Il telefono, finalmente. Niccolò Ghedini. Rispose. Attese. Poi disse: “Lo sapevo! Illiberali! Comunisti”. E poi disse: “All’aeroporto, presto!”. Chiamò perché il maggiordomo gli portasse i vestiti, quelli pronti da tempo. Nessuno. Suonò di nuovo. Niente. Freneticamente cominciò a rovistare nell’immenso guardaroba. Ecco. Jeans strappati, camicia a fiori, baffi finti, barba da frate. Perfetto. Irriconoscibile. E […]