Ho conosciuto Angelo Rizzoli al ginnasio liceo Berchet di Milano. Avevamo 14 anni. Era grasso, con gli occhiali, “un quattrocchi” come si diceva allora, decisamente brutto. I compagni di classe, con l’incoscente crudeltà che è dell’adolescenza, lo avevano soprannominato “coscia rovente” perchè camminando i pantaloni di vigogna, sfregandosi, sfrigolavano. A quell’epoca il padre, Andrea, figlio […]