Il solito mèchato di Libero, reducedaunasfortunata esperienza televisiva, ha scritto un pezzo di cui si può dire, come scrisse Vittorio Feltri, che “non pubblicarlo non è censura, ma opera buona”. Lì, oltre alla consueta raffica di insulti, scrive in un italiano malfermo che io sono “unochericattaiconduttoriditalkshowdicendogli (sic, ndr) che, sec’èilsottoscritto, noncisaràlui”. Ineffetti, a giugno, ricevetti […]