crudele contabile dell’Olocausto, aveva ripetuto ossessivamente “Im sinne der anklage nicht schuldig”, “nel senso dell’accusa non sono colpevole”. Sfuggito a Norimberga, rifugiatosi per anni nell’ospitale Argentina e condotto in Israele dopo un clamoroso blitz del Mossad […]

Per continuare a leggere questo articolo
Abbonati a Il Fatto Quotidiano

Abbonati a 15,99€ / mese

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.