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Un altro morto in discoteca. Ma l’ambulanza dov’era?

Lorenzo, 19 anni, si è accasciato al Guendalina (Lecce). I gestori: “40 minuti per i soccorsi”
Un altro morto in discoteca. Ma l’ambulanza dov’era?
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La consolle si erge solenne sulla pista, quella che gli affezionati del Guendalina, storica discoteca estiva del Salento, chiamano arena. Qui, da più di vent’anni migliaia di ragazzi ballano al ritmo dei dj più famosi nel mondo della techno. Sabato nell’arena c’era anche Lorenzo Toma, studente leccese che festeggiava le vacanze con tre amici. Lorenzo d’improvviso ha avvertito molto caldo. Nemmeno il tempo di dirlo all’amica e si è accasciato al suolo privo di sensi. Due addetti alla sicurezza lo hanno trasportato subito nel parcheggio esterno, dove uno di loro ha praticato oltre 30 lunghi minuti di rianimazione cardiaca e respirazione bocca a bocca. Ma Lorenzo non reagiva. Per alcuni testimoni, era già morto nel locale.

“La prima ambulanza è arrivata solo 40 minuti dopo”, riferisce Vincenzo De Rubertis, manager della discoteca di Santa Cesarea Terme. I soccorritori hanno impugnato il defibrillatore per quasi un’ora, senza risultato. Gli amici hanno subito riferito di una bevanda ingerita dal ragazzo poco prima del malore ai carabinieri del nucleo operativo di Maglie, che proprio nello stesso parcheggio, avevano appena arrestato due persone ceffettuato due arresti per deenzione di ecstasy, cocaina e marijuana. Ma per stabilire se Lorenzo sia stato ucciso da un mix di droga e alcol bisognerà attendere l’autopsia che sarà disposta oggi dal pm di Lecce Stefania Mininni.

Il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica di Lecce discuterà eventuali provvedimenti contro il diffuso spaccio di droga e l’abuso di alcol nell’estate salentina, in particolare sulla costa jonica e nelle discoteche di Gallipoli. Agli amici e ai familiari che ieri si sono riuniti nel dolore davanti alla camera mortuaria dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce non resta che aspettare. “Lorenzo non ha mai fatto uso di droghe, nemmeno una canna”, ha detto sicura tra le lacrime un’amica poco più giovane di lui.

Intanto, però, la storia ricorda quella di tre settimane fa, quando Lamberto Lucaccioni, sedicenne di Città di Castello, si è spento dopo aver ingerito ecstasy in un altro tempio italiano della musica elettronica, il Cocoricò di Riccione, ora chiuso dal questore per quattro mesi. Un provvedimento che doveva essere esemplare nelle parole del Ministro dell’Interno Alfano, che aveva annunciato la linea dura, fatta di controlli a tappeto e, se necessario, la chiusura di altre discoteche. “I nostri locali sono aziende, fatte di imprenditori e lavoratori”, ricorda Maurizio Pasca, presidente del Silb, l’Associazione Italiana Locali da Ballo.

“C’è il forte rischio di essere travolti dall’onda emotiva che fa dimenticare che su 2800 locali da ballo presenti in Italia solo una cinquantina sono della tipologia del Cocoricò e del Guendalina. Siamo stati ricevuti da Alfano la scorsa settimana – spiega Pasca – e abbiamo sottolineato che ghettizzare certi locali non farà la differenza. Quello di cui abbiamo bisogno, invece, è maggiore etica, agendo sulle fasce più deboli, quelle dei giovanissimi: eventi in orari pomeridiani più controllabili e cani antidroga agli ingressi”.

“Le unità cinofile, però, lavorano già da tempo con il Guendalina, effettuando controlli all’ingresso dei parcheggi” racconta uno dei gestori, Carlo Spagnolo. “Ormai da cinque anni siamo a loro completa disposizione, ogni sera abbiamo 30 carabinieri in divisa e in borghese, che hanno libero accesso al locale e anche ai nostri uffici privati”. Spagnolo era presente durante i tentativi di soccorso di Lorenzo: “Non era mai accaduto che un ragazzo perdesse la vita in questo modo al Guendalina, ero e sono tutt’ora sconvolto. Faremo qualsiasi cosa per agevolare il lavoro degli investigatori ed evitare soluzioni drastiche”. La discoteca salentina mercoledì prossimo ha una serata in solidarietà con il Cocoricò.

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